• Sassari, la torres, svegliarsi all’isola rossa, fare colazione al bar, il tramonto di marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, diego armando maradona, i led zeppelin, lo stomaco attorcigliato ed il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, george best, vivere una crisi, i cccp, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, dublino, il mare, le amiche del mare, la d***a, il calcio, le donne, fabrizio de andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i pink floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, janis joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella bastonata, gli spaghetti n°5 aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella di metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di renato, la sculacciata a pecorina, il poker in cantina di a******* con cassa di birra, la sigaretta cagando, festeggiare almeno un mondiale (io ne ho festeggiato 2), impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor g. mina, giocare a carte, andy capp, i calamari fritti del "cormorano", la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, il mio orto, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay ………. To be continued

domenica 30 novembre 2014

One man show

La posizione è quella classica, da combattimento. Sdraiato sul divano e col telecomando in mano. Scarrello il menù. Questo no, questo no, questo no, no, no, no, no, un attimo torna indietro. “Mike Tyson, tutta la verità” perché no? Sorpresa delle sorprese. Che Iron Mike fosse capace di qualsiasi cosa già lo sospettavo, ma che addirittura fosse un “One man show” non c’ero ancora arrivato. Spike Lee, regista del film (e chi se non lui) è riuscito a tirar fuori un Tyson inedito. Questo docufilm (del 2013) mi ha veramente stupito. Mike Tyson che racconta Mike Tyson Da solo sul palco di un teatro di Broadway tiene banco per 90 minuti come il più navigato degli attori teatrali. Ripercorre la storia della sua vita, dalla gioventù travagliata sino ai successi e alle controversie durante una carriera già al culmine a soli 20 anni. La sua vita, tra talento e sregolatezza. Dopo di lui il pugilato non è stato più lo stesso, anzi per molti la parabola di questo sport si è chiusa proprio con lui. Sfido chiunque tra voi lettori a dirmi (senza consultare il web ovviamente) chi è in questo momento il campione del mondo dei pesi massimi. A parte questa piccola, personale digressione sportiva, questo è un show che ha il sapore di una confessione. Vita complicata, infanzia difficile, guai giudiziari e carceri, grandi vittorie, cocenti e ripetute sconfitte (non solo sportive), l’amore per la terza moglie e i figli, e la rinascita. Una magnifica sorpresa, Mike Tyson commediante spietato, al vetriolo verso se stesso e gli altri. Un racconto pulp e crudo di situazioni e vicende a cui avrei voluto assistere personalmente (soprattutto quelli con Brad Pitt e Mitch Green. Tranquilli non vi svelo niente). Insospettabile, inatteso, imprevedibile e ancora pauroso. Mike Tyson è ancora una volta campione del mondo!!!

venerdì 28 novembre 2014

In vetta

Era il 4 giugno 2014, ed era un mercoledì. Eravamo in pochi, stanchi e affaticati. Era l’ultima partita ufficiale dello scorso campionato. Era stata una partita dura, persa solo negli ultimissimi minuti. L’avversario era il CMB Porto Torres …….. Dopo più di cinque mesi il campionato riprende e ironia della sorte o scherzo del calendario gli avversari per questo esordio stagionale sono ancora i ragazzi di Porto Torres. Finalmente si scende in campo per una partita vera, una partita dove contano i due punti, una partita da conquistare col sudore e con i denti. Entrambe le squadre sono cambiate, noi non particolarmente, solo qualche innesto, loro sicuramente si sono indeboliti. La palla a due è fissata, al palazzetto di Porto Torres, per le 21 e 30 ma viene alzata con qualche minuto di ritardo. Partiamo col quintetto pesante, schierando fin dal primo minuto l’artiglieria pesante. Il primo canestro, cosi come il secondo sono nostri. Andiamo avanti nel punteggio e lo resteremo per tutta la partita. Il ritmo non è altissimo, entrambe le squadre corricchiano, in fin dei conti è la prima, bisogna togliere un po’ di ruggine. Dopo i primi dieci minuti siamo avanti di 7. 15 a 8. Nel secondo quarto iniziano le rotazioni in campo, presentiamo qualche quintetto un po’ squilibrato e nonostante la situazione sia sempre sotto controllo, i giovani avversari si fanno sotto. All’intervallo siamo sempre avanti ma soltanto di 3 punti. 25 a 22. Nella ripresa le cose vanno decisamente meglio. IL terzo periodo si apre all’attacco, segnamo con continuità e la difesa garantisce un buon break. Prima dell’ultimo periodo siamo avanti 44 a 29. +15. L’ultimo quarto viene gestito senza infamia e senza lode. Alla sirena il tabellone dice CMB Poto Torres 44 Impiccababbu 56. Ok abbiamo vinto, ma quello che ho sentito è un piccolo campanello di allarme. Le sensazioni sono altalenanti. Ci sono delle cose da registrare al più presto. La difesa quando decide di chiudersi è quasi impenetrabile (dobbiamo migliorare ancora sui movimenti e sui tagliafuori). Quello che mi preoccupa di più è l’attacco, statico e prevedibile. Bisogna muoversi meglio e tutti insieme. Abbiamo ancora ruggine in alcuni momenti ci complichiamo la vita da soli. Ci vediamo agli allenamenti!!! Non fasciamoci la testa prima di rompercela. GODIAMOCI la vittoria all’esordio e il primato in classifica. E’ un segnale? Chi ben comincia è un IMPICCABABBU!!!

lunedì 17 novembre 2014

L'ultimo viaggio

Un dialogo musicale con l’aldilà. Una camminata sonora piena di un suono senza tempo. Un omaggio a Richard Wrigth. Questo è “The Endless River” l’ultimo sorprendente album dei Pink Floyd, uscito a vent’anni da “The Division Bell”. Nonostante siano passati così tanti anni, l’ultima creazione di casa Gilmour, si potrebbe definire un’appendice dell’album che lo ha preceduto. Per chi non lo sapesse, durante le sessioni dell’album del 1994, ai Pink Floyd accarezzò l’idea di pubblicare un doppio album, da una parte le canzoni e dall’altra lo strumentale. Il progetto fu abbandonato e per vent’anni quelle registrazioni sono state custodite gelosamente nella cameretta di Gilmour. Più di venti ore di registrazioni che le sapienti mani dei Pink & Co. hanno sistemato, riarrangiandole, risuonandole e unendole a nuove performance, fino ad arrivare a cinquanta minuti di assoluta sperimentazione furibonda. L’album comprende diciotto canzoni divise in quattro sezioni. Una vera e propria “suite” musicale, dove dominano le pionieristiche tastiere di Rick Wright alternate alle prepotenti intromissioni della chitarra di Gilmour. Una conversazione straordinaria con l’indimenticato tastierista morto nel 2008. Il clima di fondo è una grande malinconia e rappresenta senza dubbio la vera essenza dei Pink Floyd. Nonostante sia un album strumentale (c’è solo una canzone cantata) non è un album ambient, non è un disco di sottofondo, non è un quadro o una tappezzeria, “The Endless River” non funziona così. Ogni nota dei Pink Floyd sembra scolpita e pensata, è li perché è necessaria. Ho ascoltato l’album voracemente, col fiato sospeso, aspettando dove sarebbero andati a finire. Sogno e incubo, come sempre si uniscono e si dissolvono insieme. Un uomo rema in un fiume di nuvole. Un altro psichedelico straordinario viaggio. L’ultimo per Richard e le sue tastiere.

sabato 8 novembre 2014

Bluebird

di Charles Bukowsky, tratto da “The last night of the earth poems” 1992

nel mio cuore c’è un uccello azzurro
che vuole uscire
ma con lui sono inflessibile,
gli dico: rimani dentro, non voglio che
nessuno ti
veda.

nel mio cuore c’è un uccello azzurro
che vuole uscire
ma gli verso addosso whisky e aspiro
il fumo delle sigarette
e le puttane e i baristi
e i commessi del droghiere
non sanno che
li dentro
c’è lui.

nel mio cuore c’è un uccello azzurro
che vuole uscire
ma con lui sono inflessibile,
gli dico:
rimani giù, mi vuoi fare andar fuori
di testa?
Vuoi mandare all’aria tutto il mio
lavoro?
Vuoi far saltare le vendite dei miei libri in
Europa?

nel mio cuore c’è un uccello azzurro
che vuole uscire
ma io son troppo furbo, lo lascio uscire
solo di notte qualche volta
quando dormono tutti.
gli dico: lo so che ci sei,
non essere
triste.

poi lo rimetto a posto.
ma lui li dentro un pochino
canta, mica l’ho fatto davvero
morire,
dormiamo insieme
così col nostro
patto segreto
ed è così grazioso da
far piangere
un uomo, ma io
non piango,
e voi?

lunedì 3 novembre 2014

P3 Brewing Company "Riff" Session White IPA

Riff: E’ una frase musicale (ossia una successione di note con una propria identità espressiva, come lo è in linguistica una frase di un discorso) che si ripete frequentemente all’interno di una composizione e che viene utilizzato di solito come accompagnamento. Il termine è probabilmente un’abbreviazione e alterazione del refrain.

La voce girava per Sassari già da un po’ di tempo. Gli ambienti alcoolici e no, fornivano informazioni circondate da aloni di mistero. Ognuno faceva le sue supposizioni. Ma fino al giorno del lancio nel mercato brassaiolo italiano, nessuno, tranne i diretti interessati, aveva una chiara idea del tipo di birra che avrebbe varcato i cancelli della strada 32 di Predda Niedda. Mercoledì 24 settembre 2014. Finalmente i “P3” hanno donato la luce alla loro ultima maltata creazione. Il poker è servito, come recitava l’annuncio aziendale. E sono quattro, dico io!!! Il nome della nuova nata è “Riff”, lo stile che i ragazzi hanno scelto è “session white IPA”.  Uno stile in rapida ascesa, che unisce il white, l’uso del frumento, a quello classico delle IPA. Un’idea stuzzicante. Le caratteristiche di questa birra sono il colore giallo paglierino, le inconfondibili note agrumate (scorza d’arancia), le ottime spezie usate e una energetica “schitarrata” di malti e luppoli (non chiedetemi quali, io bevo, non produco). Servita alla giusta temperatura 6-8°C e grazie alla non elevata gradazione (4,5%) permette a noi consumatori abituali un massiccio e piacevole ingurgitamento. Beverina e gradevolissima. Nelle giornate sassaresi, ancora abbastanza calde, scende, scende, scende e scende che è un piacere!!! L’etichetta è figa, segue l’inconfondibile stile e grafica delle sue sorelle maggiori. Insomma un esecuzione perfetta!!! Clap clap clapi!!!

P.S. quando mi date la maglietta?