Venerdì 28 marzo, ore
21 e 30. Quarta giornata di ritorno del campionato Open della UISP. Il maglio
del peggio contro Impiccababbu. Partiamo da questo momento per raccontare come
sono andate le cose. All’andata avevamo sudato parecchio per portare a casa i
due punti, per cui sapevamo bene che la partita di venerdì sarebbe stata una
vera battaglia giocata fino all’ultimo secondo. Gli Impiccababbu entrano in
campo feroci e determinati. La partenza è di quelle sprint, è di quelle dello
scorso campionato. Quando partiamo così sono cazzi amari. Difesa stretta e
impenetrabile, ottima circolazione e medie quasi perfette al tiro ci portano
dopo poco tempo in vantaggio 16 a 2. Anche noi siamo un po’ stupiti, gli
avversari proprio non sono scesi in campo. Il primo quarto si chiude 21 a 9 per
noi. Ottimo!!! La partenza del secondo quarto è ancora meglio del primo. Gli
avversari imbarcano acqua da tutte le parti, vengono letteralmente spazzati
dalle nostre conclusioni dalla lunga distanza. Tutti siamo in giornata e si
vede. Il solco tra le due squadre si allunga ulteriormente. Noi controlliamo e
colpiamo con facilità. All’intervallo siamo avanti di 24 punti. 43 a 29.
Sappiamo bene che gli avversari sono meglio di così, sappiamo che entreranno in
campo agguerriti e determinanti. Il terzo periodo è quello determinante. Il
problema e che oggi non c’è ne per nessuno. Siamo devastanti e fastidiosi. La
difesa è impenetrabile, e anche se loro fanno due canestri di fila, noi
rispondiamo facendogliene tre. Le mani sono calde!!! Il loro morale è li, steso
in campo, MORTO!!! Alla fine del terzo quarto non cambia niente. 61 a 37. Negli
ultimi 10 minuti passeggiamo e controlliamo la partita. Abbiamo le mani sull’osso
e non lo molliamo più. Continuiamo a segnare e difendere con grinta. Risultato
finale, Il meglio del peggio 50
Impiccababbu 74. Una partita
perfetta. Ottima prestazione. Ottima squadra. Il morale è alto e la convinzione
di poter fare grossi risultati ormai è diventata consapevolezza. Vènerdì
giochiamo contro “tissimerdaalè,
tissimerdaalè”. Continuiamo così. Uniti e fidenti. Forza IMPICCABABBU.
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
lunedì 31 marzo 2014
martedì 25 marzo 2014
Senza titolo
Giocare certe partite
non è mai facile. Giocare certe partite non è mai facile perché gli avversari
sono talmente scarsi che non si riesce a trovare stimoli. Giocare certe partite
non è mai facile perché a volte, si rischia di esagerare e involontariamente
infierire sugli avversari senza motivo.
Venerdì noi Impiccababbu siamo riusciti a trovare un buon equilibrio tra
essere sbruffoni e essere sportivi (forse anche troppo). Gli avversari di turno
erano gli Uri Basket. Ultimi del campionato. La partita di andata, giocata da
loro, l’avevamo vinta di 55 punti. Ora si giocava da noi e loro per giunta
erano appena più di un quintetto. Noi potevamo schierarne addirittura due. Ecco
perché la partita, per noi, è stato poco più di un blando allenamento. Abbiamo
passeggiato, non abbiamo difeso (tranne uno che si voleva fare il play
avversario), forzato tiri e via dicendo. Anche se è brutto dirlo, abbiamo fatto
un po’ come il gatto con il topo (senza esagerare). La partita non è degna di
una scrupolosa cronaca. Se è difficile giocare una gara simile, figuratevi
raccontarla (poca voglia) Noi dovevamo vincere e lo abbiamo fatto. Il modo poco
importa. Impiccababbu 55 Uri Basket 33. Questo è il
risultato finale, senza infamia e senza lode altri due punti in cascina. Una
partita che non fa testo. Ora arriveranno quelle che contano e li si che
bisognerà impegnarsi per davvero. Forza IMPICCABABBU.
giovedì 20 marzo 2014
Wake me up when march ends
Stanchezza s.f [dre. Di
stanco]
· Stato, condizione di chi, in
conseguenza di uno sforzo fisico o mentale, o di un forte stato di tensione o
di emozione, sente diminuita la propria forza e la propria capacità di
continuare nell’attività normale, o in quella in cui era impegnato: s. fisica, s. mentale; sentire la s., un po’
di s.; avere una grande s. addosso; sentire s. nelle braccia, nelle gambe,
nella schiena, in tutta la persona; essere vinto, sfinito dalla s.; con il
passare degli anni, la s. si sente di più; avere le ossa rotte dalla s.; non
reggersi in piedi dalla s.; dopo aver superato l’esame, senti all’improvviso
una grande s.; ha una fibra eccezionale e non sente mai la s.; appena gli hanno
dato la buona notizia la sua s. è immediatamente scomparsa.
·
Indebolimento
della capacità di concentrazione mentale, in conseguenza di un prolungato
sforzo dell’attenzione: il pubblico
comincia a dare segni di s.; uno spettacolo troppo lungo, che suscita s. negli
spettatori; è capace di studiare tutta la notte senza avvertire la minima s.;
· Progressiva perdita d’interesse (e
talvolta anche senso di sfiducia, di delusione, o addirittura nausea,
repulsione) nei confronti di cose o persone o situazioni alla quale prima s’era
attaccati: sentire s. della vita, del
vivere; con gli amici cominciava ad avvertire una certa s. di quella vita
randagia; sentire s. di tutto; provare s. di un cibo, di un lavoro, della
politica; ormai prova soltanto s. nei suoi confronti.
Che questo maledetto
mese di marzo, non fosse iniziato nel migliore dei modi già lo sapevo. Che
continuasse un po’ cosi, ci potevo arrivare. Che perseverasse in questa
maniera, proprio non l’avrei detto. Che mese del cazzo!!! E ancora non è
finito!!! Mi sento apatico, nervoso, inconcludente ma soprattutto stanco, di
una stanchezza mentale allucinante e spossante. Che palle!!! ….. Non ho voglia
di sentirmi così. Non ho voglia di sentirmi svuotato. Non ho voglia di stress.
Non ho voglia di pianificare ogni volta. Non ho voglia dei “no, no, no”. Non ho
voglia di essere sempre compiacente. Vorrei mandare tutti a fare in culo, non
ho voglia di farlo. Non ho voglia di notti in bianco. Non ho voglia di
estenuanti emozioni intense. Non ho voglia di fare sport, ma mi tocca. Non ho
voglia di scrivere neanche su questo fottuto blog, eppure lo sto facendo. Non ho
voglia dei weekend tutti uguali. Non ho voglia di svegliarmi tutte le mattine
stanco. Non ho voglia di questa merda di fascite plantare che mi affligge. Non
ho voglia di dovermi preoccupare del conto in banca. “Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade”. Non ho voglia
di ubriacarmi per non pensare. Non ho voglia di pensare. Non ho voglia di fare
niente. Non ho voglia di fare qualcosa. Non ho voglia di persone stupide. Non
ho voglia di persone furbe. Non ho voglia di uscire. Non ho voglia di dovermi
spiegare. Non ho voglia di curarmi. Non ho voglia di essere così stanco. Non ho
voglia di ascoltare il mio cervello. Non ho voglia neanche di me….“Here comes the rain again, falling from the
star, drenched in my pain again, becoming who we are…” Voglio dormire,
svegliatemi tra un po’!!!
domenica 16 marzo 2014
Senza di te tornavo, come ebbro....
di Pierpaolo Pasolini 1945-46
Senza di te
tornavo, come ebbro,
non più
capace d'esser solo, a seraquando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest'angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.
sabato 15 marzo 2014
venerdì 14 marzo 2014
Boring!!!
Seconda partita di
ritorno. Seconda partita in pochi giorni. Secondo sassolino da toglierci. Gli Impiccababbu
ieri sera erano chiamati a restituire la bruciante sconfitta dell’andata
operata dai Digigirigigi (un nome normale no). Dopo aver buttato la partita
contro gli Olblex, questa volta non potevamo proprio sbagliare, per cui alle 21
e 30, concentrati, siamo entrati in campo per dargliele di santa ragione. La
partenza è abbastanza blanda, entrambe le squadre non si dannano certo l’anima.
Il ritmo è lento e più che correre si passeggia. Si sbagliano molti tiri, anzi
troppi. Noi comunque controlliamo agevolmente chiudendo il primo quarto in
vantaggio. 17 a 11. Il secondo periodo si apre come il primo, squadre lente e
rilassate (fin troppo). Il punteggio rimane bassino, non certo per merito delle
difese molto larghe ma sempre e soprattutto per le terribili medie al tiro. Il
risultato all’intervallo ci vede avanti di 11. 31 a 20. Possiamo giocare
meglio, lo sappiamo. Possiamo suonargliele lo sappiamo. Invece anche nel terzo
quarto giochiamo lenti e leziosi. Il cuscinetto di punti che ci separa oscilla
sempre intorno ai 10 punti, per cui forse inconsciamente giochiamo troppo
tranquilli. Alla fine del terzo periodo ancora avanti di 11. 42 a 31. Ci si
avvia noiosamente verso gli ultimi dieci minuti di partita abbastanza sicuri.
Gli avversari non ci impensieriscono quasi mai, sono distanti e controlliamo.
Alla sirena Digigirigigi 41 Impiccababbu 50. Partita brutta da vedere,
noiosa da seguire. La poca verve, le pessime percentuali al tiro, il pressoché poco
agonismo non faranno certo entrare questa partita nelle memorie dei
protagonisti, figuriamoci in quelle degli spettatori (rivogliamo i soldi del
biglietto!!!) L’obiettivo era vincere e ribaltare la differenza canestri. Ci
siamo riusciti. A volte bisogna passare anche per questo tipo di partite. Altri
due punti in cascina li abbiamo messi. Consolazione. Le partite che contano
stanno per arrivare. Sveglia!!! Forza IMPICCABABBU.
mercoledì 12 marzo 2014
Giù al nord
Nome in codice
dell’operazione: “Compleanno”. Obiettivo: festeggiare i primi quarant’anni di
A……..o (non fà nomi). Partecipanti alla manovra: “Nucleo Milano”, “Sezione Roma”, “Brigata Sassari” e "lo specialista svizzero".
Obiettivo raggiunto con successo… nonostante nessuno sappia realmente come
siano andate esattamente le cose. Causa un insieme di fattori determinanti. Il
primo, una quantità smodata di birra. Il secondo, una quantità enorme di birra.
Il terzo, una quantità irreale di birra. Il quarto, dosi massicce di birra.
Tutto è filato così, dentro un ovattato indolenzimento alcoolico. E’ stata una
piacevolissima rimpatriata di vecchie amici. Una partita per vecchie glorie. Un
revival di tante serate passate insieme. Un classico anni 80’ come “Der Kommissar”
(solo chi c’era può capire), oh oh oh oh oh oh oh!!! Tre giorni di piacevoli e
spensierate serate milanesi. I ricordi sono tanti e confusi, cerchiamo di
mettere ordine. A partire dalla prima birra al bar Joe. Passando per quelle
alle 10 del mattino a casa del festeggiato. Ricordo panini con luganega e
guinness. Cinquanta gradi e uno con la felpa in pile. Calamari fritti (che
schifo) e vino (agghiacciante). Amaro Braulio ai navigli. Rum e birrette da
Peppone. Uno che entrava ubriaco in farmacia. Cocktails in un altro posto che
non ricordo. A questo punto qualcuno addormentato in un bar (non chiedetemi il
nome). Altre birre in un altro posto (come cazzo si chiamava quel pub?). Gente
sdraiata in terra. Gente che attaccava adesivi ovunque. Gente intransigente (ma
quanto devo aspettare per una piadinaaaaaaa). Whiskey e marcia in più. Gente
che rientrava a casa facendo una fatica tremenda. E poi la colazione dei
campioni. Il duomo ma soprattutto il bar del duono (d’ogna zocco quel Bloody
Mary). Un conto allucinante a pranzo. Bella la mostra di Kandinskij? Cazzo una
figata!!! Un pomeriggio danzante (torra da Peppone). Un altro compiva gli anni
e ha stappato bollicine. Qualcuno ha ballato con una splendida bambina.
Qualcuno è andato a bere dell’ottima P3’ (i soliti sassaresi), qualcuno no. Un
aperetivo dal festeggiato, dove qualcuno ha pianto. E poi, mmmmmh!!! un ottimo
ossobuco Qualcuno ballava ubriaco e sudaticcio sul tavolo di un ristorante.
Qualcuno urlava come sempre. Qualcuno trincava, anzi mi sa che tutti
trincavano. E si proprio tutti!!! Qualcuno ha mollato. Qualcuno no. Ma si
andiamo a bere una birretta alle “Scimmie”. Una, ho detto una!!!. Si vabbè,
mettine un’altra!!! L’ultima e ce ne andiamo!!!
Aspè la staffa!!! Panino e birra? Ok. La bagassa manna!!! E poi c’è
stata più di un orecchio di elefante accompagnato da qualche altra caraffa di
birra, giusto per dire che: “non siamo venuti a Milano solo per mangiare”….
Saluti, baci e abbracci. A presto. Ciao!!!
martedì 11 marzo 2014
Il sapore della sconfitta
Amarezza. [a-ma-rèz-za] s.f.
Delusione, rammarico; nelle sue parole c’era molta a.
Disgusto; l’accaduto gli aveva lasciato una profonda
a.
Con questa semplice
parola si può riassumere lo stato d’animo che, ieri, gli Impiccababbu avevano a
fine partita. Si giocava infatti la prima giornata di ritorno del campionato
Open UISP. Gli avversari di turno erano gli Olblex, incontrati più volte sia in
campionato che in amichevole. Per cui la partita di ieri aveva quella aria un
po’ tesa tipica dei derby. L’andata non era andata benissimo, anzi possiamo
tranquillamente dire che non era andata per niente. Il nostro campionato è
iniziato qualche partita dopo (lo sappiamo bene), comunque nel corso del torneo
la nostra convinzione di poterli battere era cresciuta enormemente. Fino a ieri
sera. Palla a due al ghetto di Santa Maria di Pisa. Le squadre entrano in campo
entrambe determinate, si corre molto e si sbaglia molto, noi un po’ di più. Il
punteggio alla fine del primo quarto non è altissimo e la distanza non è
incolmabile. Siamo sotto di 5. 12 a 7. Il secondo periodo è combattuto, noi ci
sciogliamo un po’ giocando del buon basket. Li ripigliamo e andiamo avanti.
Peccato che nel finale ci sorpassano. Noi comunque ci siamo. Vinciamo il quarto
ma siamo sotto di 2. 23 a 21. Il terzo quarto è all’insegna del bel gioco, la
partita è vivace, piacevole da guardare e corretta. Ci si affronta senza
complimenti sportivamente. Prima dell’ultimo periodo siamo ancora tutti li.
Cazzo però siamo ancora dietro. Questa volta solo di un punto. 36 a 35. La
convinzione di potercela fare si fa breccia tra di noi, anche perché tiriamo
fuori dal cilindro una super difesa. Una difesa con i coglioni. Dura e
agressiva. A cinque dalla fine siamo ancora pari. Poi il blackout. Nero
assoluto. Improvvisamente si spengono le polveri e non riusciamo più a segnare.
Nell’ultimo periodo facciamo solo 9 punti, troppo pochi per poter pensare di
vincere. Finisce così Impiccababbu 44
Olblex 55. Che futta!!!
L’abbiamo buttata!!! Questo doveva essere il primo sassolino da toglierci e
invece eccolo li. Ancora al suo posto e ancora più fastidioso!!! Giovedì abbiamo un'altra gara
alla nostra portata. Non la possiamo sbagliara. Crediamoci cazzo!!! Uniti e
fidenti, forza IMPICCABABBU.
giovedì 6 marzo 2014
Every bloody day!!!
“La malinconia è la felicità di essere tristi"
Victor
Hugo “I lavoratori del mare” 1866
Apro gli occhi. Cazzo. Quattro del mattino. Sento quell’odore.
Un sesto senso, una premonizione o solo esperienza. Non ho bisogno di poggiare
il piede sinistro a terre, lo so fin troppo bene, anche oggi sarà una giornata
di merda. Vorrei rimettermi a dormire, è inutile. Quel fottuto nemico del mio
cervello ormai si è messo in moto e non smetterà di tormentarmi. E’ un'altra
giornata stupida, un'altra giornata schifosa, l’ennesima di fila da un po’ di
tempo. Sono giorni che non dormo bene e quando ci riesco mi risveglio così. Malinconico,
intorpidito, stropicciato, infastidito, nervoso, rotto di coglioni o con
qualche cecio furioso. Neanche l’idea di un caffè mi stuzzica, lo stomaco è
chiuso. Apatia. Voglio spegnere la testa. Qualcuno sa come fare? Mi alzo,
cincischio per casa. Rassegna stampa e ultime notizie: “il mondo non è
finito!!! Vaffanculo!!!”. Accendo il cellulare. Niente. Ok, diamoci una scossa.
23 km e 190 metri in 50 minuti. Centimetro per centimetro sudati, guadagnati e
tormentati su quei cazzo di pedali. Ancora niente. Forse una doccia gelata a
questo punto potrebbe servire allo scopo. Inutile. Questo cazzo di umore di
merda non va via. Il pranzo è solo una necessità, niente gusto, niente sapore.
Poltiglia. Vorrei dipingere. In passato è servito a sconfiggere i demoni. Vorrei
mettermi sulla poltrona e rilassarmi con un libro e della buona musica in
sottofondo. Magari!!! Boom. Boom. Boom. Mazzetta, scalpello e casino.
Dimenticavo di la ci sono i muratori. Rumore. Ahhhh!!! Intanto lui è li. Presente.
Quel cazzo di umore nero, mi segue da questa mattina. Silenzioso, pronto a
uscire all’ora del desio. Col calar della sera diventa più forte, ingombrante,
imbattibile. Vorrei non pensare. E’ dura. Intanto il cellulare? Muto. Assenza.
Ho così tante parole che non riesco a dirle. Alcool. Tanto alcool. Ancora
alcool. Un rifugio sicuro, per evitare di annegare nelle acque nere della
malinconia. Solo per qualche ora. Una piccola pausa dalla mia testa. Un grande
stordimento. Quello che ci vuole. Effimera panacea. La mente riparte mentre la
giornata volge al termine. Conclusioni. Domande. Risposte. La malinconia è la
forma romantica ed elegante della tristezza. E’ un inferno. Non voglio che
passi. Non voglio che smetta. Mi piace crogiolarmi in questo torpore
malinconico. Mi fa sentire vivo. E’ parte di me. Deve crescere. Crescere.
Crescere. Solo chi attraversa grandi tormenti può conoscere la grande felicità.
Ultimo pensiero. Ultimo sguardo al cellulare. Spento!!!
martedì 4 marzo 2014
Musa ispiratrice
“… e il terzo angelo suonò la tromba. E cadde dal cielo una
grande stella ardente. E cadde sui fiumi e sulle acque. E il nome di quella
stella era Assenzio. E le acque furono mutate in Assenzio e molti uomini perirono
perché sommersi da quelle acque diventate amare…”
San Giovanni "Apocalisse"
Vagava tra le cupe
terre dell’Europa del nord avvolta in un mantello. Porgeva il calice allungando
le mani saturando l’aria di odori e umori. Offrendo un liquido color del cielo
che si frange nel mare, contaminato dal verde che ha respirato l’oro del sole. Lei
era una fata Verde e ciò che donava era una panacea. Nasce così il mito di
Artemisia e di una bevanda che ha fatto epoca. Una vera a autentica musa che ha
impregnato la cultura francese, dilagando nei romanzi, nelle rime e sulle tele
dei pittori. In breve tempo riuscì a possedere le menti di molti, che ne
divennero schiavi, supini ai suoi desideri, tanto che i governi furono
costretti a costruire tribunali. Da fata venne giudicata strega, esponendola
sul rogo delle pubbliche piazze. Come ha
fatto un erba utilizzata da Ipocrete per curare la malaria a creare tanto
scompiglio nel mondo moderno? Artemisia è il suo altisonante nome latino.
Dovrebbe riferirsi ad Artemisia Gentileschi, un’artista seicentesca, che si
liberò del marito per dedicarsi anima e corpo alla pittura. Si trovano tracce
di questa pianta nella bibbia dove Re Salomone la usava per contrastare la
dolcezza del miele, Plinio nell’antica Roma faceva brindare i vincitori delle
corse per rammentare loro che la vittoria porta anche amarezza, mentre San
Giovanni la citava come angoscia nell’apocalisse. Nel settecento l’assenzio
popolava gli erbari per le sue proprietà curative, ma iniziava anche ad apparire
nelle opere letterarie, gli attribuivano una brutta fama, descrivendo i giorni
dell’assenzio come quelli i più amari. L’assenzio veniva usato, mischiato ad
acqua fresca per dissetare, fino al giorno in cui un militare e un giovane con
esperienza distillatoria, iniziarono a produrlo. In principio serviva solo per
i militari che partivano in guerra, infatti era un potente rimedio contro
malaria e dissenteria. In seguito gli stessi militari scoprino che curava anche
un altro terribile male, la malinconia. L’esercito coloniale francese divenne
il paladino della nuova Francia che
sognava in grande. I reduci d’africa erano osannati e le loro abitudini furono
fatte proprie dalla borghesia, che rimase affascinata da quel liquido verde trangugiato
con avidità e trasporto. L’assenzio fu subito di casa nei numerosi cafè parigini,
frequentati da scrittori, pittori, giornalisti e via dicendo. Per decenni la
bevanda verde imperversò in tutta la Francia e poi nel mondo. La fata verde
lanciava scorribande per tutto il globo facendo ovunque danni. I poeti
maledetti ne abusavano di giorno e di notte, ne bevevano senza misura al cafè
Rat Mont a Pigalle, e molto probabilmente Rimbaud era strafatto il giorno che
accoltellò il suo amante Verlaine. Sicuramente la fata verde ispirò Musset
nella creazione della sua Bohème. In lei gli scapigliati prendevano ispirazione
e soprattutto il tepore per superare le fredde notti parigine. Toulouse-Lautrec
quando annegò, aveva un bastone con la fata incisa e un bicchierino
incastonato. Artur Conan Doyle offriva bicchieri d’assenzio al suo Shaerlock
Holmes per aiutarlo a risolvere i misteri più intricati (ma credo che si
sbomballasse per bene anche lui). E cosi via pittori, poeti ma anche e soprattutto
borghesia e classi più povere. Divenne una piaga, alla fata verde venne attribuito
di tutto, malattie nervose, aumento della criminalità, bassa natalità,
tubercolosi. Inevitabilmente venne messa al bando.... Che peccato!!! In questi
giorni di umore nero, di poca socievolezza, di voglia di non pensare e
dimenticare tutto una bella sbomballata di assenzio l’avrei proprio gradita. Avrei proprio gradito la compagnia di una
affascinante fata, simbolo di libertà, di creatività e di rottura degli schemi.
Avrei gradito una piacevole sborinia. Avrei gradito ..!!!
lunedì 3 marzo 2014
Un, deux, Trois!!!
Tre: numero perfetto
per eccellenza. Tre: come la santissima trinità. Tre: come le tette più la
figa. Tre: come il cazzo più i coglioni. Tre: come la bomba (ciuff!!!). Tre: come
“tre uomini e una gamba” (quella di Capone). Tre: come il terzo tempo. Tre: come 3 vs 3 a metà campo (chi segna
regna). Tre: numero naturale, che segue il due e precede il quattro. Tre: come
le vittorie di fila degli Impiccababbu…. Striscia aperta e morale alle stelle,
per la compagine in verde che venerdì scorso ha onorato il campionato UISP con
un’altra vittoria. La partita non è stata molto combattuta, anche questa volta
abbiamo giocato contro avversari degni di poca nota. Fin dalla palla a due
iniziale, fissata per le 21 e 15 (da noi) si è visto che le differenze tra i due team
erano abissali. La partenza è un po’ col freno a mano tirato. Palestra fredda,
poco riscaldamento e consapevolezza di essere più forti non ci fanno giocare il
primo quarto al meglio. Corriamo poco, e comunque nonostante tutto, dopo dieci
minuti, siamo avanti di 10 punti. 22 a 12. Il secondo quarto ci vede ancora
sovrastare gli avversari. Facili canestri, buona circolazione di palla e
attenta difesa, il tutto senza sudare troppo, ci fanno prendere il largo. All’intervallo
siamo 44 a 18. Una voragine di distacco, che aumenta inesorabilmente nel terzo
periodo minuto dopo minuto. Facilmente prima dell’ultimo quarto siamo +37. 59 a
22. L’ultimo periodo non è certo diverso dal resto della gara. Giochiamo
sereni, senza strafare. Potevamo infierire ma non lo abbiamo fatto. Alla sirena
il tabellone parla chiaro. Impiccababbu
77 Team Sassari 26.
+51 e tutti al bar a bere. Questa era l’ultima del girone di andata (dobbiamo
ancora recuperarne una). La strada è segnata. La squadra è compatta e consapevole
di quello che si può fare. Siamo la
solita mina vagante, e con un bel po’ di sassolini da toglierci dalle scarpe.
Il nostro campionato inizia ora!!! Occhio!!! Forza IMPICCABABBU.
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