“Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo
a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio perché
non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi
di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò
che effettivamente faccio mi appare l’essenza della vita….”
Ho letto “Open”
l’autobiografia di Andrè Agassi, mi sono bastate soltanto poche righe per
capire che mi ero imbarcato in un viaggio, da cui poi sarebbe stato difficile
scendere. Le avvincenti e seducenti 493 pagine non mi sono bastate, ne vorrei
ancora, ancora e ancora. Agassi inizia il suo racconto partendo dalla giornata
della sua penultima partita. Colazione, doccia, cure per sopportare i dolori
lancinanti, su un corpo devastato, dovuti a un trentennio di battaglie.
Agitazione, terrore, panico raccontati in maniera vivissima per l’ultimo match
vinto nel sangue. Pagine incisive e sorprendenti come la vita che fin da
piccolo ha dovuto affrontare Andrè. “Papà
dice che se colpisco 2500 palle al giorno, ne colpirò 17500 alla settimana e
quasi un milione in un anno. Credo nella matematica. I numeri, dice, non
mentono. Un bambino che colpisce un milione di palle all’anno sarà imbattibile”.
Minchia cha cazzo di tortura ha dovuto sopportare!!! Un padre duro e taciturno
che pur di raggiungere lo scopo costruisce un mostro lancia palle, chiamato il
Drago. “…. Il drago assomiglia a una
qualunque macchina lancia palle, di un qualsiasi circolo sportivo americano. In
realtà, però, è una creatura vivente uscita da uno dei miei fumetti: il drago
respira, ha un cervello, una volontà, un cuore nero e una voce terrificante”.
Il libro prosegue con un interminabile tourbillon di aneddoti, situazioni e
personaggi. Da Nick Bollettieri a Barbra Streisand, dal paterno trainer Gil a
Brooke Shiels, dall’abbigliamento punk ai parrucchini, dalle gladiatorie
battaglie con Sampras all’amore per Stefanie Graff. Vorrei fare un gigantesco
copia-incolla per portarvi nell’atmosfera unica di queste pagine. Non lo
farò!!! Open è un libro sull’insoddisfazione umana e la solitudine, che neanche
soldi e fama possono colmare. è un libro sulla caduta e la rinascita, è un
libro di formazione… “vincere non cambia
niente. Adesso che ho vinto uno slam, so qualcosa che a pochissimi al mondo è
concesso sapere. Una vittoria non è cosi piacevole quant’è dolorosa una
sconfitta”. Open è un piccolo capolavoro.