Venerdì ore 21, il
campionato Open UISP riparte. La prima giornata del girone di ritorno proponeva
il più classico dei testa-coda. Prima contro ultima. Impiccababbu contro CMB Porto
Torres. Le differenze tra le due compagnini, sia tecniche che fisiche, hanno
dato vita a una partita a tratti noiosa e mai in discussione. Fin dai primi
minuti infatti i sassaresi hanno controllato il match con assoluta
autorevolezza e imbarazzante superiorità. Non ricordo un minimo istante in cui
i giovani portotorresi si sono fatti minacciosi. Il risultato, comunque non
eclatante, non racchiude a pieno l’andamento della partita. Siamo fatti così,
quando gli stimoli sono pochi, giochiamo sempre con sufficienza e leziosità. Lo
si nota già dopo il primo quarto, controllato senza esagerare. 13 a 5 per noi. In
questa maniera scorrono i minuti e si susseguono tutti i periodi, non ci sono
azioni degne di nota. All’intervallo siamo 25 a 16. Alla fine del terzo 38 a
24. L’ultimo periodo ricalca il resto della partita. Controlliamo, giochiamo
con eccessiva tranquillità e ci affidiamo soprattutto alla nostra difesa a zona
che, nonostante si impegni poco, mette in difficoltà l’attacco avversario.
Ormai con la tasta già al bncone del bar, ci trasciniamo verso la fine della
parita. Impiccababbu 51 CMB Porto Torres 36. Partita facile,
bruttina da vedere e da giocare. Senza infamia e senza lode comunque abbiamo
messo altri due punti in cascina. E ora? Ci aspettano due partite importanti,
due partite decisive. Due partite che ci piace giocare. Due partite dove
bisognerà sbucciarsi le ginocchia, muovere le gambe e alzare i gomiti. Due
partite da IMPICCABABBU!!!
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
domenica 22 febbraio 2015
giovedì 19 febbraio 2015
Il blocco dello scrittore
“La malattia non era arrivata di colpo: si era insinuata
dentro di me lentamente. Era come se il mio cervello, una volta infettato, si
fosse bloccato un po’ alla volta. Di fronte ai primi sintomi avevo fatto finta
di niente: mi ero detto che l’ispirazione sarebbe tornata l’indomani, o il
giorno dopo, o forse il successivo. Ma i giorni, le settimane e i mesi erano
passati e l’ispirazione non era mai tornata.”
Ho appena finito di
consumarlo voracemente. Avidamente, in poco tempo, nonostante le quasi 800 pagine.
“La verità sul caso Harry Quebert” mi ha tenuto attaccato allo schermo del
kindle, fin dalle prime pagine, ipnotizzato e ansioso di arrivare alla fine. Un
thriller avvolgente e avvincente, diverso dal solito clichè dei gialli
tradizionali. Scritto dallo svizzero Joel Dicker e pubblicato nel 2012, questo
romanzo è immediatamente diventato l’evento letterario degli ultimi anni. La
geniale vicenda si apre nell’estate del 1975. Nella piccola città del New
Hampshire di nome Aurora, scompare misteriosamente una giovane ragazza di 15
anni. Nonostante le ricerche della polizia Nola Kellergan svanisce nel nulla.
Nella primavera del 2008 un giovane scrittore di successo incappa in uno dei
rischi del proprio mestiere. Una ossessiva crisi da “pagina bianca”. Si trasferisce,
in cerca di nuove ispirazioni, per qualche tempo nella piccola cittadina di
Aurora, dove vive il suo amico e vecchio professore del’università, Harry
Quebert, uno degli scrittori più stimati degli Stati Uniti. Il cadavere di Nola
viene ritrovato nella villa dello scrittore. Marcus Goldman, convinto
dell’innocenza del suo maestro, abbandona tutto per condurre la sua personale
ricerca della verità. Niente paura, solo un piccolo preambolo, non continuerò
col racconto. Non vi negherò assolutamente il piacere di scoprire come andrà a
finire. La vicenda ti tiene incollato, i numerosi intrecci tra i vari
personaggi sono geniali e l’ambientazione è straordinaria. La scrittura è
snella e semplice. Ti porta a continuare a leggerlo per sapere cosa succederà. Mi
è dispiaciuto averlo finito, già mi manca passare qualche tempo sul divano in
sua compagnia. Gli ingredienti per un giallo avvincente ci sono tutti. Voi che
ne dite?
venerdì 13 febbraio 2015
In Inghilterra i bambini parlano inglese fin da piccoli
Tutto nacque di
nascosto per festeggiare un compleanno. Tutto tacque per parecchio tempo. Fino
a qualche tempo fa, fino al momento in cui tutto è stato svelato. SURPRISE!!!
Inaspettato, bello e sorprendente, alcoolico, faticoso e divertente. Questi
sono solo alcuni degli aggettivi che userei per descrivere questo ultimo
weekend. Queste sono le parole da usare per raccontarvi di un regalo
fantastico, organizzato alle mie spalle da un gruppo di amici malefici. Eh eh eh eh!!! Weekend a
Londra all inclusive (tranne la birra, quella te la paghi). Partenza venerdì
mattina direzione Londra. La city ci accoglie come sempre, brulicante di gente,
laboriosa e stordente. Le operazioni di check-in sono veloci e sbrigative. Abbiamo
sete e la gola chiede sollievo. Corriamo al primo al pub frettolosamente. Al
grido di “beer like a rain” (birra
come se piovesse). Inizia cosi la nostra tre giorni nella capitale inglese. E
poi? …. Difficile ricordarsi tutto. Proviamoci… Ricordo che sicuramente siamo
andati a bere della birra in qualche pub. Una passeggiata lungo il Tamigi, “bitch of ice” (bagassa di iazza). Un pub,
una partita di rugby e qualche pinta (si fa per dire). Uno che girava con una
bottiglia di Sassicaia da 950 pounds e
una 24 ore. Poi credo un altro pub e altre pinte. Quattro salti in un club e
altre pinte. Rientro sul fake taxi. Il doloroso risveglio e la colazione dei
campioni. A green park si cambia, a Piccadilly c’è un pub. Pinte e cotenna di
maiale. Un bastone da selfie. Cazzo ci stiamo tutti pisciandoooo!!! The Den, brutti ceffi, brutti
gesti e tre pappine prese. “We are
Millwall”. E ancora pub. E ancora pinte, tante pinte, molte pinte, troppe
pinte. Pale ale, porter, lager, stout. Le assaggiamo tutte. Cosa intendi per
tutte? Quando dico tutte, vuol dire tutteeeeeee. “Out of head” (fora di gabbu). Dai ora ceniamo? Sorry, la cucina è
chiusa!!! “and now are your’s dicks!!!” (e
abà sò cazzi doi!!!). Allora andiamo
a ballare? Ma si. Ricordo un buttafuori bastardo. “I’m talking with you”!!! (soggu fabiddendi con te). Ricordo i gin
& tonics. E ricordo che non mi ricordo più un cazzo. Tre ore di buco.
Risveglio con Efferalgan. Piccadilly, m&m’s, covent garden. Tottenham pub. Si
riprende con le pinte!!! Che strano!!! Ricordo la cena asiatica. Il ramen. E tanto
per cambiare birra. Tiger beer. L’ultima pinta da solo e il casino col taxi
alle quattro del mattino….. “Bend the
irons”. Pigia li ferri, si torna a casa!!! ….. Ricordo un gruppo di amici fantastici. THANKS A MILLION!!!
lunedì 2 febbraio 2015
Tell him more, tell him more. But you don't gotta brag.
Impiccababbu 62 Pink Ladies 54.
Partiamo da qui. Partiamo del risultato finale, per parlare di una partita che,
sulla carta doveva essere poco più di una passeggiata, e invece ci ha creato
qualche problema di troppo. La sesta di campionato infatti ci metteva di fronte
a una compagine composta da quasi tutte donne (tranne due omaccioni) e per
giunta ultima in classifica. Per cui noi, dall’alto del primo posto nel girone,
attendevamo questo match per provare schemi e soluzioni, gestire palla e magari
dare qualche minuto a chi poteva aver giocato di meno. Ma il basket è strano,
se si affrontano questo genere di partite con sufficienza e leziosità, con
scarsa voglie e brutte idee si rischia di perdere. E anche se la partita è
stata quasi sempre sotto controllo, in qualche situazione nei nostri visi non
traspariva più tutta quella sicurezza della vigilia. Fin dalla palla a due,
persa, e dalle prime azioni, quello che pensavo potesse succedere inizia a
intravedersi. Gli avversari giocano con ritmo e sprint, noi sembriamo stanchi e
annoiati. Energia e voglia di fare contro fiacchezza e deconcentrazione, questo
sarà il leitmotiv per gran parte della partita. Dopo i primi dieci minuti siamo
pari. 17 a 17. All’intervallo addirittura sotto di 1. 30 a 29. Solo un po’ di
concentrazione, basta poco. cazzo!!!! Qualcosa si inizia a intravedere nel terzo
quarto. Decidiamo che giocarci il campionato in maniera così stupida non può
accadere, per cui riusciamo finalmente a stringere la difesa e a far circolare
la palla in maniera da arrivare a buoni tiri. Siamo ancora svogliati ma alla
fine del terzo periodo siamo avanti 46 a 40. Porca puttana che fatica!!! L’ultimo
quarto lo giochiamo vivacchiando, senza infamia ne lode. Il risultato finale lo
sapete, chiudiamo a +8. Cosa mi è piaciuto? Quasi niente. Queste partite vanno
così. E’ difficile giocare contro delle ragazze altre un metro e cinquanta, è
difficile impegnarsi a fondo, è difficile anche commettere un fallo per paura
di fargli male. Grazie al cielo gli stimoli nelle partite che contano riusciamo
a trovarli. Giovedì ci giochiamo il campionato. Giovedì non faremo sconti.
Giovedì si sentirà l’odore del sangue, quello che a noi piace. Un applauso
convinto alle Pink Ladies, e a noi dico sveglia!!!!! Forza IMPICCABABBU.
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