Un'altra è andata.
Ora ne mancano solo tre. Questo lungo e logorante campionato sta per finire e
si vede. La quartultima partita degli Impiccababbu non verrà certo ricordata
come una delle migliori disputate nel 2014. Gli avversari di turno erano il
team Sassari, battuti all’andata di cinquanta punti. Una partita senza stimoli,
da usare come allenamento per le ultime tre molto più impegnative. Ma a volte
il diavolo fa le pentole e non i coperchi!!! La tranquilla passeggiata si è
trasformata in partita vera tutto d’un tratto. Complici il numero ridotto di
Impiccababbu pronti a giocare, la nostra scarsa forma fisica, avversari tenaci
e, diciamolo pure, scandalosi imbrogli perpetrati al tavolo dai loro
refertisti. La palla a due si è alzata regolarmente alle 21 e 15, da subito
abbiamo controllato gli avversari, siamo stati in vantaggio dal primo
all’ultimo minuto. Il primo quarto è andato bene. Niente da dire il punteggio
parla chiaro 22 a 5. Nel secondo quarto è iniziato il vergognoso show del
tavolo. Noi continuavamo a segnare ma il punteggio non cresceva, gli avversari
mettevano qualche canestro in più rispetto al primo periodo, questo è vero, ma
porca troia stavano rubando. Risultato all’intervallo 30 a 22. Vabbè!!! Nella
ripresa le cose non cambiano, noi controlliamo e segnamo con regolarità, loro
stentano. Il punteggio è bugiardo ancora una volta. 45 a 35 , siamo a più 10,
ma c’è puzza di bruciato. L’ultimo periodo si apre con qualche nostra
conclusione troppo forzata e qualche maglia difensiva troppo larga. Loro si
avvicinano, noi li teniamo sempre a distanza di sicurezza. Iniziano a crederci
e ci credono anche al tavolo. Il tempo inizia a dilatarsi incredibilmente.
L’ultimo quarto al posto dei canonici 10 minuti dura quasi il doppio. E dai non
ne avete abbastanza tanto non ce la fate!!! Dopo tanto la partita finalmente
finisce. team Sassari 55 Impiccababbu 63 (Capone 167)… Clap, clap, clap!!! Questa volta niente complimenti per gli avversari, solo buuuuuuuuu e
vaffanculo. Ora avete un nemico in più. Forza IMPICCABABBU.
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
mercoledì 28 maggio 2014
mercoledì 21 maggio 2014
Quando saprai che sono morto
di Ernesto “Che” Guevara
Quando saprai che sono morto
non pronunciare il mio nome
perché si fermerebbe
la morte e il riposo.
Quando saprai che sono morto di
Sillabe strane.
Pronuncia fiore, ape,
lagrima, pane, tempesta.
Non lasciare che le tue labbra
trovino le mie dieci lettere.
Ho sonno. Ho amato, ho
raggiunto il silenzio.
martedì 20 maggio 2014
Gita nel Meilogu
Per la quint’ultima di
campionato gli Impiccababbu erano chiamati a una facile trasferta in quel di Thiesi.
Gli avversari di turno, i Tigers, non navigavano certo nella parte nobile della
classifica. Il loro campionato pescava nel torbido della bassa classifica. Ecco
per cui la trasferta nel Meilogu si è dimostrata poco più di una gita fuori
porta. Il programma era questo: partenza ore 20 (già in mega ritardo), solite telefonate…
Dove siete? Ajò cazz!!! Minchia siamo già in ritardo!!! Arrivo al palazzetto di
Thiesi. Le differenze tra le due squadre si notano già dal riscaldamento pre-gara.
I giovanissimi Tigers sono organizzati e scattanti, eseguono ciò che gli dice
il coach, organizzando le classiche due file in maniera impeccabile. Noi dal
canto nostro, vecchi e appesantiti, tiriamo a canestro giusto per muoverci un po’.
Sappiamo bene di essere più forti e lo si vede già dal primo quarto, dove nonostante
una certa sufficienza controlliamo la partita. Chiudiamo avanti di 6. 20 a 14.
Il secondo quarto lo giochiamo ancora male, siamo distratti e leziosi, le
differenze tra le squadre sono tante. E nonostante loro corrano come dannati e
noi passeggiamo, all’intervallo siamo ancora avanti. 35 a 26. La ripresa è
blanda e noiosetta. Loro ci credono e continuano a correre, a noi basta accelerare
un paio di azioni per rimandarli sempre indietro. Vinciamo anche il terzo
periodo. 53 a 39, prima degli ultimi dieci minuti. Nel quarto finale abbiamo
una marcia in più, o forse abbiamo solo voglia di chiudere una partita poco
importante e tornare a casa. Segnamo alla grande e strigiamo la difesa (si fa
per dire) comunque loro fanno un solo canestro. Risultato finale Thiesi Tigers 41 Impiccababbu 70. Bella gente,
bei colori, bello tutto e fin troppo facile. Ora, se vogliamo dare una senso
alla stagione, dobbiamo finire col botto e giocarci le ultime quattro senza virtuosismi
e sufficienza. Le dobbiamo vincere tutte. Forza IMPICCABABBU.
mercoledì 14 maggio 2014
Quel mazzo(lin) di fiori ....
Finalmente si gioca.
Dopo più di un mese riparte il campionato Open della UISP. Sest’ultima di
campionato. Gli Impiccababbui, dopo questa lunga sosta passata a gozzovigliare
e non certo ad allenarsi, sono chiamati a un impresa non facile. Gli avversari
sono i primi in classifica, hanno una sola sconfitta e oltre a essere molto più
giovani sono anche alleatissimi, e tanto per cambiare c’è ruggine residua dalla
partita di andata. Noi come sempre siamo incerottati e in formazione rimaneggiata,
ma se abbiamo un nemico diamo sempre il meglio. Per cui, scendiamo in campo
concentrati e determinati, e vediamo un pò che succede. Il primo quarto è molto
combattuto. Loro vogliono a tutti i costi imporsi già dal primo quarto, a tre
minuti dalla palla a due iniziano già con la zone press . Che c......i, sembra
si stiano giocando il titolo NBA. Teniamo duro e finiamo il quarto sotto di 6.
16 a 10. Anche nel secondo quarto i taba cercano di imporre il loro gioco,
seguendo perfettamente le indicazioni del loro coach Giancarlo Mazzoreni (uso
il solito nome di fantasia). La nostra difesa tiene e sui ribaltamenti arrivano
buone conclusioni. Ci siamo. Alla fine
del quarto 29 a 25 per loro. Nella ripresa entriamo in campo un po’ distratti,
loro schierano il miglior quintetto possibile e iniziano a snocciolare schemi
uno dietro l’altro 11, 22, 33, 5, transizione, libero ecc… ecc.. Ma andate a
cagare, siamo nel campionato UISP!!! Prendiamo qualche canestro di troppo prima
di riorganizzarci. Le distanze si allungano così come il punteggio tra di noi.
Fine terzo quarto 51 a 30 per loro. Disastro!!! Negli ultimi dieci minuti di
partita ci giochiamo il tutto per tutto. Pur visibilmente affaticati,
rientriamo in campo determinati. Corriamo. Sudiamo. Ci avviciniamo. Loro però
sono un’ottima squadra e ci rimandano indietro. La perdiamo solo di undici
punti. Impiccababbu 52 taba basket 63. Niente male,
alla vigilia si pensava di prenderne 40. Senza allenamento, con molte assenze,
molti su un piede solo, abbiamo giocato un ottima partita. Le aspettative per
il futuro sono rosee. Peccato solo che, in un campionato amatoriale come questo,
esistano squadre che credono di giocare in serie A. Se vi sentite tanto forti
potete proprio andare in A-ffanculo. Noi siamo fieri di essere fatti così, voi?
Forza IMPICCABABBU.
mercoledì 7 maggio 2014
Per la maglia e boh....
Il rosso, il blu e il
verde sono gli unici tre colori primari. Tre colori dello spettro
elettromagnetico percepibile dell’occhio umano. Mischiati tra loro possono dare
una miriade di altri colori, ma se affiancate il rosso al blu e li mettete su
uno sfondo verde creerete “magia”. Un’affinità elettiva, un qualcosa che deve
esistere e senza la quale il mondo sarebbe diverso. Un qualcosa che ho amato, e
mi ha stregato, fin dal primo momento in cui l’ho vista. Indossavo quella maglia
e in un attimo il cortile in cui giocavo da bambino diventava l’Acquedotto.
Partivo da metà campo palla al piede, dribblavo tutti e goal!!! Non succedeva
quasi mai, ma quando accadeva…… La maglia della Torres, poesia, romanticismo,
passione, sacralità. Quei colori sono l’unica forma di amore eterno. Sono
tifoso e lo resterò per tutta la vita. Potrò cambiare moglie, amante, partito
politico e perfino religione, ma mai la squadra del cuore. Il rossoblu su un
prato verde è una fede. Alcuni credono che il calcio sia questione di vita o
morte, non concordo con questa affermazione, posso assicurarvi che è una
questione molto, ma molto più seria. Sono incazzato nero. L’ignobile spettacolo
che domenica pomeriggio i giocatori della Torres hanno offerto all’Acquedotto,
me le ha fatte girare parecchio. Come è possibile non amare quei colori e
scendere a patti con avversari disonesti. Come è possibile fare un biscotto e
concordare un pareggino accomodante per entrambi. Mi sono proprio fracassato il
cazzo di giocatori mercenari, di giocatori che non rispettano la maglia che
indossano, di giocatori che non rispettano i tifosi. Ogni maledetta domenica, indipendentemente
dal tempo, dagli impegni e dall’umore di merda, passati in curva a soffrire e
urlare, col solo scopo di aiutarli a metterla dentro. Questo è il
riconoscimento? E come se niente fosse sono pure venuti sotto la curva a
prendersi un applauso. Vaffanculo!!! Giocatori di merda!!! Basta divinizzarli,
di chiunque si tratti, sono solo stipendiati… Dov’è finita la poesia, la
folgorazione e l’ineluttabilità di un goal fatto per la vittoria? Tra due
domeniche sarà di nuovo partita vera, conterà nuovamente il risultato, conterà
metterla dentro, conterà il sudore dentro quella maglia. Vorrei proprio vederli
giocare 90 minuti senza la spinta dei nostri cori. Canterò, perderò ancora una
volta la voce, ma non per i giocatori. Lo farò per Sassari, per la Torres, per
quei colori, e soprattutto……. per la maglia e boh, per la maglia e boh, per la
maglia e boh, per la maglia canterò……..
martedì 6 maggio 2014
Dos gardenias
Dos gardenias para ti.
Con ellas quiero decir: Te quiero, te adoro, mi vida, Ponle toda mi atenciòn.
Porque son (que sera) tu corazòn y el mio. Dos gardenias para ti. Que tendràn
todo el calor de un beso. De esos besos que te di y que jamàs encontraràs . En
el calor de otro querer. A tu lodo vivràn y se hablaràn como cuando estàs
conmigo, y hasta creeràs que te diràn: Te quiero. Pero si un atardeces. La
gardenia de mi amor se mueren. Es porque han adivinado que tu amor me ha
traicionado, porque existe otro querer. Dos gardenia para ti. Con ellas quiero
decir: Te quiero, te adoro, mi vida, Ponle toda mi atenciòn. Porque son (que
sera) tu corazòn y el mio. Dos gardenias para ti. Que tendràn todo el calor de
un beso. De esos besos que te di y que jamàs encontraràs . En el calor de otro
querer. A tu lodo vivràn y se hablaràn como cuando estàs conmigo y hasta
creeràs que te diràn: Te quiero. Pero si un atardeces. La gardenia de mi amor
se mueren. Es porque han adivinado que tu amor me ha traicionado, porque existe
otro querer. Es porque han adivinado que tu amor me ha traicionado, porque
existe otro querer.
lunedì 5 maggio 2014
Do i see sheets of plastic in your future?
Ricordo perfettamente
l’11 settembre 2007. Ricordo che, nei giorni precedenti lo spot pubblicitario
mi aveva incuriosito parecchio. Ricordo di essermi messo sul divano (e dove
altrimenti?) e poi la sigla, una sequenza video dove ogni singolo gesto
quotidiano diventava grottesco. Ho assistito con interesse alla prima puntata di “Dexter”.
Poi alla seconda. Dopo una settimana alla terza e così via, fino a ieri sera
fino all’ultima. Fino all’epilogo. Iniziò così la contagiosa schiavitù da
questa serie televisiva, diversa dalle altre. Dove tutto ruota attorno a un
personaggio in eterno contrasto tra bene e male. Un serial killer con i tratti
dell’eroe, attratto da una superficialmente innocua e viscerale dipendenza per
il sangue. Un serial killer buono, che per incanalare i suoi impulsi violenti,
fa fuori (squartandoli) solo chi se lo merita, ovvero i criminali sfuggiti alla
giustizia. Tutto grazie a un codice comportamentale creato a d.o.c. per non
essere scoperto. Il sangue protagonista di una serie tv!!! Com’è possibile
tifare per un assassino? Boh!!! Un grande sceneggiatura, unita a ottima
recitazione, a una serie di personaggi diversi dal solito, a una fotografia
allucinante e a una geniale sigla da urlo (creata da Rorfe Kent) ti attraggono
inesorabilmente, portandoti alla dipendenza. Non importa se quel giorno
trasmettono la champions league, o un film che ha vinto dieci oscar, se devi
uscire con una trifola o andare a una cena con amici, se trasmettono “Dexter”,
tutto può aspettare o essere registrato. Questa serie nata e ispirata al
romanzo di Jeff Lindsay “La mano sinistra di dio”, dopo la prima esaltante
stagione, ha continuato a vivere di vita propria, senza vacillare e rimanendo
originalissima fino all’ottava perla, quella conclusiva. Di questa serie si può
dire veramente tanto, credetemi, ma non vi racconterò assolutamente niente.
Rischierei di rovinarvi tutto, di rovinare l’atmosfera e la meraviglia nel
vedere l’oscurità in modo diverso. “Dexter” va visto, senza alcun dubbio. Per
qualche assurdo motivo potrà anche non piacere, ma ne dubito. Tutti abbiamo un
lato cupo, un anima triste e malinconica, ecco perché anche il più piccolo
messaggio, il più insignificante concetto e la più piccola delle conclusioni
finali fanno riflettere. Ronzano nella testa per qualche tempo. Un serial
killer di serial killer. Che figata!!!
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