Era il 1842 quando
nella cittadina di Pilnser o Pizzen, nella repubblica ceca, il direttore del
locale birrificio, nato solo 2 anni prima, attuò una vera e propria rivoluzione
nell’arte della birra. Dando vita alla produzione di una birra del tutto nuova,
chiara e a bassa fermentazione, la Pilsner. Da quel giorno è passato molto
tempo ma in quella cittadina la birra viene tuttora prodotta come allora, con
la stessa acqua della fonte dentro il paesino e con gli stessi prodotti, certo
la tecnologia a dato una mano, ma senza deviare dal prodotto originario.
Proprio per questo la "Pilsner Urquell" può tranquillamente definirsi la “madre
di tutte le pilsner”. La versione in bottiglia è senz’altro ottima, ma se
conoscete qualche bar dove la danno alla spina corrette a berne una,
soprattutto in questi giorni estivi, ben gelata come deve essere servita (3-4 gradi)
ci scende che è un piacere. La versione in bottiglietta ha una gradazione di
4,4%, un colore giallo oro e forma una schiuma bianca molto voluminosa. Malto e
luppolo sono ben bilanciati, ci scende meglio dell’acqua, lasciando però un
retrogusto leggermente amarognolo. Credo con tutta sincerità che se ne possa
bere veramente tanta. Ottima pils davvero esemplare, mica potevo esimermi dal
provarla per voi.
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
mercoledì 25 luglio 2012
lunedì 23 luglio 2012
Red island's paella
Non è una novità, chi
mi conosce lo sa bene. Quando c’è da mangiare non mi tiro mai indietro.
Mangiare mi piace un bè. Mi piace stare seduto ore a tavola a disquisire, delle
donne del tempo e del governo, ma anche di cazzate, magari accompagnando il
tutto con dell’ottima birra (ma anche scadente, basta sia fresca) o del buon
vino (vale lo stesso discorso della birra, la zirriagga ci scende sempre in
mancanza d’altro). Credo che un bel pasto consumato insieme alle persone giuste,
sia uno dei piaceri della vita. Proprio
per questo motivo alcune volte mi butto in cucina e preparo da mangiare per
amici e familiari. E’ una cosa che mi rilassa parecchio, e come la pittura e la
fotografia anche la cucina in qualche modo stimola la mia creatività.
Attenzione non mi reputo assolutamente uno chef, forse sono più un cuoco da
trattoria, che riesce a tirare fuori dei buoni manicaretti, Ricevere un
complimento per aver fatto un buon piatto soddisfa il mio ego di pseudo-cuoco.
Per questo e altri motivi, nei giorni scorsi, nel mio “buen ritiro” di Isola
Rossa (di cui parlerò approfonditamente nei prossimi post), ho deciso di
cucinare un po’. Nonostante sia una ricetta spagnola (io odio la spagna) e non
l’avessi mai cucinata prima, mi sono buttato nella preparazione della paella.
Non ho proprio rispettato la ricetta originale, diciamo che rispecchia quello
che avevo in frigo, gli ingredienti che mi hanno ispirato facendo una piccola
spesa e gli strumenti che una casa del mare può offrire. Il risultato è stato
straordinario, non solo è stata veramente apprezzata, ma è anche finita tutta.
Se capiterà e solo per le persone giuste, la riproporrò volentieri. Ecco la
ricetta.
Ricetta
Dati tecnici:
· grado di difficoltà: medio
·
tempo
di preparazione: 20 minuti
· tempo di cottura: tutto compreso meno
di 40 minuti
Ingredienti per 4
persone (abbondanti)
· 300 gr. di riso
· 300 gr. di pollo
· 300 gr. di gamberi
· 1 kg di cozze
· 250 gr. di piselli surgelati
· 2 zucchine
· 1 peperone
· 3/4 pomodori maturi
· 1 litro di brodo vegetale
· Mezzo bicchiere di vino bianco
· 2 bustine di zafferano
· 1 spicchio d’aglio
· Mezza cipolla, non molto grande
· Olio d’oliva, sale e pepe q.b.
Preparazione:
· Lavate i pomodori, privateli della
buccia e dei semi e tagliateli a cubetti. Fate la stessa cosa con i peperoni le
zucchine ed il pollo. Tritate finemente l’aglio e la cipolla. Preparate un
litro di brodo vegetale. Pulite le cozze ed i gamberi.
Cottura:
· All’interno di una padella abbastanza
capiente, scaldate l’olio e fate rosolare per bene l’aglio e la cipolla.
Versate i dadini di pollo e scottateli per qualche minuto, quindi aggiungete il
vino bianco e terminate la cottura. Una volta cotti levateli e metteteli da
parte. Nella stessa padella mettete il riso, dopo averlo tostato per qualche
minuto, aggiungete tutte la verdure e ricoprite fino all’orlo col brodo
vegetale, lasciate cuocere il tutto controllando di tanto in tanto il livello
del brodo (deve restare sempre al limite). Nel frattempo fate aprire le cozze
in una casseruola, una volta aperte tenetene qualcuna per la guarnizione
finale, sgusciando tutte la altre. Dopo averlo filtrato conservate il liquido
rilasciato. Quando mancheranno ormai 5 minuti alla cottura del riso aggiungete
nella padella i gamberi ed il liquido delle cozze. A fine cottura quando il
brodo sarà praticamente consumato (ma potete lasciare il composto un po’
liquido in vista della cottura finale in forno) aggiungete il pollo, le cozze,
lo zafferano ed una bella spolverata di pepe. Mescolate energicamente fino a
quando gli ingredienti saranno ben distribuiti. A questo punto trasferite il
tutto in una teglia da forno, guarnendo con le cozze come preferite, cuocete in
forno a 220° per circa 10 minuti. Togliete dal forno e lasciate riposare per
qualche minuto, servite direttamente e buon appetito.
giovedì 5 luglio 2012
The butterfly effect
Eccolo, finalmente è
arrivato. L'ultimo risaliva a quattro anni fa. Da quel momento un sacco di volte
mi è venuto in mente di farne uno nuovo, un sacco di volte ho messo i soldi da
parte e un sacco di volte gli ho sperperati in alcool, droga e rock & roll.
Rimanendo senza. Incosciente,
disgraziato o transinistriano, come mi ha definito mia mamma, ogni tanto ci
casco. I tatuaggi danno dipendenza e una volta fatto il primo difficilmente
smetti, io non ci riesco. La dimostrazione è che durante la lavorazione di
quest’ultimo, stavo già pensando al prossimo. Non mi spaventa avere un segno
addosso per tutta la vita, non mi spaventa essere giudicato per cosa ho
disegnato sul corpo, non mi spaventa stare ore seduto a perdere sangue su una
poltrona, a me piacciono e boh. Mi piace l’idea di avere un ricordo perenne di
una situazione, di un periodo della mia vita, che probabilmente solo con la
memoria non riuscirei a conservare. La storia dell’ultimo tatuaggio è molto
particolare. Ha origine ben 18 anni fa quando durante una giornata di settembre
le traiettorie di due giovani adolescenti si incrociarono per la prima volta. I
ricordi sono abbastanza vaghi (da
entrambe le parti) ma una cosa è sicura, quelle traiettorie cosi speciali non
si sono mai più separate. Incrociando anche le mie. Fino a questi giorni. Beh l’effetto
farfalla di quell’incontro ha fatto si che ieri pomeriggio verso le 15 e 30,
ancora una volta finissi nello studio di un tatuatore pronto per essere
pasticciato ancora una volta.
Per la cronaca mi sono fatto, in perfetto stile Old
school due “Bluebird” o “sialla”, sono dei simboli nautici di buona fortuna.
Nella mitologia il bluebird è universalmente conosciuto come un simbolo di
felicità, prosperità, buona salute e arrivo della primavera. Il colore blu del
suo piumaggio viene associato al cielo e all’eterna felicità. Nei tatuaggi
tradizionali old school il bluebird viene tatuato su un lato del petto di un
marinaio quando arriva a vantare di aver percorso 10.000 miglia in mare, quando
invece arriva il traguardo delle 20.000 miglia il marinaio si faceva tatuare
nella parte opposta del petto un altro bluebird, dunque un paio di bluebird
tatuati sul petto indicavano un grande viaggiatore, che in un modo o nell’altro
aveva riportato la sua pellaccia a casa.
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