Per il finale col
botto sono ritornato in maniera virtuale in Maryland, alla Flying Dog, per una
birra veramente particolare, a parte la gradazione 9,1%, la “Gonzo” è
fantastica nello stile, ha un etichetta veramente figa. Questa imperial porter,
appare molto scura, quasi nera, con una schiuma color cappuccino abbastanza
soffice, sprigiona aromi molto pronunciati di caramello, caffè e cioccolato,
per lo meno cosi mi è sembrato. E visto che ormai il palato stava partendo
anche di questa ne ho dovuto stappare due, ma solo per riuscire a capire che
cosa si sentisse bene in bocca. E’ una birra molto corposa si sentono in
maniera persistente il caffè, il cioccolato e la frutta secca. Nonostante tutta
questa complessità e il suo grado alcoolico c’è scesa senza problemi, ma credo
bisognerebbe starci attenti, se ti distrai potrebbe partirci la sbornia in un
attimo. Non a caso i produttori di questa birra ricordano: "will bite you in the
ass if you don't show it the proper respect", “ti
morderà nel culo, se non gli mostrerai il dovuto rispetto”. Credo comunque sia
una birra veramente buona e speciale , come la serata appena conclusa. Degno
finale per festeggiare la vittoria contro i crucchi!!! Spagnetta ci vediamo in
finale!!!
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
venerdì 29 giugno 2012
Anchor “Liberty” Ale
Altra birra altro
giro, dopo le “doggie”, per rimanere costante nel corso della serata mi sono
buttato sulla “Liberty Ale” del birrificio Anchor di San Francisco. Sempre una
pale ale, ma di gradazione leggermente superiore (5.9%). Il nome è legato a
tutta una storia dell’indipendenza americana, ma non ce ne frega niente, noi
dobbiamo berla e boh. Nella fedele pinta (ormai uso sempre e solo quella)
appare di colore giallo oro leggermente opaco con una schiuma bianchissima. A
l’olfatto è molto piacevole, si avvertono fiori e credo un non so che di
caramella tipo le toffee, che si riscontrano anche bevendola. Lascia un
retrogusto finale dove il luppolo la fa da padrone, particolarmente gradevole,
è molto dissetante, rinfrescante e soddisfacente. Sarà che stavamo vincendo 2 a
0, ma anche di questa me ne sono crepato un paio. Preparandomi per il gran
finale.
Flying Dog "Doggie Style" Classic Pale Ale
Italia-Germania semi finale euro 2012,
ottima cena e rutto libero. Che volete di più dalla vita? Ah dimenticavo, la birra!!. Per questo evento mi
sono proprio viziato, ho comprato un bel tris di birrette americane. Le
recensirò nello stesso ordine in cui le ho bevute, dalla meno alcoolica a
quella più forte. La prima è la “Doggie style”(5,5%) dell’azienda Flying Dog di
Frederick (Maryland), che al di là del divertente gioco di parole del nome
(“doggie style” può significare sia “alla maniera della “Flying Dog”
ma anche alludere ad una nota posizione sessuale, per chi non sapesse l’inglese
“a pecorina”), è una pale ale di color ambra chiaro, con la schiuma ocra molto
cremosa. Per capire bene il gusto ne ho dovuto bere due, visto che la prima
data la calda giornata e la tensione pre-partita l’ho bevuta praticamente ad
usque. Il secondo tentativo è andato meglio. Stappandola si avverte un leggero
odore di agrumi ma soprattutto pino e malto tostato. E’ cosi anche in bocca, il
luppolo di pino e il malto tostato prevalgono lasciando un retrogusto amaro e
deciso molto gradevole al palato. Decisamente buona, anzi di più. Credo anche
che abbia portato bene, non per essere volgare ma la germania è finita 2 volte
“a pecorina”. Ciao ciao crucchi.
martedì 26 giugno 2012
Hit parade
Ricordo ancora quando
ricevetti per regalo il mio primo walkman. La tecnologia faceva passi da
gigante e ascoltare la mia musica preferita in qualsiasi luogo era una cosa
speciale. Il primo periodo lo portavo dappertutto, giravo sempre con almeno due
musicassette e le pile di scorta. Iniziai a comprare cassette originali e
sempre meno dischi (che coglionata!!). Ma portare tutto con se era estremamente
scomodo, quindi creavo compilation, estrapolando le canzoni preferite da ogni
album, mi sentivo un piccolo D.J. in erba, era figo. Il walkman pian piano
venne superato dai lettori cd, diventando inesorabilmente un oggetto sempre più
triste ed obsoleto. Negli anni non ho mai smesso di portare con me la mia
musica preferita, e visto che la continua ascesa tecnologica lo permette, ormai
giro quasi sempre col mio I-pod. Senza che il mio sia un obbligo o un dovere
assoluto, ma soltanto un consiglio di un appassionato, vorrei elencarvi gli
album da portarsi sempre dietro. In vacanza, al lavoro, ad una cena come sottofondo
o da ascoltare se la conversazione latita, insomma dove lo ritenete opportuno.
Non sono i migliori album della storia della musica, ma semplicemente quelli
che a me piacciono, che mi hanno regalato emozioni, che ogni volta mi riportano
a una situazione e a un momento particolare. Credo che la musica debba essere
parte integrante della nostra vita, è umorale. Quando ci serve forza ascoltiamo
le canzoni che ci caricano, quando siamo tristi ci abbandoniamo a malinconiche
sinfonie, quando siamo allegri ascoltiamo ballate rockeggianti, quando vogliamo
rilassarci un pò di jazz ci da SEMPRE una mano. E cosi via. Se ci fate caso c’è sempre
una canzone che ci accompagna in ogni situazione. Vabbè beccatevi questo elenco
sconclusionato. Di molti artisti avrei voluto inserire tutta la discografia, ma
mica devo scrivere una enciclopedia musicale. Buon ascolto.
· Are you experienced - 1967- Jimi
Hendrix
· Appetite
for destruction -1987- Guns n’ Roses
· The
dark side of the moon -1973- Pink Floyd
· Nevermind
-1991- Nirvana
· Ten
-1991- Pearl Jam
· Janis
Joplin’s greatest hits -1973- Janis Joplin
· Led
Zeppelin II -1969- Led Zeppelin
· Velvet
underground & Nico -1967- Velvet Underground
· Under
a blood red sky -1983- U2
· Abbey
Road -1970- Beattles
·
Storia
di un impiegato -1973- Fabrizio De Andrè
·
Va
bene, va bene cosi -1984- Vasco Rossi
·
Hai
paura del buio -1997- Afterhours
·
Invisible
touch -1986- Genesis
·
Some
girls -1978- Rolling Stones
·
Kind
of blue -1959- Miles Davis
· Rage
against the machine -1992- Rage against the machine
· Genius
+ Soul = Jazz Live -1961- Ray Charles
· Enjoy
CCCP -1994- CCCP
· London
calling -1979- Clash
· Never
mind the bollocks, here’s the sex pistols -1977- Sex Pistols
· OK
computer -1997- Radiohead
· Banana
Republic -1979- Dalla & De Gregori
· Buena
Vista Social Club -1996- Afro-cuban all star
· The
soft parade -1969- The Doors
· Grace
-1994- Jeff Buckley
·
The best of …-1996- Paolo Conte
domenica 24 giugno 2012
Mare nostrum
“Chiamatemi Ismaele. Qualche anno fa – non importa quanto di preciso –
denaro in tasca poco o niente, nulla di speciale a trattenermi a terra, pensai
di viaggiare un pò per mare e di vedere la parte acquatica del mondo” Herman
Melville, Moby Dick
La piccola storia di
questo post ha inizio venerdi sera, quando dopo una vera giornata alcoolica,
ormai dilaniato dalla birra e dallo zimino, verso le 5 e 30 del mattino in
compagnia di un amico e del fedele “motorzoomer” sono rientrato a casa,
traballante e incerto sui passi. Inutile dire con che facilità sono crollato
sul letto, è inutile raccontare le dimensioni del cecio il sabato
mattina. Ma ecco verso le 10 la
telefonata della svolta, “andiamo in barca?”. Minchia con questo cecio la barca
può essere veramente pericolosa. Sono pronto in 5 minuti. La giornata è
soleggiata, durante il breve viaggio verso il porticciolo, è straoridinario
ammirare la campagna e notare che ormai il giallo e l’arancio stanno prendendo
il sopravvento sul verde dei campi, e si, mi sa che è arrivata l’estate. Dopo
aver riempito la cambusa e aver armato il genoa, siamo pronti. “Bebek” prende
il largo. Il cecio ancora incalza, ma la piacevole brezza proveniente da
ponente e il dolce rullio acquatico iniziano ad affievolire quel malore. Eccoci
finalmente in rada, lo skipper da l’ordine di buttare l’ancora, due minuti per
controllare che non stia arando, e siamo pronti. L’avevo sublimato,
aspettandolo con pazienza, il momento del primo bagno è finalmente arrivato...
CIAFF!!! in acqua, orgasmo puro... In un micro secondo cecio passato, pensieri
out, solo io e il mare, in silenzio a godermi quel momento irripetibile. Ce ne
saranno altri durante l’estete ma questo è il fottuto primo bagno. Fin da
piccolo il mare mi ha sempre attirato è un richiamo particolare molto forte e
speciale. Ogni volta che la mia mente è ferma a un novembre umido e
piovigginoso, un modo per combattere quella malinconia è pensare al mare e al
piacere che provo nello stargli immerso. Una bella spiaggia con acqua verde
smeraldo, i Led Zeppelin che suonano per me, tutte le birrette che voglio, ben
gelate, servitemi da Kim Basinger in bikini. E’ cosi che mi immagino il
paradiso. Che ne dite?. La giornata è stata di quelle speciali, è stato
rilassante, pranzare sotto il tendalino, prendere un caffè e ciaramiddare “delle
donne, del tempo e del governo” con lo skipper, tutto ciò mentre il mare ci
cullava dolcemente. La giornata è finita troppo presto, sarebbe stato bello durasse di più,
ma in fondo è un giorno in meno che mi separa dal mio prossimo primo bagno….
mercoledì 20 giugno 2012
De Ranke Saison "De Dottignies"
Le saison, oggi prodotte tutto l’anno,
una volta erano birre prodotte alla fine dei mesi freddi, per essere poi
consumate d’estate al tempo della mietitura. Lo scopo era quello di creare una
birra dissetante e rinfrescante per le lunghe giornate in campagna. La “De
Dottignies”, dell’azienda belga De Ranke, è appunto questo, ha un colore bello
dorato e una schiuma bianchissima, stappandola si avvertono odori di frutta
gialla, miele e una leggera pepatura. Il gusto è molto simile all’aroma, si
sente il dolce del miele per lasciare spazio al limone e al luppolo
leggermente tostato. Me la sono gustata in terrazzo, durante una giornata
abbastanza calda, con un ottima bruschetta al pomodoro, è andata giù che era
una meraviglia, se ne avessi avuta qualcuna in più ci avrei fatto tutto il
pranzo. Perché il bello di questa birra è che ci sta bene con tutto, i suoi
pochi gradi (5,5%) ti consentono di approfittarne e darci dentro. E’ la
classica “birretta sociale” da sbornia con gli amici. Provare per credere.
sabato 16 giugno 2012
Brewdog "Chaos Theory" IPA
Questa volta siamo in
Scozia, presso la Brewdog, azienda che in pochi anni è diventata una realtà
mondiale del brewing. La “Chaos Theory” è una IPA (anche se i due produttori la
definiscono una Pacific Pale Ale), nata casualmente dall’utilizzo di un luppolo
“folle” neozelandese e alcuni esperimenti. Quindi non poteva che avere questo
nome “teoria del caos”. Me la sono gustata tra una partita e l’altra di questi
europei di calcio, approfittando della bella giornata, seduto tranquillamente
nel mio terrazzo, accompagnandola con due olivette ascolane. Nella tazza appare
abbastanza ambrata con una schiuma molto consistente, ma è il primo assaggio
che è qualcosa di speciale, da subito il palato viene avvolto da un sapore di
frutta tropicale (tipo ananas e mango) poi si avvertite l’amaro deciso del
luppolo, per finire con un retrogusto di pompelmo, un pò meno amarognolo e
molto piacevole. Ho capito perché l’hanno chiamata cosi, non si capisce nulla
di quello che stai bevendo. Ma per quanto ne possa capire io appassionato alle
prime armi, con un palato più industriale che fine, mi è sembrata bilanciata.
Tutto ciò con una gradazione di 7,1%. Ne ho bevuta qualcuna e non m’impotra se
la chiamano Pacific o India, Pale Ale, l’unica certezza e che la “Chaos Theory” è buona.
giovedì 14 giugno 2012
Great Divide "Titan" IPA
mercoledì 13 giugno 2012
Meditate gente, meditate
Una mattina di
parecchi anni fa durante una “feria” con alcuni compagni di classe decidemmo di
comprare delle birre, ormai eravamo alle superiori, il mondo era ai nostri
piedi, ci sentivamo grandi, quindi si doveva assolutamente procedere con
l’iniziazione ai vari piaceri della vita. Quella mattina ci toccò la birra.
Credo comprammo 2 bottiglie a testa di dreher, oltretutto bollenti da far
schifo. Il risultato di quel mattinè non fu incoraggiante, ma segnò
indelebilmente un cammino. Il primo sorso fu quasi deprimente un cavolo di
sapore e un live bruciore alla gola, poi il secondo già un pò meglio, poi il
terzo e cosi via. Fu la prima di una lunga serie di sbornie. Da quel giorno
birra sotto i ponti ne è passata tanta, ne ho bevuto di tutti i tipi, bionde,
rosse scure, calde, fredde, gelate, scadute, crude, pastorizzate e non, sgasate,
gasatissime, ecc. ecc.. Le ho bevute per socializzare, per festeggiare, perché
ero triste, per dimenticare, per sconfiggere la timidezza e rimorchiare, per
fermare un momento, ma anche solo ed esclusivamente per prendermi una sbornia.
Mi è sempre piaciuta quella sensazione che ti da la birra dopo averne bevuto alcuni
bicchieri, quello stato mentale di leggerezza e propensione alla spensieratezza
e alla convivialità, è un vero piacere per il corpo e la mente. E’ figo
affrontare i discorsi da bancone con quello strano effetto in testa, il
problema è, che a volte non riesci proprio a parlare e alla fine non te li
ricordi. Ma questo è un altro problema. Comunque a parte elogiare questa
antichissima bevanda e la sua straordinaria miscela di acqua, malto e luppoli,
negli anni ho imparato ad apprezzare le buone birre. Lontano dal voler fare il
saputello o il saccente, mi è venuta in mente l’idea di proporre attraverso
questo blog alcune birre. Cercherò, nella speranza di essere credibile, di fare
una recensione, non necessariamente delle migliori, ma quelle che ogni tanto compro
e bevo in pace e tranquillità. Quelle come direbbe qualcuno “birre da
riflessione”, e non da sbornia (costerebbe troppo). D’altronde è uno sporco lavoro
e qualcuno dovrà pur farlo. Già da domani mi muoverò per affrontare la prima
degustazione. A presto….
lunedì 11 giugno 2012
Vecchie amiche
E’ una cosa innata.
Ricordo che fin da bambino mi sono sempre soffermato a osservare i mazzi di
carte, ho sempre amato la bellezza di quelle figure e i segni che le caratterizzano.
Da piccolo stavo ore a guardare i grandi farlo, in particolar modo mio nonno,
mi sedevo li, al suo fianco e controllavo ogni mossa, ogni giocata, ogni
situazione. E’ stato lui a insegnarmi a giocare a scopa e trasmettermi
questa passione per le carte. Ci giocherei ovunque, non importa dove mi trovo o
con chi sono, se qualcuno mi propone una partitella a carte non riesco a dire
di no. Scatta una molla nel cervello, a quel punto devo giocare, non importa
il gioco. Io gioco, sempre. Le carte hanno un fascino particolare, un non so
che di magico, o come sostengono in molti qualcosa di esoterico. Basterebbe
fermarsi a osservarle un po per trovarci simbologie strane e poteri
universali. Ma non voglio entrare in questo genere di discorsi. Deprecate da
parecchi, ma adorate alla follia da molti. Secondo i puritani sarebbero il simbolo
del diavolo e strumento di perdizione, ma per i disgraziati come me sono splendide
amiche ammaliatrici. Tutti se ne innamorano, tutti hanno la loro carta
preferita o portafortuna. Tutti ci giocano, comunque, e tutti vincono, ma
chissà perché le partite che ricordi di più sono quelle che perdi. A volte
proprio non girano e tu sei li nervoso ad aspettare che l’avversario faccia un
errore, ma quando hai quelle giuste, sono cazzi, non ce ne proprio per nessuno.
Diventi strafottente, inizi a prendere per il culo l’avversario, anche se fondamentalmente tu non hai fatto
molto, ma è stata la sorte ha farti avere quelle giuste. Le carte sono
socievoli, in ogni situazione ci stanno bene. A quanti di voi sarà capitato di
trascorrere qualche serata in famiglia o tra amici giocando a carte? Ecco
proprio in una di queste serate, durante una mano di mariglia, con amici e un
boccione di vino, mi è venuto in mente di scrivere questo post. Non so perché
abbia iniziato a scriverlo, e quale sia stato veramente il motivo per spingermi a
farlo? Probabilmente è bastato semplicemente il fatto che stessi bene e mi stavo divertendo.
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