Tre settimane e due
rinvii dopo finalmente si torna in campo. Finalmente si gioca per i punti in
palio. Finalmente avversari degni di nota. Quarta giornata di ritorno:
Impiccababbu contro DYB Creative Mind (o come cazzo si chiamano). Partita piena
di motivazioni, stimoli e vecchie ruggini. Palla a due. La partenza è ottima.
Fin da subito troviamo un buon ritmo; la difesa a uomo tiene l’aggressività dei
giovani avversari e in attacco la palla circola fluida. I nostri avversari non
sono da meno. Scaturisce cosi un quarto combattuto, che ci vede primeggiare; 14
a 10. I secondi dieci minuti ricalcano in maniera pressoché uguale i primi
dieci. Entrambe le squadre giocano a viso aperto. Giochiamo bene, allungando
più volte il vantaggio tenendo un ritmo basso e ragionato. I nostri avversari
non cedono d’un passo mettendo energia e velocità. All’intervallo siamo ancora
avanti. 28 a 22. Nel terzo quarto le cose non cambiano. I due modi diversi di
affrontare la partita sono il leit-motiv del match. Con buone giocate,
ragionate, senza frenesia e isterismi, riusciamo anche ad andare sul +12. In
campo però ci sono anche gli avversari, che riescono a riportarsi sotto la
doppia cifra di svantaggio con taglienti transizioni. Prima dell’ultimo periodo
comunque il vantaggio aumenta. +8, 49 a 41. L’ultimo quarto sarà battaglia.
Partiamo male, 3 falli in 50 secondi e il quarto di li a poco. Contro avversari
agguerriti, più giovani e veloci e in bonus. Si mette male. I primi minuti sono
drammatici, gli avversari si riportano sotto. Cazzooo!!! Le ginocchia si
abbassano, le gambe fanno male, la fatica si sente, i corpi sono indolenziti;
ma oggi non fa niente, oggi ci siamo. Stringiamo i denti e ricacciamo gli
avversari. Brutti, sporchi e cattivi dopo un finale teso e combattuto vinciamo.
Impiccababbu 57 Dyb Creative Mind (o come cazzo
si fanno chiamare) 54. Cazzo
che squadra!!! Ogni sacrificio è stato ripagato. Ogni goccia di sudore ha la
sua ricompensa. Questo è il motivo per cui giochiamo. La fottuta vittoria.
Forza IMPICCABABBU!!!
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
venerdì 9 marzo 2018
sabato 3 marzo 2018
Una carogna
di Charles Baudelaire da “I fiori del
male” (Les fleurs du mal), 1857-1861
Ricordate, anima mia, la cosa che
vedemmo
quel cosi dolce mattino d’estate;
alla svolta d’un sentiero un infame
carogna
su un giaciglio cosparso di sassi,
le gambe all’aria, come una donna
impudica,
ardente e trasudante veleni,
spalancava in modo cinico e
disinvolto
il ventre pieno d’esalazioni.
Il sole irradiava questo putridume,
come volesse cuocerlo a puntino,
e rendere centuplicato alla grande
Natura
tutto ciò che essa aveva congiunto;
e il cielo osservava la superba
carcassa
schiudersi come un fiore.
Talmente forte era il fetore, che
sull’erba
vi sentiste svenire.
Le mosche ronzavano sopra quel ventre
putrido,
da cui uscivano neri battaglioni
di larve, che colavano come un
liquido denso
lungo quei brandelli di vita.
Il tutto scendeva e risaliva come un
onda
o si slacciava gorgogliando;
si sarebbe detto che il corpo,
gonfiato da un vago soffio,
vivesse moltiplicandosi.
E questo mondo produceva una strana
musica,
come l’acqua corrente e il vento,
o come il grano che il vagliatore con
movimento ritmico
gira e agita nel vaglio.
Le forme svanivano e non erano più
che un sogno,
un abbozzo lento a venire
sulla tela dimenticata che l’artista
completa
solamente con la memoria.
Dietro le rocce una cagna inquieta
ci guardava con occhio crucciato,
aspettando il momento per riprendere
allo scheletro
Il boccone che aveva lasciato.
Eppure voi sarete simile a questa
sozzura,
a quest’orribile infezione,
stella dei miei occhi, sole della mia
natura,
voi, mio angelo e mia passione!
Si! tale sarete, o regina delle
grazie,
dopo gli ultimi sacramenti,
quando andrete sotto l’erba e i
rigogliosi fiori,
a marcire tra le ossa.
Allora, o mia bellezza! dite ai vermi
che vi mangeranno di baci,
che ho conservato la forma e l’essenza
divina
dei miei amori disfatti.
venerdì 2 marzo 2018
Moby Dick
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