• Sassari, la torres, svegliarsi all’isola rossa, fare colazione al bar, il tramonto di marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, diego armando maradona, i led zeppelin, lo stomaco attorcigliato ed il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, george best, vivere una crisi, i cccp, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, dublino, il mare, le amiche del mare, la d***a, il calcio, le donne, fabrizio de andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i pink floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, janis joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella bastonata, gli spaghetti n°5 aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella di metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di renato, la sculacciata a pecorina, il poker in cantina di a******* con cassa di birra, la sigaretta cagando, festeggiare almeno un mondiale (io ne ho festeggiato 2), impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor g. mina, giocare a carte, andy capp, i calamari fritti del "cormorano", la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, il mio orto, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay ………. To be continued

venerdì 16 giugno 2017

The "Sixth Floor Farm" was born

 
Sono molte le ragioni che nel 2015 mi spinsero per la prima volta nel cercare di creare un piccolo orto su mio terrazzo. Non pensavo proprio di arrivare alla terza stagione. E invece eccoci qua nel 2017 ad affrontare un altro raccolto fruttuoso e soddisfacente. Dopo aver affrontato le insidiose vie degli accoppiamenti delle zucchine e dopo essermi strafatto di capsiceina; quest’anno la maggior parte della produzione è stata dedicata ai pomodorini ciliegina. Piantati a marzo, e grazie al sole dell’isola ormai in piena produzione. Raccolti abbondantissimi (circa un kg a settimana), naturali (solo acqua e sole) e a cm 0!!! Fantastico!!! Ma che fare di tutti questi pomodorini? Beh la solita rivista di cucina letta al cesso, ahahahahahahah!!! come sempre ha dato la soluzione. Chutney!!! Su dai non storcete il naso. Lo so che non rientra proprio in quelle che sono le nostre tradizioni alimentari: mi è sembrata una bella idea, originale e divertente da creare. Il chutney di pomodorini è una deliziosa variante della tipica salsa di origine indiana. Ideala per ravvivare pietanze dal gusto neutro. In India è uno dei componenti fondamentali del pasto. La sua preparazione è semplicissima: basta scegliere un frutto, una spezia o un ortaggio, in questo caso i pomodorini del mio terrazzo, aggiungere zucchero e aceto e lasciar cuocere a lungo fino a che il composto non si addenserà. Un tocco di esotico con sapore mediterraneo per insaporire carne, riso e verdure. In tutto ciò, non lo nego, mi sono tutto esaltato (testa smettila di pensare alle cazzate!!!). Ho dato un nome al mio orto, ho creato un logo ed è nato così il primo prodotto ufficiale della “Six th Floor Farm”. Ahahahahahah!!! Fermatemi!!! Potrei diventare un mostro!!!
 
Chutney di pomodorini
Ingredienti:
·       1 kg. di pomodorini ciliegina
·       100 gr. di zucchero di canna
·       200 ml. Di aceto di mele
·       1  cipolla bianca
·       10 gr. di sale fino
·       Peperoncino piccante a vostro piacimento
Preparazione:
·       Iniziate lavando e asciugando bene i pomodorini. Metteteli su un tagliere e divideteli a metà. Pelate la cipolla bianca, dividetela a metà e tagliatela a fette sottili. Prendete una pentola capiente, versateci dentro i pomodorini e la cipolla. Aggiungete lo zucchero di canna, l’aceto di mele e il sale. Infine anche il peperoncino tritato (la ricetta originale parlava di chiodi di garofano). Fate cuocere tutto a fuoco basso per un ora dal primo bollore. Questo è a vostra discrezione, c’è chi lo preferisce più liquido, chi preferisce che la polpa non sia troppo sfatta, ecc… ecc… Io l’ho tenuto sul fuoco circa un ora e un quarto. Quando la consistenza gelatinosa è stata di mio grado ho spento il fuoco e ho versato il composto nei vasetti. Occhioooo!!! Essendo una conserva, bisogna rispettare molte regole riguardo la sanificazione. Se non volete morire avvelenati cercate le linee guida del ministero della salute, sono lunghe e pallose ma bisogna farlo. Fatto questo, il chutney si conserva per tre mesi in un luogo buio, fresco e asciutto. Si potrà mangiare solo dopo un mese (in modo tale da poter vedere la nascita di eventuali muffe) e una volta aperto va messo in frigo e mangiato nel giro di una settimana. Piccole rotture di balle, ma essendo un prodotto naturale, non industriale e senza conservanti va fatto. Dopo questa vena moralizzatrice non mi resta altro che aspettare un mesetto per gustarlo. Vi dirò!!! Fine.
 

giovedì 15 giugno 2017

Non voglio ritrovare il tuo nome

Scava sotto i buoni c’è un cadavere, sotto ai cattivi un angelo ucciso da un idea. Dicevi che la gente ha ciò che merita e tu eri mia, e noi soli non saremo stati mai. L’ho nascosto dentro me, cosi bene in fondo a me, che la vedo la tua luce, sai. Ma non riesco a ritrovare il tuo nome. Occhi blu non respiri più con me, occhi blu io non ero come te. Ma non riesci ad esser mai, davvero quel che vuoi, la vedo la tua luce, sai? La vedo la tua luce, sai? Ma non voglio a ritrovare il tuo nome. Un uomo può distinguersi da un’ombra, se cerca di esser sempre causa di quel che gli accadrà. E per te volevo diventare un uomo, farti ridere, ma ti ho odiato quando sei andata via. Ti nascondo dentro me per non ritrovarti più, la vedo la tua luce, sai? Ma non voglio ricordare il tuo nome. Occhi blu tu non eri come me, non sei tu chi respira su di me. La tua intelligenza non ti lascia sola mai, dimentichi il sapore, sai, dimentichi la voce, ma lo sai che è stato meglio cosi. Occhi blu tu non eri come me, non sei tu chi respira su di me. Vedevo la tua luce, sai, come dentro un incantesimo vedevo la tua luce, sai, ma ho fatto un incantesimo e tutto a un tratto non ci sei più.
Afterhours - 2016

Tempera acrilica su tela 70x50 cm

lunedì 12 giugno 2017

The Pork is served!!!

Maiale [ma-ià-le] s. m.
·       Mammifero domestico dei Suidi (Sus scropha domesticus), di corporatura simile a quella del cinghiale da cui deriva: ha un corpo tozzo e setoloso, muso allungato terminante nel grugno, denti canini sporgenti, coda sottile attorcigliata.
·       Fig. Persona fisicamente o moralmente repellente o anche scandalosamente intemperante; se vuoi vivere alle spalle di quella ragazza sei un m. Chi vive nella spazzatura e non si cura affatto di comportarsi in maniera civile.

Porco [por-co] s.m.
·       Maiale, spec. Quello di allevamento; la carne della bestia macellata; insaccati di p. Spesso usato in similitudini; mangiare come un p. essere grasso come un p. sudicio come un p.
·       Fig. Persona ingorda o sudicia, oppure sleale o disonesta, o che dice o fa cose oscene; un vecchio p. Quel p. me la pagherà.
·       In esclamazioni o imprecazioni popolari: porco D..!!!
 

Filetto di maiale con ciliegie e aceto balsamico
Ingredienti:
·       Un filetto di maiale circa 600 gr.
·       250 gr. di ciliege
·       4 cucchiai di aceto balsamico
·       bacche di pepe
·       farina
·       olio e sale q.b.
Preparazione:
·       Per prima cosa snocciolate le ciliegie e tagliatele in 4, o in 2, o lasciatele intere (fate un po’ come volete). Mettetele da parte. Tagliate il filetto in medaglioni; la ricetta originale, letta su una rivista al cesso, diceva di circa 2 cm, io li ho fatti più sottili. Infarinateli per bene. In una larga padella, mettete l’olio (la ricetta originale parlava di burro e olio; ma il burro con la carne a me fa cagare), quando sarà ben caldo mettete i medaglioni di filetto e rosolateli a fuoco vivace da tutte le parti. Regolate di sale e aggiungete il pepe. Io ho frantumato un bel po’ di bacche in maniera grossolana. Non appena i filetti sono ben rosolati versate l’aceto balsamico e fate sfumare. Rigirate la carne per farla ben insaporire e aggiungete le ciliegie. Abbassate la fiamma al minimo e completate la cottura dei medaglioni. Se la cottura della carne dovesse essere un po’ indietro e notate che la salsa di balsamico si sta addensando troppo aggiungete un altro cucchiaio con giusto un dito d’acqua. Servite il filetto di maiale caldissimo; io lo accompagnerei con patate lesse da condire con la stessa salsina, ma non ne avevo proprio voglia, quindi me lo sono mangiato cosi e boh!!! Speciale e buonissimo!!! Fine.

giovedì 8 giugno 2017

It's never too early for Gin & Tonic o'clock!!!

Ahhhh!!! Ciao a tutti!!! Finalmente trovo tempo e ispirazione per mettermi davanti alla tastiera e scrivere. Terapauticamente, con un po’ di musica in sottofondo, libererò la mente raccontandovi qualcosa di diverso dalle solite, ultime, cronache delle partite Impiccababbu. Un aneddoto da bar, una storiella da tirar fuori all’occasione per far bella figura. Alla mia maniera e giusto per riprendere confidenza con la scrittura, vi parlerò del mio drink preferito. Compagno fedele di tante serate. Usato e abustato. Rifugio sicuro dai cattivi pensieri ed estremo protettore delle gole arse. Unico e solo “Gin Tonic”. Ahahahahahah!!! Nonostante questa bevanda sia uno dei cocktails più conosciuti al mondo, nessuno o quasi conosce la sua incredibile e pazzesca storia. La nascita del Gin Tonic ci porta indietro nel tempo, ma state tranquilli, niente è frutto di leggende e niente si perde nella notte dei tempi; infatti sia il Gin che la Tonica sono stati inventati da medici, quindi il tutto è ben documentato. Partiamo dalla nascita del Gin o più precisamente “Jenever” (ginepro in olandese). Questo distillato si sviluppò nel 1650 presso l’università di Leiden in Olanda. Il creatore fu il medico Franciscus de la Boe (Dr. Silvius) che cercava un metodo per far assimilare ai suoi pazienti i presunti effetti benefici delle bacche di ginepro per la circolazione sanguigna. Dopo aver provato varie alchimie, intrugli e sbobbe, uni il ginepro a diverse erbe aromatiche, presentando cosi questo distillato chiaro. I suoi effetti medicinali furono quasi immediatamente tralasciati per un uso più torbido e divertente. Più o meno nello stesso periodo (17° secolo) i protestanti olandesi si allearono con quelli inglesi per combattere i cattolici. Da buoni alleati condivisero i loro viveri tra cui il Jenever. Gli inglesi rimasero affascinati da quel distillato, sopranominato “coraggio olandese”, e iniziarono a produrne una loro versione: chiamata prima Genever, poi accorciata a Gen ed infine Gin. Crearono tre stili diversi; una edulcorata chiamata Old Tom e due “dry”, (secco) il London Dry e il Plymouth. Il Tonic nacque invece nel 1736, quando il Dr. George Cleghorn scopri che le proprietà della corteccia di chinchona erano molto efficaci contro il trattamento della malaria. Questo tonico al chinino veniva dato a ogni soldato dell’esercito coloniale inglese, diffondendosi così in tutto il mondo. Aspettate non ho ancora finito. Nel 1794 salta fuori un terzo personaggio, il chimico tedesco Johann Jacob Schweppe (il nome vi dice qualcosa? No?) aveva cominciato a produrre soda per scopi medicinali nel suo negozio di Bristol, in Inghilterra. Decise di unire l’anti-malarico a dolcificante e anidride carbonica, creando così la prima acqua tonica della storia. Bravooo!!! Clap clap clap!!! A questo punto abbiamo tutti gli ingredienti (o quasi). Manca solo l’ultimo tassello del puzzle!!! 18° secolo. Esercito Reale Inglese, Gin e Tonica, partono alla conquista dell’India. Nel 1747 il chirurgo dell’esercito Reale James Lind scopri che la mancanza di vitamina C era la responsabile causa di una terribile malattia che colpiva i marinai inglesi, lo scorbuto. Da quel momento in poi, i lime, ricchi di vitamina C, divennero obbligatori su ogni nave da guerra britannica. Fu così che anche il lime entrò nell’equazione!!! Al largo del subcontinente indiano, l’unione di tre medicine: il Gin per la circolazione sanguigna, la Tonica per la malaria e il lime per lo scorbuto, diedero vita al “Gin & Tonic”. Che storia assurda!!! Sapete che vi dico? Credo proprio che, dentro un bicchiere highball, mischierò; 4 cl. di Gin, 10 cl. di acqua tonica, una fetta di lime e dei bei cubetti di ghiaccio. Non fraintendetemi però. Solo a scopo medicinale!!!