• Sassari, la torres, svegliarsi all’isola rossa, fare colazione al bar, il tramonto di marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, diego armando maradona, i led zeppelin, lo stomaco attorcigliato ed il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, george best, vivere una crisi, i cccp, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, dublino, il mare, le amiche del mare, la d***a, il calcio, le donne, fabrizio de andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i pink floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, janis joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella bastonata, gli spaghetti n°5 aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella di metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di renato, la sculacciata a pecorina, il poker in cantina di a******* con cassa di birra, la sigaretta cagando, festeggiare almeno un mondiale (io ne ho festeggiato 2), impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor g. mina, giocare a carte, andy capp, i calamari fritti del "cormorano", la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, il mio orto, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay ………. To be continued

domenica 31 maggio 2015

Esperimento riuscito

Da quando ho preso la decisione di creare un piccolo orto bio, nel terrazzo di casa, ogni mattina arriva qualche soddisfazione. Nell’attesa dei primi pomodori, la pianta che per il momento non ha rivali e quella delle zucchine. Sapevo fosse una pianta generosa, ma non fino a questo punto. Ogni giorno, infatti, raccolgo decine di fiori di zucca. I primi periodi da vero egoista li tenevo tutti per me. Finivano inesorabilmente in pastella e fritti. mmmhhh, che buoni!!! Poi ho iniziato a farne omaggio a parenti e amici, ma la produzione continua giornalmente. Che farne? Lasciarli morire nella pianta? Assolutamente no. Per cui ho deciso di provare a usarli in cucina in maniera differente dal solito. Fritti con la pastella me ne stavano uscendo dagli occhi!!! Li ho provati con un risotto e insieme a dei pomodorini per una pasta. Poi un’illuminazione …. Pesto!!!

Ricetta
Dati tecnici:
·       grado di difficoltà: facilissimo
·       tempo di preparazione: 5 minuti
Ingredienti:
·       15 fiori di zucca
·       5/6 pomodori confit
·       pinoli, parmigiano, olio, sale q.b.
Preparazione:
·       Prendete tutti gli ingredienti e metteteli in un mixer, oppure usate un frullatore a immersione, oppure fate col pestello. Insomma mischiate tutto. Le quantità e la consistenza, cosi come la sapidità sono tutte a vostro piacimento. A chi piace setoso, a chi più grossolano ecc.. ecc.. Fate come cazzo volete. Quando avete finito non resta altro che mettere su l’acqua e cuocere la pasta. Beh, visto che si trattava di un esperimento io ho osato ancora un po’ e ho aggiunto della ricotta fresca e mischiato tutto. Il risultato è stato sorprendente. Provare per credere!!!

martedì 26 maggio 2015

Dalle nove alle dieci

“La vita ha spesso una trama pessima. Preferisco di gran lunga i miei libri” Agatha Christie

King’s Abbot è un tipico paesino della campagna inglese dove non succede mai nulla di speciale. Un giorno però qualcosa accade. L’uomo più ricco del paese, Roger Ackroyd, viene inspiegabilmente assassinato, proprio mentre stava per far luce su un misterioso suicidio. Non tutti hanno da dolersi della morte dell’uomo. Sarà un buffo straniero, trasferitosi da poco nel villaggio per coltivare zucche a far luce su un omicidio in cui tutti hanno qualcosa da nascondere ….. Non leggevo un libro di Agatha Christie da parecchio tempo. Mi ero addirittura scordato del suo inconfondibile stile e della sua potenza narrativa. Ho ritrovato tutto questo in “L’assassinio di Roger Ackroyd”, da sempre considerato uno dei suoi romanzi migliori, arrivandoci grazie a una serie di circostanze (che non sto a spiegarvi), dopo che in passato l’avevo snobbato, preferendo titoli più altisonanti come “Assassinio sull’Orient Express” e “Dieci piccoli indiani. Questo libro, scritto nel 1926, è il classico giallo che riesce nell’impresa di attrarre, coinvolgere, depistare, sorprendere il lettore che ingenuamente crede di essere il protagonista insieme a Hercules Poirot. Gli elementi ci sono tutti, assassinio, ricatti, eredità, invidia, gelosia, moventi e il classico maggiordomo. C’è poco da dire è un vero capolavoro di ingegneria letteraria, dove una molteplicità di indizi, personaggi e avvenimenti si incastrano perfettamente al venticinquesimo capitolo. Momento in cui tutto è messo in chiaro da una semplice rivelazione del piccolo belga. In quel preciso momento il lettore capisce di “non aver capito un cazzo”. Eppure era li, evidente e facile da intuire, semplice e chiaro. L’autrice perfidamente ci sfida sbattendoci in faccia la verità per tutto il libro, tra le righe e nei dialoghi. Cazzo è ovvio L’assassino è …………….!!! Si lo sapevo!!! E pogghu!!! Questo “Assassinio di Roger Ackroyd” è ben congeniato, scivola verso il finale lasciando sensazioni quasi nascoste, pronte a venir fuori nel finale veramente sconcertante. Il perché lo scoprirete solo leggendo.

giovedì 21 maggio 2015

Monster fish


Il suo vero nome è Lophius Piscatorius, ma è conosciuto principalmente col nome di Rana Pescatrice o Coda di Rospo. E’ un pesce mostruoso, dalla testa massiccia ricoperta di creste, piatto e largo. Ha una bocca enorme, con la mascella inferiore prominente, ricoperta di numerosi denti affilati e una escrescenza carnosa, che utilizza per cacciare. Abita nei fondali marini tra i 20 e i 1000 metri. Se dovessi vederlo in mare mi metterei qualche problema, ma quando lo trovo sul banco del pescivendolo i problemi sono solamente suoi. Contrariamente al suo aspetto, questo mostro marino, ha una carne prelibata e magra dal gusto delicatissimo, molto ricarcata dai buongustai. Ecco che fine gli ho fatto fare.

Ricetta del mostro di mare alla catalana
Dati tecnici:
·       grado di difficoltà: facilissimo
·       tempo di preparazione: un amen
·       tempo di cottura: 10/15 minuti
Ingredienti per 4 lupi di mare:
·       1 kg, di rana pescatrice
·       12/15 pomodorini ciliegino o datterini
·       1 cipolla rossa di tropea (io ho usato un cipollotto)
·       Il succo di un limone
·       Olio, sale, pepe nero q.b.
Preparazione:
·       Mettete a bollire dell’acqua in una pentola. Sciacquate la pescatrice e cuocete il pesce per 10/15minuti nell’acqua con un po’ di sale e un cucchiaio scarso di aceto. Controllate la cottura con l’aiuto di una forchetta. La rana pescatrice dovrà rimanere morbida. Scolate e fate raffreddare. Eliminate le pochissime lische e la parte centrale e tagliatela a pezzi. In una ciotola spremete il succo di limone, aggiungete l’olio, abbondante pepe e un altro tocco di sale. Lavate i pomodori e tagliateli in quattro. Sbucciate la cipolla e tagliatela finemente. Mescolate i tocchi di pesce, i pomodori, la cipolla e condite il tutto col composto fatto in precedenza. Se necessario aggiungete un filo d’olio e un pizzico di sale. Mescolate tutto e lasciate riposare un ora circa. A questo punto, abbiamo vinto noi, il mostro è servito!!!

giovedì 14 maggio 2015

Solite storie tra maschi e femmine

Ormai è diventato un vero e proprio rito. Sorseggiando il caffè del risveglio ogni mattina esco in terrazzo e controllo il mio orto. Ogni giorno appare un fiore nuovo. Tra quelli dei pomodori e del peperoncino la mia attenzione ricade sempre sulle fantastiche macchie gialle che si fanno largo tra le larghe foglie verdi. I fiori di zucca annunciano i primi raccolti estivi. Peccato che non tutti quei fiori daranno un frutto. Come? Direte voi. E quello che anche io, ignorantemente, ho sempre pensato. Da un fiore nasce un frutto e boh!!! Invece la pianta della zucchina mi ha aperto un mondo nuovo, alcuni fiori danno vita a una zucchina mentre altri no. Cazzo, come faccio a distinguerli? Quali devo tagliare? Quali no? Quali sono quelli che finiranno in pastella e quali no? Quindi, per necessità e curiosità, mi sono dovuto informare. Ora senza fare il saputello, vi spiegherò la differenza. Potreste dire la vostra a un bancone di un bar o nel caso vi voleste improvvisare agricoltori saprete già come affrontare la situazione. Praticamente è una questione, come sempre, tra maschi e femmine. I fiori che daranno il frutto sono quelli femmine, ma senza il fiore maschio che impollina, il fiore femmina è destinato ad appassire. Nella stessa pianta sono presenti entrambi. All’inizio i fiori maschi sono in maggior numero, stanno li tutti ingreffati a parlare di calcio e motorini truccati. Di aspetto sono un po’ succiaddi, hanno lo stelo snello e lo stame pieno di polline (la solita porra). All’improvviso spunta un fiore femmina, ha l’ovaia (cioè il frutto) attaccato alla base, il pistillo ingrossato e senza polline, potremo dire che ha un po’ di ciccia, ma nei punti giusti come piace a noi maschietti. Non c’è bisogno di presentazioni, sono un affinità elettiva e si riconoscono al volo. Altezzosa e distaccata, la femmina, mina la sicurezza del branco sicura e certa che qualcuno la corteggerà. Attende questo povero maschio, che trattato da “fiore oggetto” deve cercare di soddisfarla, mentre un altro maschio si tenta l’amica. Nel caso in cui dovessero soffrire di ansia da prestazione c’è l’aiuto del “viagra”, ossia gli insetti. Quando un fiore femmina sboccia, nelle vicinanze deve essere presente almeno un fiore maschio, a quel punto è fatta nascerà una zucchina. Potrebbe anche accadere che il maschio non abbia femmine intorno (perché se la tirano), nessun problema, anche se il poverino morirà vergine e solo, grazie alla fecondazione assistita del vento e dei soliti insetti, il fiore femmina rimarrà gravido ugualmente. Questa è la piccola, botanica storia d’amore tra fiori di zucca. Ogni volta si ripete nella stessa maniera. Verrebbe da dire: “e vissero per sempre felici e contenti” ….. peccato solo ci sia la mia padella di mezzo!!! 

femmine a sinistra - Maschi a destra

mercoledì 13 maggio 2015

Finale di stagione

GARA 1
Dopo l’esaltante vittoria contro la compagine ozierese, in cui tutto è andato bene, e il passaggio del turno, agli Impiccababbu si prospetta un quarto di finale veramente ostico. Avversari di turno gli odiati, tanto per cambiare, olblex. Squadra fisica, tecnica e allenata. Un’altra sfida difficile partendo come sempre da sfavoriti. Meglio così. Palla a due venerdì sera in via Monte Grappa, la vinciamo, e con un dai e vai fulmineo andiamo a canestro. Ottimo inizio. Nel primo quarto entrambe le squadre giocano a viso aperto, in campo si corre molto, si spinge e si lotta su ogni pallone. I loro pesi massimi fin da subito vogliono imporre il loro gioco, noi cerchiamo di aggirarli in velocità. Nella sfida tra Davide e Golia dopo dieci minuti ha la meglio Golia, ma non di molto. Siamo sotto di quattro e tutto sommato ci può stare. 22 a 18. Non ci perdiamo d’animo e anche nel secondo quarto entriamo in campo per dare tutto. Qualcosa si inceppa, le gambe non vanno come prima, siamo poco lucidi sia in attacco che in difesa. I nostri avversari cinicamente continuano a segnare con fastidiosa continuità. Ci trasciniamo zoppicando fino all’intervallo. In dieci minuti facciamo solo 8 punti, i nostri avversari il doppio. All’intervallo siamo 26 a 39. Cazzo si fa dura -12. Nella ripresa entriamo in campo sempre determinati e combattivi. La crisi del secondo quarto è definitivamente dimenticata. Riprendiamo a giocare a basket. I tutti neri continuano a girare palla impeccabilmente bene, aprendo la nostra difesa e trovando tiri ad alta percentuale. Il nostro gioco non è molto fluido, comunque grazie alle fiammate dei singoli, vinciamo il quarto, rosicchiando un paio di punti. 43 a 53. Sotto di dieci entriamo in campo per gli ultimi dieci minuti pronti a dare il massimo. Pronti a un ultimo sforzo. Pronti a correre e lottare. Determinati nella nostra missione, riprendiamo in mano il gioco. Segnamo, difendiamo, corriamo alla grande. Arriviamo a -4. Siamo nuovamente in partita. I nostri avversari sono alle strette, tramortiti dalle nostre scorribande. Proprio quando stiamo per acciuffare la partita gli olblex tolgono il coniglio dal cilindro. Boom. Boom. Boom. Tre cazzo di bombe!!! Inermi, distrutti e affaticati soccombiamo insieme al nostro morale. Il resto del quarto non conta più, il resto della partita è solo semplice sopravivenza. Gli avversari cercano la giugulare, noi esanimi cerchiamo solo di non prenderne troppi. Impiccababbu 56 Olblex 76. Ridotti all’osso e distrutti abbiamo lottato contro una vera e propria corazzata. C’è mancato poco, peccato!!! Ritorno martedì, niente è scontato, niente è definitivo. Ci sono ancora 40 minuti. Un’altra prova di cuore e non si sa mai. Forza IMPICCABABBU.

GARA 2
Il ritorno si rigioca praticamente subito. Forse è meglio così, ritornare subito sul rettangolo di gioco con ancora vivo il ricordo della prima partita tiene alta l’attenzione. La nostra situazione non cambia di molto tra un match e l’atro, siamo ancora in emergenza, e la logorante stagione inizia a sentirsi, chi alla schiena, chi alle gambe, chi al collo, tutti risentono di piccoli acciacchi. Siamo comunque pronti a onorare il campionato e giocare una partita difficile e complicata. Palla a due. Cambiamo tutto rispetto ai primi quaranta minuti, quintetto e difesa. Dando per scontato la loro supremazia sotto il ferro ci dedichiamo maggiormente a non prendere canestri dalla distanza. La 3-2 mai usata in tutto il campionato da piccoli frutti. Il primo quarto è duro e spezzettato, nessuna delle due squadre riesce ad assestare un colpo deciso. Finisce con pochi canestri e in quasi parità. 11 a 9, per loro. Ancora ci siamo, ancora abbiamo voglia di lottare. E l’inizio del secondo quarto ne è la dimostrazione. Andiamo avanti nel punteggio, oscillando tra il +4 e +6, ma non riusciamo a concretizzare le varie opportunità per andarcene. Gestiamo male la palla in attacco permettendo agli avversari di rientrare e superarci nel finale. Porca troia!! Dopo venti minuti di gioco siamo sotto di 5. 25 a 20. Ci crediamo ancora e anche all’inizio del terzo quarto la partenza è buona, purtroppo è solamente un fuoco fatuo. La nostra difesa è poco aggressiva e in attacco, presi dalla fretta di recuperare, acceleriamo le conclusioni sbagliando un po’ troppo. Confusi e disorientati dopo venti dure partite, dopo 800 minuti, dopo tanta corsa, sudore, tensione e acido lattico … BOOM!!! Scoppiamo!!! Prima degli ultimi dieci minuti di stagione il tabellone dice 44 a 31. Affrontiamo l’ultimo quarto della stagione deponendo le armi poco alla volta, un ultima passerella in campo per tutti gli Impiccababbu, prima del rompete le righe, mentre i nostri avversari presi dal più nobile spirito decubertiniano piazzano la zone-press (che coglioni). Alla sirena olblex 58 Impiccababbu 41. Finisce così una stagione lunga e logorante, che ci ha visto protagonisti, sia in positivo che in negativo. Una stagione che ci ha fatto piangere e gioire, soffrire e divertirci. Una stagione da ricordare, dove siamo cresciuti come gruppo di amici e come squadra di basket. Fieri e orgogliosi di “ESSERE IMPICCABABBU” …………. To be continued