“Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti al
mare, non mi è più stato possibile vedere, pensare, vivere come prima” Jacques-Yves Cousteau
Allora come va? Quest’anno vi ho risparmiato l’annuale post
sull’odio natalizio, la fine del solito anno del cazzo e i buoni propositi per
quello nuovo. Vaffanculo!!! Il primo post del 2018 parlerà di viaggi, di mare,
di continenti e di sogni. Un fil rouge, presente in tre libri letti negli
ultimi tempi, che accomuna i tre scrittori e li lega. Partire per mare,
esplorare e conoscere. Come spesso capita con i libri, ne leggi uno, e subito
ti viene voglia di trovarne un altro con lo stesso argomento e con la stessa
ambientazione. In questo momento (tanto per cambiare) è il mare a catturarmi.
Passando in breve tempo dalle onde oceaniche di “Il sogno spezzato” di Vittorio
Fresi, al noioso cambio di vita di Roberto Soldatini nel “La musica del mare” e
concludendo con Joshua Slocum e il suo pionieristico “Solo intorno al mondo”. Le
mie personali recensioni seguiranno la rotta e la direzione esatta con la quale
sono stati letti i libri. Si salpa da Porto Torres, per realizzare un grande
sogno; un giro del mondo attraverso le latitudini dei tre capi più famosi.
Buona Speranza, ultimo lembo d’Africa, Leeuwin in Australia e Capo Horn, la
minacciosa punta estrema dell’America Latina. “Il sogno spezzato” racconta
l’affascinante avventura di un padre e figlio che decidono di abbandonare la
quotidianità e spingersi nel temuto inferno di ogni velista. Il grande sud
Antartico; dove gli oceani non hanno ostacoli, dove le depressioni spazzano
qualsiasi cosa e dove testare la propria resistenza, le proprie capacità e la
propria passione. Il racconto di questa sfida è affascinante e coinvolgente.
Fin dalle prima pagine fai il tifo per i due navigatori, per “Onitron I” (la piccola imbarcazione da
diporto) e per la buona riuscita della loro impresa; seguire la rotta dei
clipper senza scalo. Dopo duecentotredici giorni di navigazione una gigantesca
onda, nel pacifico meridionale, si infrange sulla piccola imbarcazione,
l’albero e il sogno di un’impresa si spezzano improvvisamente. E poco importa
se conoscevo già la storia, ho sperato che le notizie fossero false. Ho sperato
in un lieto fine. Questo è il libro che ha dato il La alla sete di avventura.
Questo è il coinvolgente libro che mi ha spinto solo pochi giorni dopo a
tornare in libreria e cercare qualcosa di simile. Dietro consiglio del libraio
(brutto stronzo) mi sono buttato nella letture di ”La musica del mare”. Questa
seconda tappa del mio viaggio letterario, è stata parecchio deludente. Un
diario di viaggio che, solo apparentemente, dava ottimi indizi per una nuova e
affascinante lettura; un direttore d’orchestra stanco della routine, critico
nei confronti del mondo musicale che compra una barca per farne la sua casa, ci
carica su un pianoforte e un violoncello e decide di partire per Istanbul,
dall’Italia andata e ritorno in solitario. Fin qui tutto bene, tranne per il
fatto che il viaggio è di una noia mostruosa. La barca a vela di dimensioni
enormi è totalmente automatica, le navigazioni giornaliere finiscono ogni sera
in un porto con cena nei ristoranti locali, niente e lasciato al caso o all’avventura,
villeggiare tra le isole greche e l’unico quotidiano e noioso pensiero, i
riferimenti al mare, ai posti, alla storia dei luoghi frequentati sono
turistici e poco interessanti (li trovate in qualsiasi guida). Ho odiato questo
personaggio e ho finito le pagine di questo libro solo perché speravo che lui,
la sua “Denecia” e tutte le sue
fottute carte di credito prendessero uno scoglio e andassero a fondo. Vai a
cagare tu e il consiglio del libraio. Dovevo imbarcarmi al più presto per
dimenticare questa seconda tratta del mio viaggio. “Spray” e Joshua Slocum sono arrivati in mio soccorso, portandomi
con loro su “Solo intorno al mondo”. Cazzo se ne è valsa la pena!!! Boston, 24
aprile 1895. Dopo tre anni passati a rimettere a posto un relitto di barca,
regalatagli da un vecchio amico baleniere; Joshua Slocum decide di andare per
mare. Scopo del suo viaggio: fare il giro del mondo in solitario. Nasce così un
viaggio fatto di scoperte, di amicizie, di avventure e disavventure, di scontri
e idilli. Un duro confronto col mare e le sue insidie. Un pionieristico viaggio
che il capitano dello “Spray”
affronta con, è proprio il caso di dirlo, navigata sicurezza. Ahahahahahah!!!
(rido per la mia battuta). Ogni capitolo è affascinante e suggestivo un
ritratto di un epoca vero e convincente. Ho vissuto insieme a lui sullo “Spray” navigando tra le tempeste di
Capo Horn, sono scappato dai pirati
nord africani, ho combattuto contro quei bastardi della Terra del Fuoco che
volevano farci lo scalpo, ho goduto della compagnia dei generosi abitanti degli
atolli del pacifico, ho mangiato frutta fresca alle isole Keeling, ho riparato
le vele e i piccoli danni allo scafo, ho scambiato cortesie e oggetti in ogni
posto dove si buttava l’ancora, ho letto alla luce di una candela cullato in
mezzo agli oceani, ho girato il mondo. Dopo tre anni, due mesi e due giorni,
esattamente il 27 giugno 1898, anche io sono entrato trionfante a Newport nel
Rhode Island. Avete capito perché fin dai tempi della sua prima pubblicazione,
nel 1900, il racconto del grande navigatore americano Slocum è diventato un
libro cult? Finisce qui l’ultima tappa del mio acquatico viaggio letterario. Haerenga
pai!!!
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