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domenica 12 gennaio 2025

Un anno sull'altipiano

Continuiamo con il rimetterci al pari con i post arretrati. Due anni e mezzo di libri letti ma di cui non ho mai scritto, più probabilmente però, ve ne ho parlato mezzo brillo al bancone di qualche bar (di questo sicuramente). Oggi tocca a Emilio Lussu e al suo “Un anno sull’altipiano”. Un libro scritto a più di vent’anni dall’accadimento dei fatti a causa di una forzata immobilità dell’autore, generata dalla convalescenza per un’operazione. Pubblicato per la prima volta nel 1938 in Francia (perché quelle merde di fascisti davano la caccia agli oppositori come Lussu) narra di fatti realmente accaduti tra il giugno del 1916 e il luglio del 1917, nel pieno della “Grande Guerra”. Il libro scritto in prima persona a metà tra romanzo e diario, racconta un anno di vita (dei quattro passati al fronte) dell’autore. Un’autentica testimonianza italiana della guerra raccontata cruda e cinica. Nel leggerlo ho provato (o per lo meno credo di averlo fatto, ma non sono mai stato in guerra per dirlo) le stesse sensazioni che un soldato può provare durante la guerra. La perdita di un compagno, la sofferenza, la morte, la semplice speranza di sopravvivere e arrivare alla fine di una giornata passata in trincea o ad assaltare quelle nemiche. Ho provato tutto ciò, appassionandomi realmente al racconto e alla soppravvivenza dei soldati, che imbottiti di liquori superavano la paura, il freddo e i timori buttandosi in battaglia. Secco e asciutto è un racconto appassionato di chi (come Lussu) è stato trascinato a combattere una guerra non sua ma decisa, come sempre, da altri. Studenti, professori, contadini, operai ecc… ecc... che la guerra non la sapevano fare. Uomini mandati al masssacro da superiori non sempre equilibrati, da scelte discutibili e desioni pessime. Una drammatica esperienza avvenuta sull’altopiano d’Asiago ma credo riconducibile a qualsiasi scenario di guerra. Una spietata requisitoria sull’orrore e la realtà della guerra. Leggetelo.


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