di Vladimir Majakovskjj, 1916
Il fumo del tabacco ha roso l’aria.
La stanza
è un capitolo dell’inferno di Kruchenych.
Ricordi?
Accanto a questa finestra
Per la prima volta
Accarezzai freneticamente le tue
mani.
Oggi, ecco, sei seduta,
il cuore rivestito di ferro.
Ancora un giorno,
e mi scaccerai,
forse maledicendomi.
Nella buia anticamera, la mano, rotta
dal tremito,
a lungo non saprà infilarsi nella
manica.
Poi uscirò di corsa,
e lancerò il mio corpo per la strada.
Fuggito da tutti,
folle diventerò,
consunto dalla disperazione.
Ma non è necessario tutto questo;
cara,
dolce,
diciamoci adesso addio.
Il
mio amore,
peso così schiacciante ancora,
ti grava sopra
lo stesso,
dovunque tu fugga.
Lasciami sfogare in un ultimo grido
l’amarezza degli offesi lamenti.
Se lo sfiancano di lavoro, un bue,
se ne va
ad adagiarsi sulle fredde acque.
Ma, al di fuori del tuo amore,
per me
non c’è mare,
e del tuo amore neanche col pianto
puoi imetrare tregua.
Se l’elefante sfinito cerca pace,
si stende regalmente sulla sabbia
arroventata.
Ma al di fuori del tuo amore,
per me
non c’è sole,
e io non so neppure dove sei e con
chi.
Se cos’ tu avessi ridotto un poeta,
lui
avrebbe lasciato la sua amata per la
gloria e il denaro
ma per me
non un solo
suono è di festa
oltre a quello del tuo amato nome.
Non mi butterò nella tromba delle
scale,
non ingoierò veleno,
non saprò premere il grilletto contro
la tempia.
Su di me,
al di fuori del tuo sguardo,
non ha potere la lama di nessun
coltello.
Domani dimenticherai
Che ti ho incoronato,
che l’anima in fiore ho incenerito
con l’amore,
e lo scatenato carnevale dei giorni
irrequieti
scompiglierà le pagine dei miei
libri….
Potranno mai le foglie secche delle
mie parole
Trattenerti un momento
Per aspirare avidamente?
Ma lascia almeno
Ch’io lastrichi con un ultima
tenerezza
Il tuo passo che s’allontana.
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