Nòia [no-ia] sf
1 -
Sensazione di inerzia malinconica di invincibile fastidio, dovuta per lo più a
insoddisfazione per la monotonia e la mancanza d’interesse della situazione in
cui ci si trova. Sin. Tedio/ Fam. Barba/ una n. insopportabile. Il venire a n., stufare, nauseare: con i suoi soliti discorsi mi è già venuto
a n. fino alla n., oltre ogni limite sopportabile, fino a sazietà: te lo ripeterò fino alla n.
2
- Fastidio, molestia: dare n. a qualcuno;
(spec. pl.) problema, seccatura: avere n.
col fisco
3
- Persona o cosa che annoia o infastidisce: che
n. queste mosche
4 -
ant. Dolore, pena
dim. noiuccia/pegg. noiaccia
5 -
In sassarese: d’ogna paranoia, bagassa di
assilli, roba di scimmia, e chissù tipo è una paranoia, mi sei magnendi lu zaibeddu.
Lievemente,
intensamente, a periodi. E’ li, nascosta in un angolo del cervello, pronta a
uscire e soffocarti. Quando arriva sono cazzi tuoi, tutto ti infastidisce e ti
irrita, è come se un velo di inedeguatezza ti avvolgesse. Porca troia, penso
proprio di aver preso la noia; e pure in forma acuta. E ora? Ho ripreso in mano
i vecchi libri di filosofia, ho riguardato gli appunti delle lezioni e prima di
entrare nel vortice cronico della noia, ho deciso di scrivere questo post
usandolo come terapia. Tanto non stavo combinando una minchia; mi stavo proprio
annoiando!!! La noia da sempre ha dominato il pensiero umano, è un argomento
che è stato trattato quasi quanto l’idea della vita, della morte e di dio.
Lucrezio ne parlava già avanti cristo, in “de rerum natura” parla di un
particolare stato d’animo, un “taedium vitae” che arriva all’improvviso, di un
senso di insoddisfazione che coglie l’uomo che non sa rassegnarsi all’idea
della morte. Descrive l’uomo annoiato come un uomo inquieto perché non conosce
le cause dell’infelicità umana, e questa infelicità arriva quando non si
accetta la morte. L'ho resa molto semplice, comunque fa un discorso che poi
riprenderanno i romantici secoli dopo. Uno dei primi a trattare la noia come
una malattia dell’animo è Petrarca, dichiarando lui stesso di soffrirne. La
descrive usando il termine “aegritudo”, cioè accidia. Come Lucrezio anche
Petrarca non sapeva rassegnarsi all’idea della morte, da qui la condanna
all’insoddisfazione. Purtroppo il poeta aretino non sapeva che lui ne soffriva
in quanto intellettuale, cioè in quanto uomo dotato di sensibilità e
intelligenza. Continuando questo piccolo viaggio attraverso la noia, ho
scoperto che Leopardi, che ho sempre considerato un depresso, ha dato un
contributo fondamentale all’identificazione della noia. Il suo pensiero diventa
innovativo quando afferma la sublimità della noia rispetto agli altri
sentimenti umani. Afferma che: “il non
poter essere soddisfatto di alcuna cosa terrena, nè, per così dirsi, dalla
terra intera, è l’accusare le cose di insufficienza e nullità, e parte mancante
e voto” è “il maggior segno di
grandezza e nobiltà, che si vegga della natura umana”. Insomma per Leopardi
la noia è una cosa positiva perché è il segnale dell’esperienza, chi conosce la
vita si annoia di essa perché non lo stupisce più. La noia diventa sentimento.
Kierkegaard identifica la noia come la conseguenza della vita estetica.
Sostiene che l’annoiato “è già esperto di
ogni sorta di piacer, sazio di essi”..”solo nell’istante del piacere egli trova
distrazione”..”presto queste cose non lo divertono più”. Dice che quando
subentra la noia “molte cose si possono
fare per dimenticarla, si può lavorare, ci si può aggrappare a mezzi più
innocenti di quelli di Nerone, ma malinconia rimane”. State attenti quando
siete annoiati, non seguite il poeta danese, bruciare una città non è una bella
cosa!!! Le discussioni riguardo alla noia si mantengono sempre sullo stesso
filo, ma sono i “romantici” e Baudelaire, coloro che l’hanno elevata a livelli
artistici. Per Baudelaire la noia non sarà più solo noia, ma si tramuterà nel
terribile “spleen”. Cos’è questo spleen? E’ una malattia, uno stato di
scoraggiamento, di noia e inerte humor nero. E’ l’elemento costante del
malessere del poeta, il quale non ha più niente per cui vivere in questo mondo
di bruttezza e imperfezione. Lo spleen è
una forma di noia raffinata, perché non ha a che fare con la vita, ma solo con la
bellezza. I romantici non trovano più niente per cui valga la pena stupirsi o
essere attratti, solo con i paradisi artificiali riescono ad alleviare il
fastidio dello squallore della vita… Ecco perché ogni tanto ho bisogno di
prendermi una bella sbornia, sono un fottuto romantico!!!… eh eh eh!!! Vorrei
concludere questo, excursus filosofico con una bella osservazione, tratta da
“Squartamento”, di Emil Cioran riguardo alla noia…”quando l’uomo,spogliato di ogni occupazione, inizia ad ascoltarsi non
ode altro che il vuoto che è: l’eco di quel vuoto è la noia”……. Cazz
bagassa di discorso, si vede che non avevo proprio un cazzo da fare.
P.S. spero di non
avervi annoiato.