Ci siamo. Quarta
stagione. Pomodori, peperoncini, origano, salvia a foglia larga e lattuga, più
le solita piantine di basilico e rosmarino. Anche quest’anno il sesto piano di
Largo Budapest produce autonomamente ortaggi e spezie. Come ogni anno arriva il
solito post, pieno di ego su quanto è zen giocare con la terra, quanto è figo
mangiare i propri prodotti, quanto è radical il km 0, ecc… ecc… Come ogni anno
mi accingevo a scrivere un post del genere. Dopo avervi parlato di zucchine,
peperoncini e pomodori, quest’anno sarebbe toccato alla lattuga. Ma che cazzo c’è
da scrivere sulla lattuga? Vi avrei parlato dei suoi valori nutrizionali, acqua
e fibre, vitamine A,B,C,D, del basso apporto calorico o del fatto che sono stati
gli egizi a selezionare la pianta commestibile partendo da quella selvatica.
Bla bla bla bla!!! Che noia!!! Neanche io avrei letto un post simile, figuriamoci
scriverlo. Attenzione!!! Attenzione!!! Attenzione!!! La lattuga, quella cazzo
di pianta dall’aspetto innocuo, ha una doppia vita molto più torbida e sregolata.
La lattuga inciccia. La lattuga è una droga. Andiamo per gradi, ora vi spiego.
Sicuramente avrete notato che spezzando le foglie ne fuoriesce una sostanza liquida
bianca simile al latte, da qui il nome Lactuca o non so cosa in latino. Vabbè
poco ci importa, ci interessa sapere che questo lattice ha un’elevata tossicità.
Se essiccato si trasforma in una polverina bianca con proprietà analgesiche,
sedative e ipnotiche. Invece usato fresco e in grosse quantità provoca alterazioni
visive, una visione disturbata con difficoltà di messa a fuoco e percezione
distorta delle forme degli oggetti. In passato il lattucario veniva spesso
usato come sostituto dell’oppio e associato all’eterno sonno come il papavero.
Cazz!!! Non avrei mai dovuto scoprire questa cosa. Mettetevi nei miei panni. Ho
una marea di piante che crescono rigogliose in terrazzo, un estrattore, forte
curiosità e lo spirito pionieristico del piccolo chimico. Voi che fareste al
mio posto?
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
martedì 26 giugno 2018
venerdì 22 giugno 2018
L'intruso
Fantascienza [fan-ta-scien-za] s.f.
“Raccogliere l’esemplare. Precedenza assoluta. Assicurare ritorno organismo per analisi. Qualsiasi altra considerazione è secondaria Equipaggio sacrificabile”
· Genere della narrativa e della
cinematografia, apparentemente o parzialmente fondata su elementi scientifici,
che si basa sull’anticipazione di vicende ambientate in ipotetici mondi futuri.
Divano [di-va-no] s.m.
· Ampio sedile imbottito, con
schienale, destinato a più persone (sedute) o una sdraiata (io), collocato di
solito lungo la parete del mio soggiorno davanti al televisore.
“Raccogliere l’esemplare. Precedenza assoluta. Assicurare ritorno organismo per analisi. Qualsiasi altra considerazione è secondaria Equipaggio sacrificabile”
Computer Madre
Se siete dentro la
navicella Nostromo e un letale Xenomorfo si insinua dentro il vostro corpo o
cerca di darvi la caccia per depositarci la sua prole, siete praticamente
fottuti. Nello spazio, nessuno può sentirvi urlare. Iniziava cosi, nel 1979,
“Alien” il miglior film horror di fantascienza di sempre; dando il via a una
delle saghe fantascientifiche più belle e applaudite della cinematografia mondiale. Otto film
suddivisi nella “Quadrilogia di Ripley”, i due spin-off crossover “Alien vs
Predator” e i due prequel (Prometheus e Alien: Covenant), firmati da Ridley
Scott (autore del primo “Alien” della saga). Ora, escludendo le due cagate di
Alien che si azzuffa contro Predator e i due antefatti; vi parlerò solo ed esclusivamente
della quadrilogia. Le prime geniali quattro pellicole. I quattro film che
considero “Religione”. Quattro reliquie cinematografici degne di culto e
ammirazione. Occhio che, nel caso qualcuno ancora non li abbia visti, vi
spoilero la storia. Ahahahahah!!! Scherzo!!! Ecco a voi la “Quadrilogia”:
Alien (1979) di Ridley Scott
Orrore e fantascienza
in un'unica soluzione. Il primo film della saga, con protagonista il tenente
Ellen Ripley, interpretato dalla superlativa Sigourney Weaver (bona cazz), è
semplicemente geniale e fantastico. Sull’astronave Nostromo la tensione monta
lentamente, fino alla conoscenza del parassita alieno più celebre del cinema.
Lo xenomorfo si muove impalpabilmente tra suspense, silenzi e terrore. Una
claustrofobica poesia, tenebrosa, decadente e inquietante. Un capolavoro
assoluto del genere, anzi il capolavoro. Siete avvisati, una volta saliti a bordo,
non potrete più scendere. Unico.
Aliens – Scontro Finale (1986) di James Cameron
Di solito i sequel,
dopo un primo film dall’indiscusso successo di pubblico e critica, fanno cagare
o quasi. Questa volta non succede. Cameron raccoglie l’eredità di Scott creando
un sequel poderoso ed esplosivo degno del capostipite; facendo esattamente il
contrario del suo predecessore. Sostituendo silenzi e tensione con marines
spaziali, fucili grandi come persone e una miriade di xenomorfi al posto di uno
solo. L’elemento di continuità resta sempre il tenente Ripley, sopravvissuta,
deve tornare sul pianeta della precedente tragedia per affrontare le sue paure
e la proliferazione dei mostri. Figata.
Alien3 (1992) di David Fincher
Ellen Ripley (sempre e
comunque la Weaver, ma rasata e gnocca come non mai) questa volta approda su
Fiorina “Fury” 161, un pianeta penitenziario lontano dalla terra. Portandosi
dietro il solito visitatore inaspettato. E’ il capitolo meno tecnologico e più
cupo della saga e nonostante sia additato di non essere all’altezza dei
precedenti, io lo adoro. Una pellicola diversa rispetto alle altre, ma con lo
stesso innegabile fascino e la stessa capacità di tenerti attaccato allo
schermo. Macabro, elegante e punk allo stesso tempo, che trasuda cinismo fino
all’inaspettato e sconvolgente finale. Bellissimo.
Alien: La Clonazione (1997) di Jean-Pierre Jeunet
Duecento anni dopo i
fatti di Alien3 (ho detto i fatti, non vi ho sputtanato il finale), i medici
della base spaziale Auriga, clonano Ellen Ripley, per recuperare dal suo grembo
l’embrione dello xenomorfo. Le cose tanto per cambiare vanno a puttane; e il
tenente dovrà ancora una volta riprendere la sua lotta per difendere il genere
umano. Il film è una sorta di incubo chirurgico, liquidi, tessuti, placente e
sangue avvolgono la vicenda. Un capitolo barocco, raffinato e spesso
introspettivo che tocca in maniera geniale le tematiche della manipolazione
genetica e delle intelligenze artificiali. Spettacolare.
...................e vissero tutti felici e contenti. Fine.
...................e vissero tutti felici e contenti. Fine.
venerdì 15 giugno 2018
Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti
C’è una storia che
volevo raccontarvi. Una storia da immaginare a occhi aperti e sognare a occhi
chiusi ….. Nel 1973, a soli cinque anni dal ’68, un impiegato, ispirato
dall’ascolto della “Canzone di Maggio” e da quelle parole di lotta, sogna di
andare in cerca della propria vendetta personale. Sogna di combattere il potere,
il perbenismo, l’immobilismo e le proprie paure. Progetta di far esplodere un
ordigno, scegliendo come luogo dell’estremo gesto un ballo mascherato; a cui
sono presenti tutte le figure che hanno guidato la sua esistenza. Questo suo
gesto, cozza inevitabilmente col suo anarchismo. Facendo esplodere la bomba
l’impiegato, non ha deciso solo per se, ma anche per gli altri; trovandosi
inevitabilmente sugli stessi gradini di chi detiene il potere, da ribelle
diviene parte integrante del potere. Il sogno diventa incubo. L’incubo di
prendere il posto del padre, da lui stesso ucciso al ballo, l’incubo di far
parte di una borghesia combattuta fino a quel momento. Il risveglio a questo
punto è improvviso e lucido. L’uomo inizia a capire che i suoi gesti saranno
sempre e solo indirizzati ai propri bisogni. Decide nella realtà di gettare una
bomba in Parlamento, ma le sue mani inesperte lo portano a compiere un errore.
Arriva così la condanna e il carcere. Il pensiero vola oltre le quattro mura
della prigione, il primo gesto è per la fidanzata , a cui scrive una fantastica
lettera d’addio. La galera è una scoperta, per la prima volta assapora la vera
uguaglianza sociale; quella fra detenuti. Niente più individualismo ed egoismo,
solo collettività. L’io passa al noi mentre riecheggia ancora una volta la
“Canzone di Maggio” ….. Questa è la storia che vi volevo raccontare, onirica e
angosciante, intensa e dura. Una storia sbagliata di denuncia sociale. “Storia
di un Impiegato” non è un esortazione alla violenza, ne una benedizione al
terrorismo di 50 anni fa; è, a mio modo di vedere, una condanna per chi si erge
a potere e lo fa in modo sbagliato. E’ la voce disperata di chi, nelle logiche
sociali, non è altro che un numero, di chi vuole smettere di essere oppresso da
un sistema troppo sporco e disonesto …. Oggi ho riascoltato questo album … e
niente mi è venuta voglia di scrivere.
mercoledì 13 giugno 2018
Loligo Vulgaris
C’è voluta una
giornata uggiosa, pigra e abbastanza noiosa. Dopo un mese esatto eccomi qui.
Pronto a dar movimento alle mie dita per portare alla luce un post. Lo scrivo fondamentalmente
per me stesso e forse per quelle poche persone che ancora mi danno retta.
Ahahahahahah!!! Allora vediamo un po’. Sicuramente avete le palle piene della
cronaca delle partite degli Impiccababbu (e poi il campionato è finito), della
mostra ho parlato, ho inserito una poesia di Buadelarie e una canzone di De Andrè.
Di che parlare? Che ho combinato di così interessante? Ho visto parecchie serie
Tv (qualcuna interessante, qualcuna tremenda), un paio di saghe
cinematografiche (ci vorrebbero un paio di post solo per questo), ho continuato
imperterrito a prendere cazzotti (ma di questo sapete bene che non posso
parlarne), ho comprato cinque vinili (ma anche per questo ci vorrebbero dei
post più approfonditi). Trovato. Facile, veloce, indolore. Pubblico la ricetta
della “zuppetta di calamari” che mi sono sparato ieri a pranzo. Buon
compromesso per riprendere confidenza con la tastiera e non tediarvi troppo con
roba troppo radical. Prepararla è davvero facile.
Zuppetta di calamari
Ingredienti per 2
persone:
· 400 gr. di calamari
·
Un
barattolo di polpa a pezzetti di pomodoro
·
2/3
pomodori maturi taglaiti a cubetti
· Aglio, prezzemolo, olio, peperoncino,
sale e pepe
Si comincia così. In
una capiente padella o casseruola fate rosolare l’aglio e il peperoncino nell’olio.
Appena sfrigolano un pò aggiungete i pomodori freschi e i calamari,
precedentemente puliti e tagliati a rondelle. Fateli cuocere finchè
diventeranno bianchi (circa 3/4 minuti). Unite la polpa di pomodori e il
prezzemolo tritato, regolate di sale e pepe e fate cuocere riducendo la fiamma
al minimo per una mezz’ora circa. La vostra zuppetta è pronta. Perfetta se
volete servire un antipasto caldo oppure usarla come primo piatto, servendola,
come ho fatto io, con dei bei crostoni di pane rustico strusciati con uno
spicchio d’aglio. Mo dale!!!
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