L’ho sempre fatto e continuo tuttora a
farlo. Quando vado in giro a cazzeggiare, quando ho un appuntamento ed esco in
anticipo, quando ho voglia di starmene un pò per i cazzi miei, quando ci vado semplicemente
apposta. Vado in libreria. E’ una cosa che mi rilassa ma allo stesso tempo mi
da forza. Andare in libreria è come incontrare il tuo pusher fidato, è perdersi
per qualche minuto tra gli scafali e scoprire qualcosa di inaspettato, è un viaggio silenzioso nel rumore del mondo,
è comprare un libro. Considero i libri strumenti democratici e critici: sono
molti, spesso si contraddicono, ma consentono di scegliere e di ragionare, per
questo sono sempre stati avversati dai tiranni teocratici, censurati, proibiti,
non di rado bruciati sul rogo insieme ai loro autori. La persecuzione contro i
libri è propria di tutti i regimi dispotici, e basterebbe questo per farci
amare la lettura. Leggere non sarebbe una passione se non ci fossero i grandi
libri, quelli che non si dimenticano e che ci accompagnano per molto tempo dopo
che li abbiamo terminati. E' come se le pagine di un libro potessero toccarti
l'anima. A volte una frase, una parola sembrano scritte apposta per te, la
rileggi più volte, sai che ti ha colpito, e che ti ha comunicato qualcosa. Allora pensi:
“ma che cazzo… questo autore mi ha spiato… ma è impossibile l’ha scritto anni
fa… ha la macchina del tempo… boh boh… che strano…”. Invece poi scopri che in
tutti i libri nell'angolo più oscuro del capitolo, c'è una frase scritta
apposta per te. Perché i libri sono vita ed esperienze umane che qualcuno prima
di te ha già vissuto. La bellezza dei libri sta proprio nei segreti che essi
celano, diversi per ognuno di noi.
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
mercoledì 30 maggio 2012
mercoledì 23 maggio 2012
Tradizioni familiari
Ricetta di
nonna Fausta
Dati tecnici:
· grado di difficoltà: medio
· tempo di preparazione: 1h e 45 minuti
· tempo di cottura: 2/3 minuti, comunque appena gli gnocchi salgono a galla
Ingredienti per 6 persone:
· 1 kg di patate a pasta bianca,
abbastanza farinosa
· 250/300 gr. di farina di grano duro
· 1 uovo
· Sale q.b
Preparazione:
· La prima cosa da fare è preparare le patate: lavatele e, senza sbucciarle, mettetele in
una pentola con dell'acqua salata e
lasciatele bollire. Appena cotte ritirarle, fatele leggermente raffreddare,
spellatele e passatele allo schiacciapatate in un’ampia ciotola. Unite la
farina ben setacciata, l’uovo, un pizzico di sale e impastate fino ad
amalgamare accuratamente gli ingredienti e ottenere un impasto soffice ed
elastico. Quindi, su un tagliere di legno ben infarinato dividete l'impasto in
tanti filoni dello spessore di 2-3 centimetri
e iniziate a tagliare i vostri gnocchi riponendoli su una superficie o un
vassoio infarinato. Per finire, praticate le caratteristiche rigature degli
gnocchi facendo scivolare ogni gnocco sulla forchetta e schiacciando
delicatamente col pollice, ma non troppo. Lasciate riposare i vostri gnocchi,
dopodichè fateli cuocere in una pentola abbastanza grande con l'acqua salata e scolateli quando saliranno a galla. Preparate
il condimento che più vi piace e condite i vostri gnocchi.
lunedì 21 maggio 2012
Hasta siempre comandante
Frequentavo la scuola
media quando nacque la moda di pasticciare gli zainetti, attaccarci adesivi e
soprattutto spillette. A quell’età non ti puoi permettere un solo errore, se
fai qualcosa di sbagliato, o dici qualcosa di sbagliato, o non sei come gli
altri, vieni escluso socialmente. Questa
fu la causa scatenante che quel pomeriggio di scuola media (non ricordo in che
classe ero) mi spinse ad uscire in cerca di ammennicoli da attaccare al mio
zaino ancora vergine. Dopo aver camminato in lungo e largo per le strade di
Sassari, sentendomi più grande di quel che ero, capitai all’emiciclo. Non era
come lo si vede ora, all’epoca, ricorderanno quelli della mia generazione, ci
arrivavano i pullman da tutta la sardegna, ma la cosa più importante di quel giorno
era che, in maniera stanziale, erano sempre presenti delle bancarelle. Bancarelle
piene di chincaglierie, giocattoli per bambini, musicassette di ambigua
provenienza ma soprattutto spillette dei gruppi rock. Perciò intenzionato a
spendere tutta la mia paghetta iniziai una selezione accurata per scegliere le
più fighe da esporre. Una in particolare colpi subito la mia attenzione, aveva
lo sfondo rosso e al centro vi era un personaggio, con un volto scuro e un
basco in testa, la presi subito senza sapere chi fosse, quasi ipnotizzato. Attaccai
quella e altre spillette allo zaino ignaro di quel che rappresentava. Fu una
zia a chiedermi se sapevo chi fosse quel personaggio, io risposi: è un cantante….
Solo dopo aver terminato di ridere mi disse che quello era Che Guevara…. C’è
cosa? Risposi io, da perfetto ignorante…. Lei: è un rivoluzionario, un
guerriero, uno che ha lottato, informati prima di esporre qualcosa…. Che figura
di merda, cazzo avevo un rivoluzionario sullo zaino e non lo sapevo, altro che
gruppi rock, questo fa più figo ancora. Dovevo informarmi, dovevo sapere.
Iniziai a leggere e a raccattare informazioni di ogni genere, più leggevo più mi interessava, alla fine arrivarono
altri libercoli, prestati e poi mai restituiti ai miei zii. Finalmente sapevo. Nacque
la passione per il “Che”, per la sinistra e per il comunismo. Non si può dire
che la mia politica si sia formata in quegli anni, c’è voluto tempo, ma quell’immagine
triste ha dato la scintilla, e da quel momento in poi il “Che” non mi ha più
abbandonato. Non starò qui a tediarvi sulle imprese del “Che”, sul suo pensiero
ribelle, sulla sua unicità o sull’intensità dei suoi scritti. Non sono un
biografo. Il “Che” mi ha trasmesso la passione travolgente che metto nelle cose
a cui tengo, è molto difficile da spiegare, e non credo interesserebbe a molti,
ma credo che abbia condizionato molto le mie scelte, le mie decisioni e i miei
comportamenti, giusti o sbagliati che siano, sono diventato cosi, dopo un percorso a cui ha partecipato anche
Lui. Ma non voglio fare dei discorsi politici o
romantici, volevo solo raccontarvi di quel pomeriggio, quando io e il “Che” ci
siamo conosciuti per la prima volta.
mercoledì 16 maggio 2012
Quello che non c'è
Ho questa foto di pura
gioia. E' di un bambino con la sua pistola. Che spara dritto davanti a se. A
quello che non c'è. Ho perso il gusto, non ha sapore. Quest'alito di angelo che
mi lecca il cuore. Ma credo di camminare dritto sull'acqua e, su quello che non
c'è. Arriva l'alba o forse no. A volte ciò che sembra alba, non è. Ma so che so
camminare dritto sull'acqua e, su quello che non c'è. Rivuoi la scelta, rivuoi
il controllo, rivoglio le mie ali nere, il mio mantello. La chiave della
felicità è la disobbedienza in se, a quello che non c'è. Perciò io maledico il
modo in cui sono fatto, Il mio modo di morire sano e salvo dove m'attacco. Il
mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia. Quello che non c'è. Curo le
foglie, saranno forti, se riesco ad ignorare che gli alberi son morti. Ma
questo è camminare alto sull'acqua e, su quello che non c'è. Ed ecco arriva
l'alba so che è qui per me. Meraviglioso come a volte ciò che sembra non è.
Fottendosi da se, fottendomi da me. Per quello che non c'è. Per quello che non
c’è. Per quello che non c’è. Per quello che
non c’è.
mercoledì 9 maggio 2012
Sloncha
Il 3 maggio finalmente
è arrivato. E’ stato uno tzunami improvviso e catastrofico, uno schiaffo
ricevuto da mike tyson, una pallonata
sulla schiena arrivata da roberto carlos, una serie di emozioni e ricordi che in un
attimo mi hanno invaso senza pietà. Ritornare ancora una volta a dublino è
stato proprio cosi. Ci sono posti nel mondo a cui ognuno di noi è legato in
qualche maniera, posti che si sente dentro, posti che porta nel cuore, posti
che gli ricordano momenti più o meno belli, posti che gli hanno graffiato
l’anima, non necessariamente della propria terra, posti lontani e remoti. Beh
dublino e l’irlanda sono posti che mi
hanno stregato sin da subito. Ci ho vissuto e passato bei momenti, momenti che
non torneranno più, ma ci sono ritornato e ne ho vissuto di nuovi, altrettanto
irripetibili, e sono sicuro che anche
questa volta tornerò a casa con ricordi unici e speciali….. La prima pinta di guinness
bevuta avidamente all’aeroporto e l’attraversare la città fino al b&b mi
hanno trasmesso una forte energia (voglia di ubriacarmi), infatti dopo appena 3
minuti aver depositato il bagaglio,
insieme alla greffa siamo già al “the celt” per bere la migliore guinness della
città. E’ ancora presto ma non ci frega niente, le pinte scorrono veloci una
dietro l’altra e scendono che è un vero piacere, dopo un paio di ore siamo
ancora la dentro e non c’è attimo di flessione. La guinness è il simbolo dell’intero
paese, questo scuro e cremoso nettare d’ambrosia è unico al mondo ed è
innegabile che una pinta bevuta in
irlanda ha un gusto infinitamente migliore che se spillata in qualsiasi altra
parte del mondo, quindi dobbiamo assolutamente sfruttare questa situazione. Si
beve, si beve e si continua a bere, il ritmo è serrato e nessuno ha cedimenti.
Siamo pronti per temple bar. Non starò a fare un inutile elenco dei pub dove
siamo entrati o di quelli dove non ci hanno fatto entrare. Ma cazzo se è stato bello. Dublino ha un aria
speciale, affascinante, ti spinge anche se il tuo umore non è dei migliori,
alla spensieratezza e al divertimento. Nella vita ci vogliono questi momenti,
bisogna mollare la solita routine quotidiana, farsi a pezzi a dublino con un
gruppo di amici è una cosa che aiuta a superare i periodi di merda che ognuno
di noi attraversa. E’ servito veramente non ricordo un nostro viso triste o
corrucciato, forse deforme ma certamente non triste. Poi non ricordo più molto,
il resto del viaggio è stato: cori da stadio dentro i pub, pinte, cori da
stadio passeggiando per temple bar, pinte, risate, pinte, sculacciate, pinte,
montenegro, pinte, dirty sanchez, pinte,
musica folck, pinte, manovre di jones,
pinte, una boccetta magica, pinte, rodeo e pinte, uno che voleva dare una
craniata, pinte, michael douglas di noi altri, qualche altra pinta, un dito
sanguinante, ancora pinte e dopo altre pinte. Dovremo anche aver visto una
chiesa, o era un pub, o entrambe le cose, boh!! Grazie a chi c’era e a chi ci
ha dato dentro, ci vediamo al trigesimo…. Sloncha!!
mercoledì 2 maggio 2012
Scritta nel 1972, vissuta nel 2012
“Una brutta giornata chiuso in casa a pensare, una vita
sprecata, non c’è niente da fare, non c’è via di scampo, quasi quasi mi faccio uno shampoo. Uno shampoo?”. Cosi cantava il grande giorgio gaber
in una sua canzone del 1972, chi l’avrebbe mai detto che oggi avrei passato una
giornata simile a quella cantata dal signor g. “Una strana giornata, non si muove una foglia, ho la testa ovattatta,
non ho neanche una voglia, non c’è via di scampo: si, devo farmi per forza uno
shampoo. Uno shampoo? Si uno shampoo”. Ho passato il pomeriggio a guardare il
soffitto, tanto, forse troppo, a differenza del testo una voglia l’ho avuta.
Per dirla tutta più che altro era un desiderio, ma talmente complicato e impossibile da realizzare, che tale è rimasto per tutta la serata. “Schh… scende l’acqua, scroscia l’acqua
calda, fredda, calda… giusta! Shampoo rosso, giallo, quale marca mi va meglio…
questa! Schiuma, soffice, morbida, bianca, lieve, lieve, sembra panna sembra
neve… La schiuma è una cosa buona, come la mamma, che ti accarezza la testa
quando sei triste e stanco, una mamma enorme, una mamma in bianco!”. Il
pomeriggio è passato lento e malinconico, quasi fosse una giornata uggiosa, ma
tale non era. Dopo aver cenato, ascoltato un po’ di musica e cazzeggiato al
computer, ho deciso, senza averne troppa voglia, ma giusto per rilassarmi e
porre fine a questa giornata, di andare a dormire. “Sciacquo, sciacquo, sciacquo… Seconda passata. Son convinto che sia
meglio quello giallo senza… canfora! I migliori son più cari perché sono anti…
forfora!”. Invece, ecco la fedele compagnia di una vita, ormai ci
conosciamo bene, in questo periodo viene a trovarmi abbastanza spesso. E’
ammagliante e seducente come le prime volte e nonostante tutti i miei sforzi
per combatterla, alla fine vince lei. Benvenuta insonnia. “Schiuma, soffice, morbida, bianca, lieve, lieve, sembra panna sembra
neve…La schiuma è una cosa sacra, è una cascata di latte, che assopisce questa
smania tipica italiana, è una cosa sacra: come una vacca indiana!”. Pensieri,
desideri, assilli più o meno grandi e ancora pensieri, tutti insieme a roteare nella mia testa. Cazzo cervello
spegniti! Purtroppo il tasto on-off non esiste. Mi alzo e inizio a scrivere,
questo è il risultato, questa è la mia cazzo di giornata. Dovevo seguire il
consiglio e farmi uno shampoo. “Sciacquo,
sciacquo, sciacquo… fffffff…fon!”
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