David Robert Jones
nasce a Brixton (south London) l’8 gennaio del 1947. All’età di undici anni
inizia a frequentare la Bromley Technical High School, dove durante una lite
per difendere una ragazza si becca un bel cazzotto su un occhio, da quel
momento la sua pupilla rimarrà per sempre dilatata. Donandogli l’unicità e il
fascino di due occhi di diverso colore. I primi approcci con la musica
avvengono, prima tra le quattro mura domestiche, ascoltando la collezione di
vinili del padre, e successivamente nei jazz club londinesi. Fonda il suo primo
gruppo “The Konrads”nel 1962. Una band poco nota, come le altre che seguiranno,
dove ancora è impossibile presagire quello che sarebbe diventato in futuro. La
strada del successo è ancora lontana. Nel frattempo inizia a frequentare i
corsi di recitazione del mimo britannico Lindsey Kemp, dove vien fuori la straordinaria capacità di usare la sua persona come componente emotiva. Inizia
a chiamarsi David Bowie in onore del dell’eroe di Alamo Jim Bowie e del suo
celebre coltello “bowie”. Parte così, nel 1964, la carriera da solista.
Nonostante ottime idee, brani veloci e grintosi il successo stenta ad arrivare.
Gli ci vogliono ben 5 anni per piazzare la sua prima hit. In occasione dello
sbarco sulla luna, nel 1969, la BBC decide di registrare una versione della sua
“Space Oddity” e usarla come leitmotiv dell’evento. Anche se in ritardo il
mondo si accorge di lui. E qui inizia il bello. Ricrea se stesso elevando la
sua visione artistica, portando alla luce il suo alter ego “Ziggy Stardust”. Un
cazzo di personaggio cosmico e camaleontico. Al di sopra di tutto. Un
personaggio talmente ingombrante che Bowie stesso ammette che la sua stessa
personalità ne risentì, iniziando a dubitare della propria sanità mentale.
Dubito che fosse colpa di Ziggy, il problema è che in quel periodo il buon
David si faceva di cocaina dalla mattina alla sera. Eh eh eh!!! Ecco perché
durante un concerto ne annuncia la prematura scomparsa. Nel successivo periodo
musicale il “Duca Bianco” si trasferisce negli stati uniti, dove sposa il soul,
il funk e il plastic soul, ma soprattutto ancora tanta, ma tanta, ma tanta
neve!!! Così nel 1976, con l’idea di ripulirsi, insieme all’amico Iggy Pop, si
trasferisce a Berlino. Ora io non voglio insinuare niente, ma Berlino in quegli
anni era la capitale europea dell’eroina. David ma a chi vuoi darla a bere?
Comunque in quella città desolante, povera e fredda, evidentemente c’era roba
buona. Il periodo berlinese non ha rivali, la produzione musicale è
sorprendente. Gli album, che prendono il nome di “trilogia berlinese”, sono
senza ombra di dubbio i migliori di sempre. Carichi di disperazione, vitalità e
pericolosa decadenza edonistica. Nei terribili anni 80’ abbiamo un Bowie meno
creativo e più commerciale. Si dice che abbia smesso di farsi, oppure ha
bisogno di soldi per farsi ancora. Boh!!! Comunque passano. Fino alla scoperta
dell’elettronica degli anni 90’ caratterizzata da grandi vendite e da qualche
bella canzone. Convincente ma non travolgente. Niente di più. Dal 2004 più
niente, ormai si pensava al ritiro. Invece nel marzo 2013 spunta fuori un album
che ha fatto tremare l’industria musicale. Bowie è tornato. Originale, unico,
teatrale, drammatico, variopinto, affascinante, imprevedibile e ispiratore.
Questo e molto altro è David Bowie, uno dei miei cantanti preferiti.
Discografia in studio
· 1967 – David Bowie
·
1969
– Space Oddity
· 1970
– The man who sold the World
· 1971
– Hunky Dory
· 1972
– The rise and fall of Ziggy Stardust and the spiders from Mars
· 1973
– Aladdin Sane
· 1973
– Pin ups
· 1974
– Diamond dogs
· 1975
– Young Americans
· 1976
– Station to station
· 1977
– Low
· 1977
– Heroes
· 1979
– Lodger
· 1980
– Scary monsters (and super creeps)
· 1983
– Let’s dance
· 1984
– Tonight
· 1986
– Labyrinth
· 1987
– Never let me down
· 1993
– Back the white noise
· 1993
– The Buddha of Suburbia
· 1995
– 1 outside
· 1997
– Earthing
· 1999
– Hours….
· 2002
– Heathen
· 2003
– Reality
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