Marinedda. Tramonti.
Birrette. Musica. Creatività. Sea food. Bye bye insonnia. Le solite amiche rompi
del mare. Il “Mistral”. Gin&tonic. Relax ….. e ovviamente mare. Luogo di mare,
cibo di mare. Pesci, crostacei, molluschi e bottarga (ho una dipendenza).
Spaghettate, zuppette, fregole e fritture. Nuove ricette e vecchi classici della
cucina basta che sia mare. Una liturgia vecchia e consolidata: prendere il
motorino, andare in pescheria con un’idea ben precisa, salutare Antonella o il
marito, dare uno sguardo al banco del pesce e alla vasca, cambiare idea,
ritornare a casa, spadellare. Ahahahahah!!! Vediamo un po’ cosa è successo
questa estate, così come ricordo, senza dosi, senza tempi (all’Isola Rossa ci
si toglie l’orologio), senza fretta, con una bottiglia di vermentino fresco a
portata di mano e Luca Carboni (questa estate mi ha preso cosi) che suona su
spotify. “….. mare, mare, mare, sai che
ognuno c’ha il suo sogno dentro al cuore si, e che ogni tanto gli fa sentire l’onda,
mare, mare, mare, ma sai che ognuno c’ha i suoi sogni da inseguire si, per
stare a galla e non affondare, no, no, yeah, yeah …..” Intanto che la
musica va, cuocete i fagioli borlotti freschi, appena comprati al mercatino del
giovedì in paese. Lasciateli indietro di cottura, non troppo. Scolateli e
tenete l’acqua da parte. Fate aprire le cozze, tenete l’acquetta rilasciata,
sgusciatele, tenendone qualcuna da parte per guarnire il piatto. Lavate i
pomodori, spellateli e dopo aver eliminato i semi tagliateli a cazzo di cane. Dentro
una bella casseruola fate soffriggere aglio, peperoncino e un paio di pomodori
secchi ben tritati. Aggiungete i pomodori. Dopo un minutino mettete dentro la
casseruola i fagioli. Subito dopo inserite l’acqua dei fagioli e quella delle
cozze, ovviamente filtrandole. Regolatevi voi sulla quantità. Fate cuocere per
circa cinque minuti a fiamma moderata. Aggiungete le cozze e continuate per
altri due minuti. Io l’ho tenuta abbastanza liquida, voi fate come vi pare. Servite
la zuppetta tiepida con crostini di pane, un filo d’olio crudo, una manciata di
pepe e una spolverata di prezzemolo tritato grossolanamente. Finite la
bottiglia di vermentino e “….. ho già
sonno da morire. vabbè cameriere un altro caffè, per piacere. alè tengo il
ritmo ballo con me. mare , mare , mare, cosa son venuto a fere se non ci sei
tu. no, non voglio restarci più, no, no, no.. mare, mare, mare, ma cosa son
venuto a fare se non ci sei tu. no, non voglio restarci più, no, no. mare,
mare, mare, avevo voglia di abbracciare tutte quante voi, ragazze belle del
mare. mare, mare, mare, poi lo so, che torno sempre a naufragare qui …..”
- Sassari, la Torres, svegliarsi all’IsolaRrossa, fare colazione al bar, il tramonto di Marinedda, la festa della birra trinitaiese, il "Che", il Genoa, la partitella di basket, l’alcool, gli amici, le tette enormi, la libertà, la birra, la fotografia, la musica, dipingere, correre, la gnocca, viaggiare, le sbornie, la pornografia, Diego Armando Maradona, i Led Zeppelin, lo stomaco attorcigliato e il cuore che batte per qualcuna (stronza), fottersene, George Best, vivere una crisi, i CCCP, mandare tutti a fare in culo, giocare a subbuteo, leggere, odiare, i p*mpini, il cibo, Dublino, il mare, le amiche del mare, lE d****e, il calcio, le donne, Fabrizio De Andrè, fare un giro con la vespa, l’amore, il venerdì sera, il cecio del giorno dopo, i libri, i Pink Floyd, gli assilli, le occhiaie sul viso, il comunismo, essere di sinistra, le scimmie, gli Afterhours, alcuni films, la lista delle persone che mi stanno sul cazzo, la pasta al forno di nonna, Janis Joplin, le scritte sui muri, il culo di una ragazza che ho visto l’altro giorno per strada, i campari soda, la musica sassarese, ascoltare un vinile, mincionare, la figa, una bella scopata, gli spaghetti n°5 Barilla aglio olio e peperoncino, le cazzate dette al bancone dei bar, il panino gorgonzola e mortadella a metà mattina, la colazione dei campioni, raccontare storie, i panini di Renato, la sculacciata a pecorina, il poker, festeggiare almeno un mondiale, impennare, andare in libreria, i tatuaggi, pisciare in mezzo alla natura, i vecchi oggetti, stare da solo, i polizieschi italiani anni '70, cucinare per gli amici, farsi un giro in bicicletta, la liquirizia, il signor G. Mina, giocare a carte, Andy Capp, i calamari fritti, la mattonella di melanzane della L, Capitan Harlock, Enrico Berlinguer, qualche serie tv, essere un Impiccababbu, l'nduja. il Duca Bianco, Charles Baudelaire, coltivare qualcosa, Snoopy, bestemmiare, i Joy Division, il gin tonic, Heminguay, il Picoolo Bar, i films con gli squali, Tina Modotti, i pistacchi, le botte al Fight Club, Charles Bukowski, la poesia, la pennicchella ………. To be continued
domenica 13 settembre 2020
..... e ovviamente mare (mare)
venerdì 11 settembre 2020
..... e ovviamente libri
Marinedda. Tramonti.
Birrette. Gin&Tonic. Relax. Musica. Sea Food. Creatività. Niente insonnia.
Qualche amica. Il “Mistral” ….. e ovviamente Libri. Questo è il fantastico mix
di quarantacinque giorni di schifo (solo una persona può capire). Ahahahahahah!!!
Dicevo ….. e ovviamente Libri. Il mio “Buen ritiro”, come sempre d’altronde, è
stato proficuo. Leggere. Un mezzo per rilassarmi, evadere, e crescere. Un modo per
conoscere, allargare la mente e imparare. Perché dietro ogni pagina, ogni
lettera, ogni parola è nascosto un insegnamento ….. “Le parole del pastore erano come spiedi appuntiti. Per lui non erano
solo parole, erano strumenti, attrezzi, chiodi per costruire i gradini che
conducevano alle porte del paradiso, ma anche mannaie che facevano sudare
freddo i peccatori. Avevo visto con i miei occhi gli ubriaconi gettarsi fuori
dai banchi della chiesa in preda all’angoscia e correre a vomitare sulla neve.
L’impeto della sua oratoria era tale da riuscire a spaccare in due la pietra
più dura, e far scoppiare in lacrime le anime più burbere e inselvatichite” …..
Siamo nel 1852, un piccolo paese del nord della Svezia viene sconvolto da una
serie di omicidi. Un pastore, appassionato di botanica e flora locale, userà il
suo acume deduttivo per esaminare le scene del crimine e scovare prove. Aiutato
dal fedele discepolo Jussi sconfesserà le autorità locali (secondo cui la prima
morte sarebbe stata causata da un orso) al fine di smascherare i veri
colpevoli. Questa a grandi linee è la trama di uno dei libri letti estate. Un
avvincente giallo letterario ben congegnato e ben scritto da Mikael Niemi. Una
lettura assolutamente piacevole dove una suggestiva ambientazione ospita
numerosi colpi di scena, movimenti religiosi e personaggi intriganti (sia buoni
che cattivi). Una vicenda fatta di affetti, severità, giustizia e bontà divina.
Devo dire davvero niente male per aver scelto questo libro solo per il titolo.
Aaaaahhh dimenticavo: “Come cucinare un
orso”
lunedì 7 settembre 2020
Errata corrige
Questa estate immerso nella silenziosa notte di Paduledda, rileggevo qua e la alcuni post pubblicati su blog. Un piccolo viaggio a ritroso tra i ricordi, rivivendo i momenti, gli attimi e le sensazioni che mi spinsero a scrivere. Non lessi tutti i post, molti non sono degni di riflessioni, seppur scritti con dedizione e impegno non hanno una grande rilevanza sentimentale. In quella particolare notte estiva mi soffermai con piacere su quelli scritti in particolari situazioni, sui post terapeutici, quelli usati spesso come sfogo, quelli che volenti o dolenti celavano tra le righe un particolare stato d’animo, una sofferenza, un disagio. Quelli scritti a notte fonda, agitati e ansiogeni. Quelli tormentati e illuminanti. Lessi molto, imbattendomi anche nel post dal titolo “Confessione”. Quelle particolari righe avrebbero dovuto parlare di me stesso, di un disagio e di una sensazione diffusa che mi porto dietro da tempo. Eppure rileggendole non davano questa sensazione. Belle parole e belle frasi che non trasmettevano quello che avrei voluto raccontare. Non mi ci ritrovavo per niente. Ecco perché presi la decisione di rimuoverle immediatamente. E’ difficile scrivere e raccontare in maniera diretta, è complicato trasmettere determinati stati d’animo, quasi impossibile esprimere la sensazione con cui faccio i conti giornalmente. E’ impensabile mettere una parola dietro l’altra per formulare un concetto cosi tanto astratto. E’ inspiegabile per me e forse incomprensibile per chi legge. Per cui oltre a cancellare quell’orribile paragrafo, decisi di continuare a sorvolare sull’argomento e sul mio stato d’animo in maniera così diretta. Io e il mio Demone, fedele compagno di viaggio, rimarremo nascosti tra le righe serrate dei post. Continueremo, come abbiamo fatto fin ora a infilarci subdolamente tra le parole e le tortuosità di alcune frasi. Silenziosamente inserirò questa sensazione solo dove merita e solo dove alcuni potranno capirlo. Qualcuno ci arriverà, qualcun altro potrà ritrovarsi tra le righe, qualcuno ne avrà il sentore. Meglio cosi. A presto…