Viaggiare è come
sognare; la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa,
mentre ognuno conserva calda la memoria dalla meta da cui è tornato. Edgar Allan Poe
Drrriiinnn!!! Sveglia.
Dobbiamo andare in aeroporto. NOOOOOOOOOO!!! Non voglio partire!!! Questa volta
è stata dura veramente, più di qualsiasi altro viaggio, questa volta la
piacevole idea di un rientro a casa non mi ha nemmeno sfiorato, questa volta
volevo restare e boh!!! Partire, conoscere, esplorare, questo era il momento
giusto. Questo era il momento di dimenticare un giugno di merda, il momento di
non avere pensieri, il momento di lasciarsi tutto alle spalle. Perché viaggiare
è cambiare opinioni, ristabilire un armonia e innamorarsi. Mosca è stato tutto
ciò, non solo una semplice meta. Arrivarci è stato abbastanza semplice, a parte
le tortuose difficoltà di un visto che si faceva desiderare, volo diretto da
Milano e tac. 3h e 15m sei arrivato. Pratiche doganali rapide e sbrigative e in
un amen già sul taxi direzione centro. L’entrata a Mosca è per cuori forti e
solo ed esclusivamente per piloti professionisti. Il nostro tassista serpeggia
tra le sette corsie di marcia toccando tranquillamente i 120kh, il tutto usando
una sola mano, l’atra la usava per bere o cambiare la stazione radio. Arriviamo
il hotel sani e salvi, nonostante la quantità imprecisata di collisioni
sfiorate. Breve check-in e poi finalmente Mosca. In tutto il suo grandioso
splendore la città ci appare enorme. Passo spedito dall’eccitazione ed eccoci.
Cazzooooo!!! Siamo in Piazza Rossa!!! Smisurata, gloriosa, eccitante. Bang!!!
La prima botta arriva così senza preavviso. La seconda mi colpisce quasi
immediatamente, al centro della Piazza, sotto le mura del Cremlino c’è “Lui”.
Nonostante riposi dentro una teca di vetro e sia dentro un mausoleo l’energia
del Padre della Rivoluzione Russa arriva dirompente. Cazzooooo Il Bolscevico,
cazzooooo LENIN!!! Dopo aver visto la Basilica di San Basilio, costruita da
Ivan il Terribile, e la statua degli eroi russi Mimin e Pozarskij, ci lasciamo
avvolgere dal tramonto sulla Piazza, gustandoci la prima refrigerante,
suggellativa e meritata birra russa. Ahhhhh cosi deve iniziare un viaggio!!! E
poi? Botte su botte. Emozioni su emozioni. Come la cena al Cafè Pushkin, tra
champagne, foie gras, petto d’anatra, beaujolais e camerieri dal gusto un po’
retrò. E poi la visita al Cremlino, una vera e propria città nella città, con
le tre cattedrali dell’Assunzione, dell’Annunciazione e dell’Arcangelo dove
riposano tutta la dinastia dei Romanov e i grandi conquistatori, i palazzi
residenziali, il Senato, l’Arsenale, giardini perfetti e mura impenetrabili
intervallate da una ventina di torri maestose. Per non parlare dello stupore
nel vedere per la prima volta la metropolitana. Un vero e proprio museo, un
gioiello nascosto sotto terra dove statue, affreschi, marmi e colonne danno
dimostrazione che l’impero era grande e potente. Come le sette maestose Sorelle
di Stalin, che si stagliano imperiose verso il cielo, nient’altro che enormi
edifici governativi, ben visibili da tutta la città (su alcuni la falce e il
martello sono più grandi del mio palazzo). E poi il Teatro Bolshoi e il museo
delle belle Arti Puschkin. A Mosca tutto odora di storia, gloriosa e antica ma
anche più recente, come il famoso Gorky Park. Costruito in piena guerra fredda,
dove simboli, facce e statue glorificano il passato e inneggiano al regime.
Potrei scrivere un enciclopedia e parlarne per ore, questo post sta diventando
una giuda turistica, ma questi accenni erano doverosi. Sappiate che oltre a
tutto ciò, c’è stato anche altro. Come le colazioni a base di caviale e
aringhe. Il bagno turco e la sauna. Risate su risate. L’Aist e il Twin (cazzo
che mangiate da Zar). Il rifugio giornaliero, con birroni, al P-Square Pub.
Ciarameddi, racconti e confidenze. Una marea di chilometri fatti a piedi senza
sentire stanchezza. Il negozietto di souvenir e Putin che suona e non cade mai.
Le birre al momento giusto nel posto giusto. Il saluto quotidiano a “Lui”. Un
plateau di ostriche. Tanta gente ma soprattutto un numero sbalorditivo di fighe
bionde, more, rosse. Cazzo tutte bone!!! Soprattutto un amico unico e speciale,
con cui condividere l’ultima birra (anzi la penultima) dove tutto ebbe
inizio…..
Mamma Russia non delude mai e due dei suoi figli sono tornati dove tutto ebbe inizio
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