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mercoledì 25 settembre 2013

Lo zen e l'arte degli scacchi

"Si impara a conoscere bene la gente viaggiandoci insieme, o giocandoci a scacchi" 
(proverbio russo)

Mi è apparsa all’improvviso con tutto il suo fascino. Vissuta, un po’ datata e di legno grezzo. Proprio come la stavo cercando da tempo. Era li, leggermente impolverata, nascosta nell’angolino di una bancarella poco illuminata. Aspettava me, ne sono sicuro!!! Finalmente ho la scacchiera che volevo. Non sono stato neanche a contrattare, ho accettato l’importo senza batter ciglio, tanta era la voglia di entrarne in possesso. I pezzi all’interno sono fantastici, leggermente consumati. Quante battaglie avranno combattuto? Quante mani li avranno armeggiati? E cosi via???? Gli scacchi mi hanno sempre affascinato, fin da quando in piccola età ho imparato a capirli. Gli ho sempre coltivati e se capita l’occasione non disdegno mai una partitina. Cazzo che figo, ora con questa nuova scacchiera trasportabile, potrebbe accadere più spesso. E’ un gioco appassionante dove intuizione, attenzione, emotività e conoscenza di se stessi vengono messi alla prova. Un tourbillon di stati d’animo asfissianti e densi di pathos. Ogni pezzo della scacchiera ha un suo compito e una sua funzione, tutti, tranne il Re, sono necessari ma non indispensabili. Anche il povero pedone, spesso e volentieri mandato al massacro senza nessun rimorso, a seconda della strategia potrebbe mettere in crisi l’avversario. Tranquilli non starò qui a spiegarvi le regole o parlarvi di difesa siciliana, mossa del barbiere, arrocco lungo o trappola del dragone, per tutto ciò ci sono i tutorial nel web. Vorrei soffermarmi sul semplice aspetto ludico e psicologico del gioco. Le partite a scacchi si giocano con la mente non con le mani, sono sempre qualcosa di speciale dove il tempo rallenta e l’attenzione aumenta, esiste solo arrivare al Re avversario con tutti i modi possibili. Mosse, trappole e difese realizzate in maniera eccelsa potrebbero crollare con una semplice distrazione. Gli errori sono tutti là sulla scacchiera, pronti per essere fatti. Lo scontro è sempre in bilico fino alla penultima mossa, poi è troppo tardi. E’ una vera e propria battaglia e nonostante non scorra del sangue vi assicuro che le partite a scacchi sono veramente cruente. Niente è più esaltante per il proprio ego di una vittoria. Niente è più deprimente di una sconfitta. Quando si capisce di essere spacciati la mente si oscura e tutto diventa buio pesto. A differenza delle carte dove si può dare la colpa alla sorte, negli scacchi i pezzi sono uguali per tutti,  la diseguaglianza la fa il giocatore. Perdere significa che l’avversario è stato più intelligente, perdere significa esserlo stato di meno, perdere significa essere tonti. punto e basta. Ecco perché le sconfitte bruciano sempre in un modo pazzesco. Mi piacciono gli scacchi perché sono un buono svago e fanno lavorare la mente in maniera speciale, acuiscono i sensi, sono uno sport violento e danno un senso di libertà. Per chi non avesse voglia di tutto ciò buona dama.

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