• Sassari, la torres, svegliarsi all’isola rossa, fare colazione al bar, il tramonto di marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, diego armando maradona, i led zeppelin, lo stomaco attorcigliato ed il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, george best, vivere una crisi, i cccp, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, dublino, il mare, le amiche del mare, la d***a, il calcio, le donne, fabrizio de andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i pink floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, janis joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella bastonata, gli spaghetti n°5 aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella di metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di renato, la sculacciata a pecorina, il poker in cantina di a******* con cassa di birra, la sigaretta cagando, festeggiare almeno un mondiale (io ne ho festeggiato 2), impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor g. mina, giocare a carte, andy capp, i calamari fritti del "cormorano", la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, il mio orto, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay ………. To be continued

domenica 5 ottobre 2014

La Grazia

“La Grazia? E’ quella cosa che ti trattiene dal raggiungere una pistola troppo in fretta, ti trattiene dal distruggere le cose troppo in fretta” Jeff Buckley


Era seduto sulla riva di un affluente del Mississippi. Guardava le cupe acque scorrere. Decise di fare un bagno. Annegò. Era il 29 maggio 1997 quando Jeff Buckley morì. Lasciando nel panorama musicale un buco tremendamente silenzioso ancora incolmato. Solo tre anni prima, il 23 agosto 1994, usciva il suo primo e unico album. Dieci canzoni che lo fecero entrare per sempre nell’olimpo delle star del rock. Fino a quel momento Jeff Buckley era poco meno che uno sconosciuto. Suonava in piccoli locali di New York portandosi dietro la pesante eredità del padre, Tim Buckley, grosso esponente del folk rock statunitense morto a 28 anni di overdose. La sua musica però aveva qualcosa di speciale, quelle preghiere malinconiche e oscure, recitate solo chitarra e voce non potevano rimanere nell’ombra. Viene messo sotto contratto dalla Columbia e subito al lavoro per catturare la sua furiosa creatività. Negli studi di Woodstock nel ’94 prende vita il suo primo, sorprendente, struggente e unico album, ”Grace”. Non so dire quante volte ho ascoltato quell’album, è difficile contarle, perché vieni rapito e trasportato in un viaggio abissale, dove quasi incredulo rimani paralizzato. Cazzo che sonorità!!! Dieci perle, dieci piccoli capolavori, dieci lamenti di distorta lotta contro i demoni. Il solitario gospel “Mojo pin”, “Grace”, “Love, you should’ve come over” fermano letteralmente il tempo. Spiccano anche le cover, “Hallelujah” di Leonard Cohen e “Liliac wine” di Nina Simone, cantate e suonate meglio delle originali, dove Jeff sfrutta la sua eccezionale estensione vocale. Da brividi è “Dreams brother”, la risposta a “Dream letter”, la canzone-messaggio lasciatagli dal padre. Che ci crediate o no questo disco non ebbe un successo immediato. La fama arrivò solo un anno dopo. Sono passati vent’anni, “Grace” è diventato un classico del rock, un piccolo miracolo musicale, un album da avere assolutamente in casa. Un confortante compagno di viaggio. Una cura per l’assenza di senso dell’esistenza. Se avete 51 minuti e 44 secondi liberi schiacciate play e …….…. perdetevi!!!

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