“Vaga verso le stelle lontane…. Il suo vessillo è un teschio
bianco in campo nero…. Vive la sua vita in uno spazio senza confini e senza
domani…. In armonia con le leggi dell’universo …. LIBERO”
Era il 9 aprile 1979
quando queste parole echeggiarono per la prima volta nei televisori delle
famiglie italiane. Dovevo ancora compiere 5 anni quando “Capitan Harlock” entrò
nella mia vita, lasciando discretamente il segno. Nato dalla matita del
giapponese Leiji Matsumoto, Harlock è forse uno dei personaggi più carismatici
mai creati per un anime, cupo, con il suo mantello svolazzante, la benda
sull’occhio, la cicatrice sulla guancia e quel affascinante teschio bianco non
poteva che diventare l’eroe di un piccolo bambino che si affacciava al mondo.
E’ un personaggio gotico, romantico, leale, giusto, rispettoso dei nemici e
senza pietà per coloro che tramano e ingannano, un idealista triste e
malinconico. Era fantastico scrutare l’universo, accompagnato dallo struggente
suono dell’ocarina di Mayu, quanti pomeriggi passati insieme alla piccola
ciurma, quanti viaggi e quante esplorazioni
affrontate nello spazio infinito a bordo di Arkadia mentre l’arpa di Met
(Meeme) suonava. Che emozioni, che avventure…“fammi rubare capitano
un’avventura dove io son l’eroe che combatte accanto a te, fammi volare capitan
senza una metà tra i pianeti sconosciuti per rubare a chi ha di più” Beh la
sigla non aveva poi cosi torto. La nostalgia accende il cuore, è piacevole
ricordare le cose andate e le piccole gioie infantili, la mente vola ancora una
volta nel 2976, ancora una volta mi imbarco su Arkadia insieme al suo anarchico
capitano, libero e pronto a esplorare il mondo senza paura dell’ignoto.
Il capitano è solo BAFFO DELFAVERO
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