“… e anche questo natale , se lo semo
levato dalle palle ….” Cosi l’avvocato Gianni Covelli (al
secolo Riccardo Garrone) liquidava parenti e amici nel primo mitico film
“Vacanze di Natale” del 1983. Oggi è venerdì 27 gennaio e questa mattina in perfetto orario, come sempre, sono andato in palestra, per espiare le mie colpe.
Sudare e sofferenza. Un’ora di meritata punizione, non avendo un cilicio a
disposizione. Perché, nonostante dica da anni che il natale è una merdosissima
festa, ne sono complice. Sono colluso con tutto ciò, ogni anno puntualmente, la
mia voglia di diventare come il Grinch, viene sopraffatta da questa giostra
infernale. Proprio così, avete capito bene, non si parla di nascita di un cazzo
di bambinello, di un ciccione alcolizzato vestito di rosso (perché l’ha deciso
la coca-cola), di buoni propositi, auguri e felicità, ma bensì di stringere
annualmente un patto col Diavolo. Un patto regolato da consumismo, spreco e falsità.
Allora niente auguri, ma solo dei …. Vaffanculo al natale. Vaffanculo a quel
mitomane che si professa il figlio di Dio. Vaffanculo al nostro ”salvatore” che
dovrebbe far finire le guerre, sdradicare la povertà, cessare le persecuzioni
ecc… ecc… pezzo di merda sei 2000 anni in ritardo. Vaffanculo a chi crede nelle
religioni. Vaffanculo ai vostri buoni propositi, tanto non mi riguardano. Vaffanculo
ai presepi; che rappresentano la nascita del mitomane su prati verdi, con pecorelle
e ruscelli, quando sappiamo bene che in Palestina lo scenario e ben diverso. Vaffanculo
a quella merda di babbo natale (che oltretutto non esiste). Vaffanculo a chi
professa pace e poi vota per l’impiego di armi. Vaffanculo ai panettoni da 50
euro e alle tavole imbandite. Vaffanculo agli sprechi alimentari quando nella
maggior parte del mondo si muore ancora di fame. Vaffanculo ai regali di merda.
Vaffanculo ai “ti ho preso un pensierino” quando durante l’anno non mi saluti
neanche. Vaffanculo agli aperetivi lunghi e inutili. Vaffanculo a chi torna per
le feste. Vaffanculo alle lucette, al sentirsi tutti più buoni e all’aiutare il
prossimo solo a parole. Vaffanculo a chi si aumenta gli stipendi e regala
lettere di licenziamento agli operai. Vaffanculo a israele, all’ucraina, alla
russia e agli stati uniti. Vaffanculo a chi spende per centri di accoglienza in
albania e affonda il sistema sanitario. Vaffanculo a questo governo, a quelli
passati e per par condicio anche a quelli futuri. Vaffanculo a quel qualcosa di
“speciale” che c’è nell’aria, che in molti venerano in questi giorni. Vaffanculo
a tutto. Vaffanculo a tutti. Mmmhhh forse sto degenerando …. e allora sai che
vi dico? Vaffanculo pure a me.
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
venerdì 27 dicembre 2024
e anche questo natale ... se lo semo levato dalle palle
venerdì 20 dicembre 2024
Riposa dolcemente, sorella.
martedì 17 dicembre 2024
Tinissima
Tina: emigrante, operaia, attrice, fotografa, antifascista, militante,
comunista, perseguitata, esule. Questi sono solo una parte degli aggettivi che
userei per descrivere Tina Modotti. Ce ne sarebbero molti altri come: artista,
coraggiosa, impegnata, avanguardista ecc… ec.. Come sono arrivato a lei? Come
sono arrivato alla sua arte? Come sono arrivato a inserirla nella lista delle
cose “per cui vale la pena vivere”? Leggendo ovviamente. Andiamo per gradi. Il
primo incontro con Tina, lo ebbi quando ero molto giovane. Vidi una sua mostra
fotografica, proprio qui a Sassari, ne rimasi colpito. Quelle sue foto in
bianco e nero scattate in Messico, avevano qualcosa di strano, per alcuni versi
ne ero colpito e mi intrigavano, ma allo stesso tempo pensavo, potrei farle
anche io. Un giudizio molto superficiale. Comunque uno “strano” che mi attraeva. Solo in tempi più maturi, appassionandomi
alla fotografia, ho capito che le avrei dovute valutare in maniera diversa. Esaminando
meglio l’poca storica, il mezzo fotografico e l’ambiente in cui venivano
realizzate. Insomma un approfondimento più specifico e preciso di quei primi
piani e quelle prospettive al limite. Anni dopo parlando con un’amica (R.C.),
molto più capace di me con la macchina fotografica, abbiamo iniziato a parlare
di “Tinissima”. Mi ha consigliato il libro di Pino Cacucci, per poter capire
meglio la straordinaria vita di questa donna; piena di forza e indipendenza ma
anche fragile, fuggevole e sognatrice. Ok lo leggerò!!! Detto, fatto. E cosi
ecco che la strada di Tina si incrocia nuovamente con la mia. Ho letteralmente
amato quelle pagine. Ho scoperto cose nuove e affascinanti, cose che ignoravo
di una vita così piena, avvincente e complicata. Una biografia eccezionale. Fin
dalla nascita avvenuta a Udine nel 1896, in una famiglia modesta e numerosa. Le
difficoltà da emigrante negli Stati Uniti, fino al successo come attrice nei primissimi
film muti di Hollywood, grazie al suo straordinario fascino e una bellezza
fuori di canoni dell’epoca. I suoi amori e l’incontro fondamentale con Edward
Weston. Il trasferimento in Messico, l’adesione al partito Comunista Messicano.
La dedizione alla fotografia e all’avanguardia artistica. La ingiusta
persecuzione Fascista. L’attivismo rivoluzionario. Continuando con la sua vita
da esule tra Mosca, Parigi e Berlino. Le amicizie con Neruda, Riviera, Frida
Kalo, Robert Capra, Hemminguay e Majakovskij. Fino alla partecipazione alla guerra
rivoluzionaria spagnola. Per concludere con la sua “strana” morte, nel 1946, avvenuta su un taxi a città del Messico.
Wow che donna!!! Sempre diversa, ma sempre lei. L’emigrante, l’operaia, l’attrice,
la fotografa, l’antifascista, la militante, la comunista, la perseguitata, l’esule. Tinissima …..
martedì 10 dicembre 2024
Lazy saturday morning
Jesse Owen
Sabato mattina. Apro gli occhi e chiedo ad Alexa che ore sono? “8 e 17“
risponde lei. Mi alzo dal letto. Vado in cucina mezzo addormentato e avvio la
macchinetta del caffè; lo prenderò al ritorno. Vado al cesso. Mi guardo allo
specchio. Non male. Piscio. Misuro la glicemia (112, perfetta). Ripasso per la
cucina. Prendo il caffè. Mi avvio nuovamente in camera. Poggio il bicchiere sul
comodino. Sollevo la serranda. Mi rimetto sotto le coperte, e chiedo ad Alexa
di avviare Spotify. “Metti i CCCP”. “Aaaaahhhhhh fantastico”. Ora non mi resta
che oziare. Non farò niente fino a sentirmi felice. Mentre Giovanni Lindo
Ferretti intona “Per me lo so” e il sole entra caldo dalla porta finestra,
avverto una strana sensazione. Sto bene, anzi “io sto bene” (cit.). Non ho
dolori. Solitamente mi sveglio sempre con qualche acciacco, un ginocchio
scricchiolante, una spalla intorpidita, le anche che meglio se lasciamo perdere
e così via. Oggi no. Non so il perché. I miei piani per un ozio solenne vanno a
farsi fottere in pochi minuti. Finisco il caffè, metto i calzini, le scarpe, un
paio di pantaloncini, una maglietta, una felpa e sono in strada. Un tempo
avrei preso anche il cronometro e il GPS, ma quei tempi sono finiti. Inizio a
correre. C’è un bel sole, non caldissimo ma potrebbe essere un buon compagno di
sgambata. Ippodromo. Il sentiero sterrato che passa intorno alla pista è ancora
bagnato dall’umidità della notte. L’aria fresca di questa mattinata domina
incontrastata insieme al silenzio. Non si sente il traffico, non si sentono
persone parlare, solo qualche cane in lontananza e le cornacchie che presiedono
il territorio. Ho sempre amato questa sensazione, correre in questo modo. Solo,
senza avere idea di quanti chilometri percorrerò, nè quanto ci metterò a farlo.
Non importa quanto vada veloce o piano, conta solo questa fuga nel vuoto. Una
sospensione spazio-temporale dove contano i miei pensieri e l’acido lattico
delle mie gambe. Un magnifico momento Zen, una personalissima opera d’arte,
l’appagamento di una necessità. Soprattutto nei giorni difficili. I pensieri si
avvicendano nella mia mente, da insistenti diventano sempre più leggeri, fino a
scomparire del tutto. In questo momento il sangue serve ai muscoli non al
cervello. E’ un attimo unico quello di non pensare più. Non architettare più
niente. Libero. Arrivare a quella sensazione d’indipendenza da tutto e tutti è
sorprendente ogni volta. Una lunga distanza, la sofferenza del corpo, il respiro
affannato e la maglia sudata (sempre) sono la conclusione di una felice mattinata
passata a oziare..
domenica 8 dicembre 2024
Eyes Project
Qualche tempo fa, credo fosse Marzo, in piazza Tola da Fabio in Vineria,
ho esposto una parte di quello che era un nuovo progetto artistico; chiamato
appunto “Eyes Project”. Ma come sono arrivato a fare una serie di quadri raffiguranti
degli occhi stilizzati? Era da un po’ che mi balenava in testa l’idea di creare
dei quadri diversi dal solito, il processo creativo che mi ha portato è stato,
senza dubbio, un po’ più lungo del solito. Tutto nasce dal mio sguardo e dal
mio stato d’animo che in particolari e determinate situazioni riusciva ad
associare il momento a dei colori specifici. Momenti brevi e insignificanti, per
alcuni, ma di puro “Spleen” creativo per me. Il modo per rendere queste
sensazioni arte, è stato più semplice. Visto che spesso si trattava di
sensazioni visive altro non ho fatto che creare degli occhi, tutti col mio stile.
Iniziando anche a documentarmi sugli occhi. Non in maniera scientifica ma bensì
più culturale e artistica. Sono andato a carpire quello che gli occhi
rappresentano nelle varie tradizioni popolari. Scoprendo che sono un segno
molto potente in moltissime culture. Possono essere associati a molte cose
diverse, come la saggezza, la conoscenza, la malvagità, la bellezza e persino
la divinità. Gli occhi sono ritenuti le finestre dell'anima e sono spesso
utilizzati come simbolo dell'intuizione e della percezione. In alcune culture,
gli occhi sono considerati un simbolo di malvagità o d’influenza demoniaca. A
esempio, gli occhi rossi o neri vengono spesso utilizzati per rappresentare
personaggi malefici, come vampiri o demoni.
In generale, però, gli occhi sono spesso utilizzati come un simbolo di
bellezza e fascino. Ritornando alle mie croste, credo che questa serie di tele
non sia finita quel giorno, sicuramente potrà avere un seguito, anzi son sicuro
che l’avrà. Il mio cervello, anche se a volte funziona male, è sempre in aguato,
cosi come il mio sguardo. Spesso penso: “questo momento potrebbe diventare un occhio”. To be continued …..
Ecc… ecc… ecc…
venerdì 6 dicembre 2024
giovedì 5 dicembre 2024
1875 [La conclusione]
Bene. Ricominciamo con “Come diventare come me 2.0”. Cercando, però, di
continuare con lo stesso fil rouge di
un tempo. Non potevo che ripartire da dove c’eravamo lasciati. Non potevo che
ripartire da questo libro. Avevo lasciato in sospeso quella che io chiamo la
“Trilogia di Stoccolma”, parlandovi dei
primi due libri di Niklas Natt OchDag. Beh nel frattempo ho letto anche il
capitolo finale. Benvenuti nella città tra i ponti. Bentornati nella fredda Stoccolma.
Fantastico e avvincente come i primi due tomi. Anche in quest’ultimo capitolo,
l’autore, il cui nome sembra un codice fiscale, è riuscito a tenermi legato
alle pagine con la solita maestria e con la sapiente cura nell’intrecciare e
riunire i fili pendenti di questa trama; portandoci a una conclusione che,
ripensandoci, ancora mi lascia sgomento. Proprio così, anche in quest’ultima
parte, come nelle precedenti, le emozioni non sono mancate. Tante volte mi sono
soffermato nella lettura pensando: “o no, che stai facendo”, “fermati”, “non
andare li”, ecc. ecc…. quasi come in un
film thriller. “1975” è cosi, un lungo disfacimento morale, pieno di intrighi e
giochi di potere, dove in una Stoccolma cruda e oscura, si susseguono
ritorsioni, vendette e prese di coscienza. Nessuno può fidarsi del prossimo,
ogni personaggio lotta per la propria sopravvivenza giorno per giorno. Proprio
una bella Trilogia, tessuta insieme con la stessa materia di cui sono fatti gli
incubi. Mi mancherà una lettura simile. Dopo le 1500 pagine dei tre libri (più
o meno) ricche di umanità e cinico realismo, non son sicuro se, in futuro,
troverò in altri libri con una tale poesia e una tale forza. Questo thriller o
noir, chiamatelo come volete e veramente bello, bello, bello. Ma non leggetelo
come un libro a se, il suo senso e la sua conclusione trovano un senso solo
dopo aver letto gli altri. Ciao. A presto con altri libri. Ne ho da scrivere,
ih se ne ho. Ahahahahah!!!
martedì 3 dicembre 2024
Update
In questo blog di resistenza umana dove “La vita è un suicidio l’amore un rogo” meno male esistono cose per cui val la pana vivere. Prima di ripartire con i nuovi post, ecco qua la mia lista aggiornata.
Sassari, la Torres, svegliaris all’Isola Rossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra Trinittaiese, il “Che”, il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*****i, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, le d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la Vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti N°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate detta al bancone del bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni ’70, cucinare per gli amici, fare un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G., Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L., Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie TV, essere un Impiccababbu, l’nduja, il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, i gin tonic, Hemminguay, il Piccolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ..... to be continued
domenica 1 dicembre 2024
Eccomi
6 Maggio 2022 era un venerdi. 1
Dicembre 2024, domenica. Sono passati 2 anni e mezzo circa, 31 mesi di silenzio assoluto.
930 giorni (giorno più, giorno meno) di pensieri, parole (non scritte) opere e “Omissioni”.
Ma questa mattina mi son svegliato e mentre ascoltavo un po’ di musica col mio
solito mezzo litro di caffè è arrivato il pensiero. Perché no? Riprendiamo a
scrivere sul blog. In questi 2 anni, come si suol dire, è passata tanta acqua
sotto i ponti e qualcosa sarà pur rimasto, qualcosa avrà lasciato un segno, di
qualcosa varrà la pena scrivere due righe. Iniziamo dal motivo principale,
avevo il computer rotto, non è una scusa, anche se potrebbe sembrare. Comunque
che cosa è successo in questi anni di silenzio? Innanzitutto ho compiuto 50
anni e ho la barba sempre più bianca. Potrei dire di essere più saggio e
riflessivo, di aver la testa salda sulle spalle, di aver maturato. Per alcune
cose direi sicuramente di si, per altre decisamente no. Ancora mi incazzo per
le ingiustizie, per i sopprusi, per questi politici incapaci, ignorati,
populisti e arrivisti. Ancora mi indegno per un sacco di cose. Non c’è niente
da fare, ormai mi sono rassegnato, non morirò pompiere; sarò sempre un
incendiario!!! Vabbè!!! Le mie passioni
non sono cambiate. Continuo a leggere libri (di alcuni dovrò necessariamente
parlarne), divorare alcune serie TV e guardare vecchi film (senza mai
tralasciare comunqua quelli con gli Squali) sul mio amato divano (ormai
diventato come uno di famiglia). Ho un po’ rallentato con la pittura, un poco
non tantissimo, ma questo non mi ha certo bloccato nel creare un nuovo progetto
chiamato “Eyes” (parlerò anche di questo). Continuo ostinatamente a fere sport,
nonostante le mie ginocchia chiedano quotidianamente di darci un taglio. Vado
sempre al “Fight Club” ma prendere colpi non mi basta; e visto il mio addio al
basket di questa estate, ho ripreso a correre. Niente di che, non corro più per
il cronometro o la distanza, corro semplicemente per farlo. Esco di casa e
vado, io i miei pensieri e la maglia sudata. Il mio momento Zen. Ho continuato
a viaggiare, conoscere nuove persone e apprezzare sempre di più le serate con
gli amici. Ascolto musica ogni dannato giorno, serebbe una vita noiosissima non
farlo. Mi piace ancora cucinare e mangiare bene (questa vita è troppo corta,
per mangiare di merda). Mi concedo ancora qualche sbornia (non cambierò mai) e
sono sempre presente allo stadio; non più in curva, ma ho trovato la mia
dimensione di vecchio “Brilli” in gradinata. Credo proprio che l’amore per la
Torres non finirà mai. Questo è tutto o almeno credo. Spero di
riuscire a trovare un buon ritmo e riprendere a scrivere con costanza su questo
mio caro blog.
Ahhhh dimenticavo …. Continuo a innamorarmi di tutto!!!