• Sassari, la torres, svegliarsi all’isola rossa, fare colazione al bar, il tramonto di marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, diego armando maradona, i led zeppelin, lo stomaco attorcigliato ed il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, george best, vivere una crisi, i cccp, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, dublino, il mare, le amiche del mare, la d***a, il calcio, le donne, fabrizio de andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i pink floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, janis joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella bastonata, gli spaghetti n°5 aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella di metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di renato, la sculacciata a pecorina, il poker in cantina di a******* con cassa di birra, la sigaretta cagando, festeggiare almeno un mondiale (io ne ho festeggiato 2), impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor g. mina, giocare a carte, andy capp, i calamari fritti del "cormorano", la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, il mio orto, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay ………. To be continued

martedì 9 aprile 2013

Yo soy el Diego

Avevo sei anni o poco più la prima volta che sentii parlare di Diego Armando Maradona. Ne avevo otto durante il mundial dell’82. Dieci esatti quando arrivò a napoli. Dopo i barrios argentini, le ramblas catalane, i quartieri spagnoli partenopei ora anche a montelepre riecheggiava il suo nome. Diego, Diego, Diego!!! Incuranti delle intemperie, dei campi da gioco improvvisati, della forme irregolari dei palloni i ragazzini di mezzo mondo rotolavano, sudavano, correvano tra scatti e scarti ispirandosi al Dio ribelle delle forme sferiche…. All’inizio la passione per Diego era prettamente calcistica, guardavo Maradona giocare e apprezzavo solo i suoi movimenti in campo, la sua classe cristallina, i tocchi magici, le finte, i dribbling e le punizioni mi lasciavano ogni volta estasiato. Solo in seguito iniziai a capire chi era veramente Maradona. Non solo magnifico giocatore, ma icona del suo tempo. Nessuno prima di lui era mai stato così idolatrato, nessuno mai riuscirà a toccare quei livelli di fama. Protagonista di innumerevoli canzoni, ballate, fumetti. Lo hanno dipinto sui muri di tutto il mondo, gli hanno dedicato film, monete, francobolli, hanno creato una chiesa in suo onore perché lui era il più forte del mondo e boh. Oggi probabilmente non avrebbe prezzo e quasi sicuramente neanche una squadra dove giocare. Troppo politico, troppo scomodo, troppo anarchico per questo calcio moderno condizionato solo dall’eccesso di soldi e dalle tv. Maradona era difficile da imbrigliare ai suoi tempi figuriamoci in questo calcio, non aveva padroni, per lui contava solo il pubblico che pagava il biglietto… Genio e sregolatezza, non solo paradisiaco giocatore ma anche diabolico uomo. Tutti ricordano le sue cadute, il Maradona tossico, quello amico del clan giuliano, le fucilate ai giornalisti, l’arresto e i ricoveri. Capace però ancora una volta di rinascere e ripartire dal fondo, come fece agli inizi, quando spiccò il volo partendo dal problematico quartiere della Boca. Amico fraterno di Fidel Castro e Hugo Chàvez, col tatuaggio del Che, con le sue esternazioni contro i generali della dittatura e i padroni del mondo, Diego è diventato il paladino dei campesinos, il portavoce delle minoranze e degli abitanti dei quartieri popolari, disseminati ovunque. Essere contro i potenti, i soprusi e le ingiustizie sociali significa essere Maradona.

 

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