Relax: sostantivo
dal verbo imglese (to relax), dal latino (relaxare)
Stato umano naturale, non alterato da tensioni psicofisiche. Rilassamento
fisico e/o mentale. Riposo, distensione, svago.
Canzone del gruppo inglese “Frankie goes to Hollywood” pubblicata come singolo d’esordio nel 1983.
Due settimane o giù di li. Non di più. Da qualche anno ho smesso di passare gran parte dell’estate nel mio “buen ritiro” all’Isola Rossa. Va così, il posto è cambiato e sono cambiato io. Non sopporto più la sabbia, il sole, la salsadine ma sopra ogni cosa la gente. I turisti cafoni, maleducati e incivili. Le grida, gli schiamazzi, i bambini, gli scivoli d’acqua, il morboso cementificare, i baretti sulla spiaggia diventati ristoranti, gli spaghetti con le vongole a 20£ (prezzo minimo), ecc… ecc… Ormai l’Isola Rossa è diventata una relazione tossica. Una di quelle cose che sai che ti fa star male ma continui imperterrito a prendere, perchè non ne puoi più fare a meno. Ma porca troia amo quel posto. Sono legatissimo e vorrei, una volta morto, che le mie ceneri vengano sparse proprio li. Amo i tramonti a Marinedda quando la spiaggia si svuota. Adoro andare in paese per far colazione e poi passare in pescheria. Mi piace bere un gin tonic dopo cena al “bar del porto”. Adoro le amicizie e le birrette bevute insieme. Amo non accendere mai la tv e il silenzio la sera (sempre meno). Mi piace fare “schifo” (ahahahah Valaaaaa) e leggere un libro in santa pace. Come sempre, come quest’estate. Dai parliamone. Ho letto il romanzo d’esordio, del 2019, di Alan Parks, autore scozzese, che ha dedicato a Glasgow e all’ispettore Mc Coy una serie di romanzi noir per ogni mese dell’anno (siamo arrivati a giugno). “Gennaio di Sangue” è il primo. Un classico poliziesco che si legge molto volentieri, specialmente nelle piacevoli serate estive, quando il caldo molla la sua presa e un rivolo di brezza fresca regala attimi di sollievo. Non come a Glasgow dove a gennaio c’è un freddo da cagarsi. Bisogna bere (tanto) e drogarsi quanto basta. Lo fanno quasi tutti i personaggi di questo thriller ambientato, appunto, in una città grigia, nebbiosa e fredda. Protagonista silenziosa delle malefatte umane, in cui sangue e depravazioni fanno da sfondo all’indagine investigativa di Harry Mc Coy e del novellino Wattie. La vicenda, che si svolge nell’arco di un mese (gennaio 1973), ha tutti gli ingredienti classici di un buon poliziesco; violenza, percosse, corruzione, taccuini per appunti, disobbedienze agli ordini, congiure, potere e abuso di potere, edifici fatiscenti, decadenza, miseria, ecc… ecc… Vorrei dirvi di più ma toglierei tutto il gusto tipico di questo genere di lettura (non si spoilera), comunque l’assassino è il maggiordomo col candelabro nello studio (ahahahahah). Mi è piaciuto? Beh, direi proprio di si. Questo primo lavoro di Parks mi ha convinto. E’ stato un bel viaggio e un ottimo compagno nelle sere estive a Paduledda. Sono pronto per “Il figlio di Febbraio”, “L’ultima canzone di Bobby March”, “I morti di Aprile” e cosi via. Glasgow arrivo!!!
Canzone del gruppo inglese “Frankie goes to Hollywood” pubblicata come singolo d’esordio nel 1983.
Due settimane o giù di li. Non di più. Da qualche anno ho smesso di passare gran parte dell’estate nel mio “buen ritiro” all’Isola Rossa. Va così, il posto è cambiato e sono cambiato io. Non sopporto più la sabbia, il sole, la salsadine ma sopra ogni cosa la gente. I turisti cafoni, maleducati e incivili. Le grida, gli schiamazzi, i bambini, gli scivoli d’acqua, il morboso cementificare, i baretti sulla spiaggia diventati ristoranti, gli spaghetti con le vongole a 20£ (prezzo minimo), ecc… ecc… Ormai l’Isola Rossa è diventata una relazione tossica. Una di quelle cose che sai che ti fa star male ma continui imperterrito a prendere, perchè non ne puoi più fare a meno. Ma porca troia amo quel posto. Sono legatissimo e vorrei, una volta morto, che le mie ceneri vengano sparse proprio li. Amo i tramonti a Marinedda quando la spiaggia si svuota. Adoro andare in paese per far colazione e poi passare in pescheria. Mi piace bere un gin tonic dopo cena al “bar del porto”. Adoro le amicizie e le birrette bevute insieme. Amo non accendere mai la tv e il silenzio la sera (sempre meno). Mi piace fare “schifo” (ahahahah Valaaaaa) e leggere un libro in santa pace. Come sempre, come quest’estate. Dai parliamone. Ho letto il romanzo d’esordio, del 2019, di Alan Parks, autore scozzese, che ha dedicato a Glasgow e all’ispettore Mc Coy una serie di romanzi noir per ogni mese dell’anno (siamo arrivati a giugno). “Gennaio di Sangue” è il primo. Un classico poliziesco che si legge molto volentieri, specialmente nelle piacevoli serate estive, quando il caldo molla la sua presa e un rivolo di brezza fresca regala attimi di sollievo. Non come a Glasgow dove a gennaio c’è un freddo da cagarsi. Bisogna bere (tanto) e drogarsi quanto basta. Lo fanno quasi tutti i personaggi di questo thriller ambientato, appunto, in una città grigia, nebbiosa e fredda. Protagonista silenziosa delle malefatte umane, in cui sangue e depravazioni fanno da sfondo all’indagine investigativa di Harry Mc Coy e del novellino Wattie. La vicenda, che si svolge nell’arco di un mese (gennaio 1973), ha tutti gli ingredienti classici di un buon poliziesco; violenza, percosse, corruzione, taccuini per appunti, disobbedienze agli ordini, congiure, potere e abuso di potere, edifici fatiscenti, decadenza, miseria, ecc… ecc… Vorrei dirvi di più ma toglierei tutto il gusto tipico di questo genere di lettura (non si spoilera), comunque l’assassino è il maggiordomo col candelabro nello studio (ahahahahah). Mi è piaciuto? Beh, direi proprio di si. Questo primo lavoro di Parks mi ha convinto. E’ stato un bel viaggio e un ottimo compagno nelle sere estive a Paduledda. Sono pronto per “Il figlio di Febbraio”, “L’ultima canzone di Bobby March”, “I morti di Aprile” e cosi via. Glasgow arrivo!!!
Marinedda for ever.
RispondiEliminaCompagno N.