Discorso di Fidel Castro a nome del Movimento dei “Paesi Non Allineati”
tenuto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dell’ONU, il 12 ottobre 1979.
Egregio Signor Presidente. Egregi rappresentanti della comunità mondiale.
Non sono venuto a parlare di Cuba. Non vengo a rappresentare in seno a
questa assemblea la denuncia delle aggressioni di cui è stato vittima il nostro
piccolo ma degno paese per ben 20 anni. Non vengo nemmeno a ferire con
aggettivi non necessari il vicino potente nella sua propria casa. La VI
conferenza dei Capi di Stato e di Governo dei “Paesi Non Allineati” ci ha
incaricato di presentare presso la Nazioni Unite l’esito delle sue
deliberazioni e gli atteggiamenti che ne derivano. Siamo in 95 i paesi di tutti
i continenti, che rappresentiamo la stragrande maggioranza dell’umanità. Siamo
uniti dalla determinazione di difendere la collaborazione tra i nostri paesi,
il libero sviluppo nazionale e sociale, la sovranità, la sicurezza,
l’uguaglianza e l’autodeterminazione. Siamo uniti nell’impegno di cambiare
l’attuale sistema di relazioni internazionali, basato sull’ingiustizia, la disuguaglianza
e l’oppressione. In politica internazionale, siamo un fattore globale autonomo.
(…..) Noi, i Paesi Non Allineati, ribadiamo la necessità d’eliminare l’enorme
disuguaglianza tra i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo. Perciò
lottiamo per debellare la povertà, la malattia e l’analfabetismo di cui
soffrono ancora centinaia di milioni di esseri umani. Aspiriamo a un nuovo
ordine mondiale basato sulla giustizia, l’equità e la pace, che sostituisca il
sistema ingiusto e diseguale che prevale oggi, nel quale, secondo quanto si
proclamò nella dichiarazione dell’Avana, “la ricchezza è ancora centrata tra le
mani di alcune potenze le cui economie, fondate sullo spreco, si mantengono
grazie allo sfruttamento dei lavoratori e al trasferimento e il saccheggio
delle risorse naturali e altre risorse dei popoli dell’Africa, dell’America
Latina ,dell’Asia e di altre regioni del mondo”. Tra gli argomenti da dibattere
in questo periodo di sessione all’Assemblea Generale la pace è al primo posto
delle nostre preoccupazioni. La ricerca della pace è anche un’aspirazione del
movimento dei Paesi Non Allineati, ciò che è stato esaminato nella VI
conferenza. Tuttavia la pace, per i nostri paesi è indivisibile. Vogliamo una
pace ugualmente vantaggiosa a tutti, vale a dire, ai grandi e ai piccoli, ai
potenti e ai deboli, che abbracci tutti
gli ambiti del mondo e che sopraggiunga tutti i cittadini. I Paesi Non
Allineati, dalla loro fondazione, proclamano che i principi della coesistenza
pacifica devono essere la pietra angolare delle relazioni internazionali, essi
sono alla base del consolidamento della pace e della sicurezza internazionale,
della riduzione della tensione e dell’espansione di questo processo a tutte le
regioni del mondo e in tutte le relazioni, e devono essere applicati
universalmente nelle relazioni tra gli stati. Ma nello stesso tempo, il VI
Vertice pondera che tali principi attinenti alla coesistenza pacifica
contengono anche il diritto dei popoli
sottomessi alla dominazione straniera e coloniale all’autodeterminazione,
all’indipendenza, alla sovranità, all’integrità territoriale degli Stati, al
diritto di ogni paese a metter fine all’occupazione straniera, all’acquisizione
dei territori con la forza e a scegliere il loro sistema sociale, politico ed
economico. Solo così la coesistenza
pacifica potrà essere alla base di tutte le relazioni internazionali. Non
ci si può negare che esaminando la struttura del mondo contemporaneo si costata
che tali diritti dei nostri popoli non sono ancora garantiti. Noi, i Paesi Non
Allineati, sappiamo quali sono i nostri nemici storici, da dove vengono le
minacce e come dobbiamo combatterle. Per tale motivo abbiamo decisi all’Avana
di riaffermare che: “La quintaessenza
della politica di non allineamento, secondo i principi originali e
fondamentali, implica la lotta contro l’imperialismo, il colonialismo, il
neocolonialismo, l’apartheid, il razzismo, incluso il sionismo e qualsiasi
forma d’aggressione, occupazione, dominazione, ingerenza oppure egemonie
straniere, nonché la lotta contro le politiche delle grandi potenze e blocchi”.
Così si capisce anche che la Dichiarazione dell’Avana abbina la lotta per la
pace “all’appoggio politico , morale e materiale ai movimenti di liberazione
nazionale e alla realizzazione di azioni comuni per eliminare la dominazione
coloniale e la discriminazione raziale” (…..)
Signor Presidente.
La questione del Medio Oriente è, senz’altro, una delle situazioni più
allarmanti nell’epoca contemporanea. Il VI Vertice l’esamina nei suoi due
volti. Da una parte, la conferenza
riafferma che la determinazione d’israele di continuare la sua politica di
aggressione, espansionismo e insediamento coloniale nei territori coloniali,
con l’appoggio degli stati uniti, è una grave minaccia alla pace e alla
sicurezza mondiali. Ugualmente, la conferenza esamina dal punto di vista dei
diritti dei paesi arabi e della questione palestinese. Per Noi, i Paesi Non
Allineati, la questione palestinese è il nocciolo del problema del Medio
Oriente, cioè, fa parte del tutto quindi è impossibile risolverla
separatamente. La base della pace nella regione comincia con il ritiro
complessivo e incondizionato di israele dai territori arabi occupati e
presuppone per il popolo palestinese la restituzione di tutti i territori
occupati e il recupero dei suoi diritti nazionali inalienabili, incluso il
diritto al rientro nella sua patria, all’autodeterminazione e allo stabilimento
di uno Stato indipendente nella Palestina, nei limiti della Risoluzione 3236
dell’Assemblea Generale. Quanto sopra indica l’illegalità e la nullità delle
misure adottate da israele nei Territori Palestinesi e arabi occupati, nonché
lo stabilimento delle colonie o insediamenti nei Territori Palestinesi e arabi,
il cui smantellamento immediato è un’esigenza per trovare una soluzione al
problema. Come dissi nel mio discorso al VI Vertice:“ … non siamo dei fanatici.
Il movimento rivoluzionario si è formato nell’odio alla discriminazione
razziale e ai programmi di qualsiasi tipo, dal più profondo delle nostre anime,
rifiutiamo con tutte le nostre forze la spietata persecuzione e il genocidio
scatenato dal razzismo contro il popolo ebraico. Tuttavia non c’è niente di più
simile nella nostra storia contemporanea che lo sgombero, la persecuzione e il
genocidio che portano avanti oggi l’imperialismo e il sionismo contro il popolo
palestinese. Privati delle loro terre, cacciati dalla loro patria, dispersi per
il mondo, perseguitati e assassinati, gli eroici palestinesi sono un esempio
impressionante d’abnegazione e patriottismo, e sono il simbolo vivente del
crimine più grande della nostra epoca” ( …..)