“Il mio sax porta le cicatrici della
gioia e del dolore della vita”
Devo essere sincero, fino a qualche anno fa, non conoscevo affatto James Senese. L’ho scoperto tardi e per i primi tempi l’ho addirittura snobbato, perché l’idea di un jazzista partenopeo che sovvertiva le regole di un genere musicale (tanto amato e ascoltato) mi faceva storcere parecchio il naso. Per dirla alla napoletana “’o madonna du Carmine”. Ahahahahah!!! Che mi son perso. E invece, piano piano (grazie alla madonna ‘o Carmine) ho scoperto un mondo musicale nuovo, in cui l’unione del jazz, del blues e del soul al dialetto napoletano ha trasformato la sofferenza in melodia. Che figata assurda questo artista. James Senese (il vero nome era Gaetano) è stato uno dei più talentuosi musicisti italiani, ma così come ho fatto io per molto tempo, è stato vittima di ostracismo. Nato nel 1945 “diverso” (madre napoletana e padre afroamericano), tra le baraccopoli di Miano (quartiere poverissimo di Napoli). Crescendo ha saputo trasformare il suo disagio in musica. Combattendo sempre contro i pregiudizi per il suo colore della pelle. Una sperimentazione reale, creando un suono ibrido fatto di groove e tradizione popolare dal sapore internazionale (20 anni prima di tutti gli altri). Uno “Spiritual jazz” fatto di melodie e testi che sapevano, e sanno, raccontare le difficoltà del Sud. Uno che sfuggiva alle definizioni del classico jazzista. E’ stato la voce di una Napoli inquieta, orgogliosa e meticcia. Per 60 anni ha attraversato la musica italiana e non solo. Per me è difficilissimo consigliarvi, questo o quell’altro album, ancora devo ascoltare tanto per capire a pieno il suo suono “Black and white” basato su rabbia e melodia mediterranea, ma se un sabato mattina, piove e avete le balle girate, provate ad ascoltare qualche album dei “Napoli Centrale” o quelli da solista; quel suono di sassofono inconfondibile, furioso e palpitante, unito a una vocalità aspra ma conciliante vi rimetterà a posto, tanto da farvi vedere il sole. Oooohhhhh!!! Tranquilli, non è gesù cristo e non fa miracoli è solo una persona che grazie alla sua passione e dedizione per la musica ha ispirato generazioni di artisti. Il primo “Napolitan Power” lo si deve proprio a lui. Un musicista a cui si deve molto, non ripagato mai abbastanza per ciò che ha dato. Ca altro tanghe da dirt? Nulla!!! Se vi ho stuzzicato la curiosità, andate su spotify o su youtube e ascoltate un po’ di libera, sana e inesauribile energia musicale. “Bon voyage” James.
Devo essere sincero, fino a qualche anno fa, non conoscevo affatto James Senese. L’ho scoperto tardi e per i primi tempi l’ho addirittura snobbato, perché l’idea di un jazzista partenopeo che sovvertiva le regole di un genere musicale (tanto amato e ascoltato) mi faceva storcere parecchio il naso. Per dirla alla napoletana “’o madonna du Carmine”. Ahahahahah!!! Che mi son perso. E invece, piano piano (grazie alla madonna ‘o Carmine) ho scoperto un mondo musicale nuovo, in cui l’unione del jazz, del blues e del soul al dialetto napoletano ha trasformato la sofferenza in melodia. Che figata assurda questo artista. James Senese (il vero nome era Gaetano) è stato uno dei più talentuosi musicisti italiani, ma così come ho fatto io per molto tempo, è stato vittima di ostracismo. Nato nel 1945 “diverso” (madre napoletana e padre afroamericano), tra le baraccopoli di Miano (quartiere poverissimo di Napoli). Crescendo ha saputo trasformare il suo disagio in musica. Combattendo sempre contro i pregiudizi per il suo colore della pelle. Una sperimentazione reale, creando un suono ibrido fatto di groove e tradizione popolare dal sapore internazionale (20 anni prima di tutti gli altri). Uno “Spiritual jazz” fatto di melodie e testi che sapevano, e sanno, raccontare le difficoltà del Sud. Uno che sfuggiva alle definizioni del classico jazzista. E’ stato la voce di una Napoli inquieta, orgogliosa e meticcia. Per 60 anni ha attraversato la musica italiana e non solo. Per me è difficilissimo consigliarvi, questo o quell’altro album, ancora devo ascoltare tanto per capire a pieno il suo suono “Black and white” basato su rabbia e melodia mediterranea, ma se un sabato mattina, piove e avete le balle girate, provate ad ascoltare qualche album dei “Napoli Centrale” o quelli da solista; quel suono di sassofono inconfondibile, furioso e palpitante, unito a una vocalità aspra ma conciliante vi rimetterà a posto, tanto da farvi vedere il sole. Oooohhhhh!!! Tranquilli, non è gesù cristo e non fa miracoli è solo una persona che grazie alla sua passione e dedizione per la musica ha ispirato generazioni di artisti. Il primo “Napolitan Power” lo si deve proprio a lui. Un musicista a cui si deve molto, non ripagato mai abbastanza per ciò che ha dato. Ca altro tanghe da dirt? Nulla!!! Se vi ho stuzzicato la curiosità, andate su spotify o su youtube e ascoltate un po’ di libera, sana e inesauribile energia musicale. “Bon voyage” James.
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