La posizione è quella
classica, da combattimento. Sdraiato sul divano e col telecomando in mano.
Scarrello il menù. Questo no, questo no, questo no, no, no, no, no, un attimo
torna indietro. “Mike Tyson, tutta la
verità” perché no? Sorpresa delle sorprese. Che Iron Mike fosse capace di
qualsiasi cosa già lo sospettavo, ma che addirittura fosse un “One man show”
non c’ero ancora arrivato. Spike Lee, regista del film (e chi se non lui) è
riuscito a tirar fuori un Tyson inedito. Questo docufilm (del 2013) mi ha
veramente stupito. Mike Tyson che racconta Mike Tyson Da solo sul palco di un
teatro di Broadway tiene banco per 90 minuti come il più navigato degli attori teatrali.
Ripercorre la storia della sua vita, dalla gioventù travagliata sino ai
successi e alle controversie durante una carriera già al culmine a soli 20
anni. La sua vita, tra talento e sregolatezza. Dopo di lui il pugilato non è
stato più lo stesso, anzi per molti la parabola di questo sport si è chiusa
proprio con lui. Sfido chiunque tra voi lettori a dirmi (senza consultare il
web ovviamente) chi è in questo momento il campione del mondo dei pesi massimi.
A parte questa piccola, personale digressione sportiva, questo è un show che ha
il sapore di una confessione. Vita complicata, infanzia difficile, guai
giudiziari e carceri, grandi vittorie, cocenti e ripetute sconfitte (non solo
sportive), l’amore per la terza moglie e i figli, e la rinascita. Una magnifica
sorpresa, Mike Tyson commediante spietato, al vetriolo verso se stesso e gli
altri. Un racconto pulp e crudo di situazioni e vicende a cui avrei voluto
assistere personalmente (soprattutto quelli con Brad Pitt e Mitch Green.
Tranquilli non vi svelo niente). Insospettabile, inatteso, imprevedibile e
ancora pauroso. Mike Tyson è ancora una volta campione del mondo!!!
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
domenica 30 novembre 2014
venerdì 28 novembre 2014
In vetta
Era il 4 giugno 2014,
ed era un mercoledì. Eravamo in pochi, stanchi e affaticati. Era l’ultima
partita ufficiale dello scorso campionato. Era stata una partita dura, persa
solo negli ultimissimi minuti. L’avversario era il CMB Porto Torres …….. Dopo
più di cinque mesi il campionato riprende e ironia della sorte o scherzo del
calendario gli avversari per questo esordio stagionale sono ancora i ragazzi di
Porto Torres. Finalmente si scende in campo per una partita vera, una partita
dove contano i due punti, una partita da conquistare col sudore e con i denti. Entrambe
le squadre sono cambiate, noi non particolarmente, solo qualche innesto, loro
sicuramente si sono indeboliti. La palla a due è fissata, al palazzetto di
Porto Torres, per le 21 e 30 ma viene alzata con qualche minuto di ritardo.
Partiamo col quintetto pesante, schierando fin dal primo minuto l’artiglieria
pesante. Il primo canestro, cosi come il secondo sono nostri. Andiamo avanti
nel punteggio e lo resteremo per tutta la partita. Il ritmo non è altissimo,
entrambe le squadre corricchiano, in fin dei conti è la prima, bisogna togliere
un po’ di ruggine. Dopo i primi dieci minuti siamo avanti di 7. 15 a 8. Nel
secondo quarto iniziano le rotazioni in campo, presentiamo qualche quintetto un
po’ squilibrato e nonostante la situazione sia sempre sotto controllo, i
giovani avversari si fanno sotto. All’intervallo siamo sempre avanti ma
soltanto di 3 punti. 25 a 22. Nella ripresa le cose vanno decisamente meglio.
IL terzo periodo si apre all’attacco, segnamo con continuità e la difesa
garantisce un buon break. Prima dell’ultimo periodo siamo avanti 44 a 29. +15.
L’ultimo quarto viene gestito senza infamia e senza lode. Alla sirena il
tabellone dice CMB Poto Torres 44
Impiccababbu 56. Ok abbiamo
vinto, ma quello che ho sentito è un piccolo campanello di allarme. Le
sensazioni sono altalenanti. Ci sono delle cose da registrare al più presto. La
difesa quando decide di chiudersi è quasi impenetrabile (dobbiamo migliorare
ancora sui movimenti e sui tagliafuori). Quello che mi preoccupa di più è
l’attacco, statico e prevedibile. Bisogna muoversi meglio e tutti insieme.
Abbiamo ancora ruggine in alcuni momenti ci complichiamo la vita da soli. Ci
vediamo agli allenamenti!!! Non fasciamoci la testa prima di rompercela. GODIAMOCI la vittoria all’esordio e il primato in classifica. E’ un segnale? Chi ben comincia è un IMPICCABABBU!!!
lunedì 17 novembre 2014
L'ultimo viaggio
Un dialogo musicale
con l’aldilà. Una camminata sonora piena di un suono senza tempo. Un omaggio a
Richard Wrigth. Questo è “The Endless River” l’ultimo sorprendente album dei
Pink Floyd, uscito a vent’anni da “The Division Bell”. Nonostante siano passati
così tanti anni, l’ultima creazione di casa Gilmour, si potrebbe definire
un’appendice dell’album che lo ha preceduto. Per chi non lo sapesse, durante le
sessioni dell’album del 1994, ai Pink Floyd accarezzò l’idea di pubblicare un
doppio album, da una parte le canzoni e dall’altra lo strumentale. Il progetto
fu abbandonato e per vent’anni quelle registrazioni sono state custodite
gelosamente nella cameretta di Gilmour. Più di venti ore di registrazioni che
le sapienti mani dei Pink & Co. hanno sistemato, riarrangiandole,
risuonandole e unendole a nuove performance, fino ad arrivare a cinquanta
minuti di assoluta sperimentazione furibonda. L’album comprende diciotto
canzoni divise in quattro sezioni. Una vera e propria “suite” musicale, dove dominano le pionieristiche tastiere di Rick
Wright alternate alle prepotenti intromissioni della chitarra di Gilmour. Una
conversazione straordinaria con l’indimenticato tastierista morto nel 2008. Il
clima di fondo è una grande malinconia e rappresenta senza dubbio la vera
essenza dei Pink Floyd. Nonostante sia un album strumentale (c’è solo una
canzone cantata) non è un album ambient, non è un disco di sottofondo, non è un
quadro o una tappezzeria, “The Endless River” non funziona così. Ogni nota dei
Pink Floyd sembra scolpita e pensata, è li perché è necessaria. Ho ascoltato
l’album voracemente, col fiato sospeso, aspettando dove sarebbero andati a
finire. Sogno e incubo, come sempre si uniscono e si dissolvono insieme. Un
uomo rema in un fiume di nuvole. Un altro psichedelico straordinario viaggio.
L’ultimo per Richard e le sue tastiere.
sabato 8 novembre 2014
Bluebird
di Charles Bukowsky, tratto da “The
last night of the earth poems” 1992
nel mio cuore c’è un uccello
azzurro
che vuole uscire
ma con lui sono
inflessibile,
gli dico: rimani
dentro, non voglio che
nessuno ti
veda.
nel mio cuore c’è un uccello
azzurro
che vuole uscire
ma gli verso addosso
whisky e aspiro
il fumo delle
sigarette
e le puttane e i
baristi
e i commessi del
droghiere
non sanno che
li dentro
c’è lui.
nel mio cuore c’è un uccello
azzurro
che vuole uscire
ma con lui sono
inflessibile,
gli dico:
rimani giù, mi vuoi
fare andar fuori
di testa?
Vuoi mandare all’aria
tutto il mio
lavoro?
Vuoi far saltare le vendite
dei miei libri in
Europa?
nel mio cuore c’è un uccello
azzurro
che vuole uscire
ma io son troppo
furbo, lo lascio uscire
solo di notte qualche
volta
quando dormono tutti.
gli dico: lo so che ci
sei,
non essere
triste.
poi lo rimetto a
posto.
ma lui li dentro un
pochino
canta, mica l’ho fatto
davvero
morire,
dormiamo insieme
così col nostro
patto segreto
ed è così grazioso da
far piangere
un uomo, ma io
non piango,
e voi?
lunedì 3 novembre 2014
P3 Brewing Company "Riff" Session White IPA
Riff: E’ una frase musicale (ossia una successione di note con una propria
identità espressiva, come lo è in linguistica una frase di un discorso) che si
ripete frequentemente all’interno di una composizione e che viene utilizzato di
solito come accompagnamento. Il termine è probabilmente un’abbreviazione e
alterazione del refrain.
La voce girava per
Sassari già da un po’ di tempo. Gli ambienti alcoolici e no, fornivano
informazioni circondate da aloni di mistero. Ognuno faceva le sue supposizioni.
Ma fino al giorno del lancio nel mercato brassaiolo italiano, nessuno, tranne i
diretti interessati, aveva una chiara idea del tipo di birra che avrebbe
varcato i cancelli della strada 32 di Predda Niedda. Mercoledì 24 settembre
2014. Finalmente i “P3” hanno donato la luce alla loro ultima maltata creazione.
Il poker è servito, come recitava l’annuncio aziendale. E sono quattro, dico io!!!
Il nome della nuova nata è “Riff”, lo stile che i ragazzi hanno scelto è
“session white IPA”. Uno stile in rapida
ascesa, che unisce il white, l’uso del frumento, a quello classico delle IPA.
Un’idea stuzzicante. Le caratteristiche di questa birra sono il colore giallo
paglierino, le inconfondibili note agrumate (scorza d’arancia), le ottime
spezie usate e una energetica “schitarrata” di malti e luppoli (non chiedetemi
quali, io bevo, non produco). Servita alla giusta temperatura 6-8°C e grazie
alla non elevata gradazione (4,5%) permette a noi consumatori abituali un
massiccio e piacevole ingurgitamento. Beverina e gradevolissima. Nelle giornate
sassaresi, ancora abbastanza calde, scende, scende, scende e scende che è un
piacere!!! L’etichetta è figa, segue l’inconfondibile stile e grafica delle sue
sorelle maggiori. Insomma un esecuzione perfetta!!! Clap clap clapi!!!
P.S. quando mi date la
maglietta?
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